Lo rivelano i Rapporti di servizio degli agenti americani Ribarich e De Angleis.
L’importante scoperta storica nasce da studi portati avanti da chi scrive, subito dopo l’inaugurazione di una Stele commemorativa in contrada Zerbetto di San Fratello in ricordo del ventinovenne Benedetto Montalto trovato morto sotto un cumulo di pietre l’11 agosto del 1943 dopo essere stato catturato dai tedeschi.
Quando il secondo gruppo, guidato dal colonnello Pantaleoni, giunge nel tratto del torrente Caprino che confina con la località Baruto e con la contrada Selleria, viene intercettato da una pattuglia tedesca. Lo scontro a fuoco che ne consegue è breve e micidiale. Un uomo resta sul terreno.
SAN FRATELLO – NEBRODI
I Servizi Segreti americani durante la campagna per la conquista della Sicilia operarono sui Nebrodi, in particolare a Cesarò e San Fratello prima e, molto probabilmente, anche sulla “Linea Tortorici” subito dopo. A rilevarlo con certezza nuovi e importanti documenti dell’OSS-Office of Strategic Services- il Servizio Segreto statunitense che operò in Sicilia nel ‘43 durante l’Operazione Husky.
Come in altre parti dell’Isola- stando alle carte- anche sui Nebrodi si avvalse della collaborazione di elementi locali che aiutarono gli agenti americani ad infiltrarsi dietro le linee Italo-Tedesche per facilitare l’avanzata alleata. L’importante scoperta storica nasce dagli approfondimenti, iniziati da chi scrive, subito dopo l’inaugurazione di una Stele commemorativa in contrada Zerbetto di San Fratello in ricordo del ventinovenne Benedetto Montalto trovato morto sotto un cumulo di pietre l’11 agosto del 1943 dopo essere stato catturato dai tedeschi il 7 dello stesso mese.
“Accusato di cospirazione” si legge come causa di morte. Una motivazione che raffrontata con le testimonianze degli anziani, il contesto storico del momento e il modus operandi del 15° reggimento della 29 ma Divisione Granatieri Corazzati Tedeschi (che non era più la stessa dell’8 settembre 1939 in Polonia, essendo stata ricostituita dopo la sua distruzione in Russia) incoraggiava all’approfondimento dell’intera vicenda. Ed è così che viene fuori, attraverso i Rapporti di servizio degli agenti americani Ribarich e De Angleis la presenza dell’OSS sui Nebrodi, in particolare sulla linea di contenimento tedesca “San Fratello”, e con esso anche il ruolo dei civili locali tra i quali c’è anche Montalto. I rapporti sono dettagliati e permettono di identificare luoghi date e collaboratori.
Di seguito un sunto. Le guide del posto- come si legge nel rapporto scritto in inglese dal tenente De Angelis- raggiungono l’unità dell’OSS guidata dal colonnello Pantaleoni a Capizzi per scortarle in territorio sanfratellano, dietro le retrovie nemiche ad Acquarossa.
Giunti presso il torrente Caprino (detto anche torrente San Fratello), il gruppo, per non dare nell’occhio, si divide in tre sotto unità: il primo, quello guidato da De Angelis, era composto da un mulo che portava parte dell’apparato radio, da Benny Treglia, da Tony Riberatore (?) e da una guida un non ben identificato Giuseppe Regalbuto; parte 45 minuti prima del secondo gruppo, composto dal colonnello Pantaleoni, affiancato dal civile sanfratellano Luigi di Franco, dal tenente Ribarich (che stilerà in seguito rapporto sull’accaduto), dal tenente Buta e da Benedetto Montalto.
In questo gruppo c’è anche l’altro mulo che porta le componenti rimanenti dell’apparato radio e una delle due guide menzionate nel rapporto De Angelis (probabilmente, la formula dubitativa è d’obbligo, certo Todaro Cirino, visto che Regalbuto risulta il primo nella lista dei collaboratori e – con ogni probabilità – essendo tra coloro che si recarono a Capizzi per portare il gruppo in territorio sanfratellano, rimase con il primo gruppo guidato da De Angelis.
Il terzo gruppo, invece, rimane in attesa in località Acquarossa, lambita da una diramazione del torrente Caprino: i due borghesi a soldo dell’OSS, partiti da Palermo col resto del gruppo e con due muli, troveranno riparo presso una fattoria denominata masseria Acquarossa, ove al tempo era presente una casa colonica abbastanza grande da ospitare una famiglia. Oggi al suo posto sorgono due o tre casette rurali più piccole. Questo gruppo dovrà aspettare qui in attesa della guida che accompagna il gruppo di De Angelis che, pertanto, dovrà ritornare indietro ad Acquarossa per guidarli in avanscoperta. Dal rapporto De Angelis, scritto da lui in inglese e a mano, con fatica tutta “targata” Ricciardi”, siamo riusciti a decifrare i due nomi: Pratto Salvatore e Riera Eustachio. Quando il secondo gruppo, guidato dal colonnello Pantaleoni, giunge nel tratto del torrente Caprino che confina con la località Baruto e con la contrada Selleria, viene intercettato da una pattuglia tedesca che, visti gli schieramenti sul terreno, può ritenersi, appartenere al gruppo di combattimento Ulich.
I militari della Wehrmacht sono in avanscoperta, forse avvisati della presenza nemica e sono anch’essi guidati da un civile non identificato.
Lo scontro a fuoco che ne consegue è breve e micidiale, c’è un caduto la cui identità al momento è dubbia. Certo è invece che è la mattinata di sabato 7 agosto. Dato più che confermato visto che De Angelis, nello stilare il suo rapporto, lo dà già per morto. De Angelis lascerà subito dopo la linea San Fratello in direzione della linea Tortorici il 7 agosto stesso o, al massimo, il giorno successivo. Il tenente Buto verrà ferito alla schiena da colpi di mitragliatore, mentre il colonello Pantaleoni (anch’esso figli di emigrati siciliani in America), rimane ferito alla nuca e al fianco e verrà arrestato assieme a Benedetto Montalto.
Alla vista del nemico, gli agenti dell’OSS si erano spogliati degli abiti civili ed erano rimasti in divisa. In caso di cattura, avrebbero potuto invocare la Convenzione di Ginevra. Purtroppo i civili del posto, non essendo in uniforme, non ebbero lo status prigionieri di guerra. Il secondo gruppo intercettato dai tedeschi verrà portato alla masseria Acquarossa in tempi diversi – dove peraltro il terzo gruppo in attesa non era più presente perché allertato dagli spari: i due contadini presenti alla masseria (probabilmente i proprietari), verranno tenuti in ostaggio dai tedeschi che li ritengono “collaboratori” per aver dato ospitalità al nemico.
Ribarich, che non si era voluto arrendere subito, si spoglia anch’esso degli abiti civili e li nasconde in un burrone insieme ad una parte dell’apparato radio che detiene – il resto dell’attrezzatura era detenuto da De Angelis, che lo brucerà non appena la guida che lo raggiunge in seguito lo informa di quanto accaduto al secondo gruppo.
Quando un’ora dopo il tenente decide di arrendersi, verrà portato anch’esso alla masseria. Qui non vedrà il colonnello Guido jr Pantaleoni, che era già partito con i tedeschi a bordo di una jeep per essere condotto al comando divisionale tedesco di Randazzo per essere interrogato, ma vedrà il tenente Buto disteso su una barella. Il colonnello, però, non arriverà mai in quel luogo perché la jeep, nei pressi del torrente Rosmarino (nel territorio del comune di Militello Rosmarino), salterà su una mina: lui e il tedesco alla guida moriranno. Il mezzo verrà poi gettato in acqua dai tedeschi, che passeranno durante la ritirata, per liberare la strada.
Essendo un ufficiale americano (matricola 0-493627), il comando nazista aveva deciso che Pantaleoni fosse portato al loro Quartier generale per l’interrogatorio. Il caporale tedesco incaricato di accompagnarlo era Alfons Haller.
I due, lungo la strada, resa insicura dai bombardamenti, furono costretti a fermarsi diverse volte. ‘Il Resto del Carlino’ in un articolo del 28 luglio 2023, riporta che i loro rapporti furono distesi al punto che i due nemici iniziarono a parlare in francese (lingua conosciuta da entrambi) delle rispettive famiglie e di quella assurda guerra che stavano combattendo. Addirittura Haller (consapevole dello sfavorevole andamento della guerra) disse al suo prigioniero che presto sarebbe stato lui a cadere in mano americana.
Al che Pantaleoni gli chiese carta e penna e gli compilò una sorta di salvacondotto dicendo: quando sarai prigioniero mostra questo foglio. Haller sopravviverà all’incidente e nel 1949 si recherà dalla vedova di Pantaleoni, Helenka Adamovak, per consegnarle copia del suo rapporto sull’accaduto, l’ orologio del marito e la lettera a firma del colonnello, quella scritta prima di morire.
La presente ricostruzione è stata possibile grazie allo scrittore e storico americano Robert Irving Desourdis e a Bill Corvo figlio di Max Corvo dell’OSS
Rosalia Ricciardi – Enzo Caputo
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