SETTENTASETTE ANNI FA L’OPERAZIONE HUSKY- LUIGI IGNAZIO ADORNO L’EROE RAGAZZINO.
Luigi il 10 agosto del 1943 comandava il posto di blocco n. 458 in località Santa Venericchia.
Iscritto in Giurisprudenza a Catania, aveva ventisei anni, 22 soldati e l’ordine del Maggiore Umberto Fontamaggi di resistere ad oltranza sulle posizioni.
Intanto dal cielo calavano i parà inglesi e, ad Avola erano sbarcati i commandos britannici del 13° corpo convinti di dover fare una passeggiata in terra di Sicilia. E ne avevano ben d’onde a pensarlo.
Lo schieramento di forze era impressionante, la defezione dell’Italia, capeggiata da Badoglio, allignava già negli alti comandi, la mafia aveva svolto “egregiamente” il suo ruolo, tanti siciliani non conoscevano neanche l’esistenza e lo spirito di Stalingrado, molti ufficiali magari la pensavano come i loro predecessori borbonici e le belle “navi blu” erano impossibilitate ad appoggiare l’esercito e l’aviazione per, si disse, mancanza di nafta, mentre l’eroica “Classe Shokaku”, se non sconosciuta, poteva sembrare una parolaccia.
Potevano mai pensare che in una doppia costruzione in muratura c’era il “sottotenente ragazzino” di Noto Luigi Ignazio Adorno e il suo plotone che non intendevano lasciali passare neanche a riempirli di cioccolata e chewing gum?
Non potevano pensarlo e non lo pensarono e neanche diedero peso ai rapporti dei paracadutisti che, sebbene in forze, durante la notte, non solo erano stati respinti dal fuoco di quel “Caposaldo maledetto” con molte perdite, ma avevano anche lasciato parecchi prigionieri. E qui la narrazione lascia il posto alla storia. – Gli inglesi dopo avere scaricato sulle spiagge una notevole quantità di materiale bellico si incolonnarono lungo il viale Lido, avvicinandosi al centro abitato.
Nel punto di intersezione tra i corso Vittorio Emanuele e la via Nizza, chiamato comunemente “la porta”, c’era un fortino in cemento armato con feritoie, indicato dai comandi italiani come caposaldo del lido di Avola. Il fante Giuseppe Borbone (nato a Raddusa 1’8 marzo 1913) aprì il fuoco dall’interno del fortino, azionando una vecchia mitragliatrice Fiat e falciò alcuni soldati nemici bloccandone momentaneamente l’avanzata.
Superato l’ostacolo incapparono nella postazione di Adorno e qui, forze pari a due reggimenti, furono bloccati per ore mentre la storia diventava leggenda. Si legge infatti nelle motivazioni della medaglia d’oro concessa alla memoria: “Sottotenente Luigi Ignazio Adorno nato a Noto il 17 agosto 1917 in forza al CCCLXXIV btg. Costiero del 146º rgt. Costiero. “Comandante di un posto di blocco costiero, benché circondato per varie ore da preponderanti nuclei di paracadutisti ed attaccato dopo da colonne nemiche, fedele alla consegna di resistere sino all’ultimo, combatté strenuamente senza lasciarsi sgomentare dalle gravi perdite del plotone, infliggendone assai gravi al nemico, finché più volte colpito mortalmente, cadde al grido di “Viva l’Italia”, immolando la sua giovane vita. Sicilia, Luglio 1943″- Più che la medaglia e la retorica per Luigi parlarono i numeri.
Il cappellano del 146º Reggimento costiero, autorizzato dagli inglesi a seppellire morti, contò 105 caduti inglesi e nell’interno del caposaldo 14 corpi di italiani. Storia di uno sbarco che a 77 anni distanza sembra ancora tutto da riscrivere.
Enzo Caputo
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