– di Corrado Speziale –
Il regista Ferzan Ozpetek, al Palacongressi di Taormina, ospite della 68.ma edizione del Taormina Film Fest, ha appassionato il pubblico
Ferzan Ozpetek è da un quarto di secolo tra i registi più apprezzati della scena nazionale e internazionale. Nato a Istanbul ma residente a Roma dal 1976, egli della sua cultura a cavallo tra l’Italia e il Bosforo ne ha fatto da sempre una risorsa. A ciò si aggiungono la visione del mondo, la purezza, l’ampiezza e la complessità dei sentimenti, il coraggio delle scelte, il tutto tradotto in soggetto cinematografico, ma anche le difficoltà e i contrasti assunti come elementi di vita quotidiana. Il totale, fa l’amore come valore universale, senza schemi preordinati né pregiudizi.
Primo impatto: la qualità di Ferzaneide si svela già sin dalla locandina dell’evento, grazie alla straordinaria rappresentazione di Mimmo Paladino. Dopodiché è lo spettacolo – monologo, una sana e sincera “saga” di Ozpetek, uomo e regista, accompagnato sul palco da foto di famiglia e dei suoi film, ad attirare gli spettatori, invero meno del previsto rispetto al valore del protagonista, dentro la sala del Palacongressi. “Al teatro degli Arcimboldi c’erano 2300 spettatori – esclama il regista. Qui niente sold out…” Ma per lui non fa alcuna differenza. Quanto a stimoli e motivazioni ha la risposta giusta per il suo show che porta in giro per l’Italia da un anno e mezzo, superate le difficoltà per la pandemia.
“Magari un giorno Orhan diventerà un regista famoso e io un personaggio di un suo film…” Così è stato. Nel rapporto epistolare tra due sorelle, queste parole sono della responsabile di un rinomato hamam di Istanbul, narrato da Ozpetek nel suo bellissimo “Come un respiro” (Mondadori, 2020). Di fatto, è un inciso de Il Bagno turco (1997), primo film del regista ispirato ad una sua esperienza reale.
Riguardo Harem Suaré (1999), Ozpetek ha qualche rammarico: Bertolucci come titolo gli consigliò L’ultimo harem, ma lui non accettò poiché richiamava troppo quello del Premio Oscar. Conseguenze: “Volli fare una scelta intellettuale, ma la gente non comprese il titolo”, è il commento di Ozpetek. Le Fate ignoranti (2001), segna il ritorno del regista al passato. In un palazzo del quartiere Ostiense, su undici appartamenti, ben otto erano abitati da gay e le famiglie avevano quasi paura ad entrare ed uscire dall’solato.
Saturno contro (2007), come titolo, sarebbe arrivato al posto di Mentre Lorenzo dorme. Ciò, grazie a un’amica che svelò l’oroscopo al regista. “Saturno contro nella vita un po’ ti leva quella gioia e ti fa vedere la realtà dilatata nel tempo, dove rallenta tutto. Un titolo che amo molto”. Mine Vaganti (2010) è la storia di due amici del regista che egli andò a trovare a New York. Due fratelli, entrambi gay dove solo il primo poté svelare il suo stato ai genitori. Il film riporta alla condizione esistenziale del regista: “Sono cresciuto in un ambiente di donne”, dice Ozpetek. “Per questo mi sento molto fortunato.
Ne La finestra di fronte (2003), il personaggio che fu di Massimo Girotti, Ferzan Ozpetek lo disegnò sull’impronta del padre. “Con papà non andavo molto d’accordo – dice il regista – voleva che completassi l’università anche dopo aver iniziato la carriera di regista.
La Dea Fortuna (2019) nasce dalla dolorosa scomparsa del fratello del regista, con la possibilità che dei bambini di quest’ultimo se ne prendano cura gli zii.
“Raccontiamo la storia di due gay che stanno da tanto insieme e che sono stanchi del loro rapporto. La loro vita cambia con l’arrivo di due bambini.
Un passaggio dello show è stato dedicato alla mamma, con i ricordi delle vacanze a Sabaudia. “In mezzo a tante cose, come la confusione mentale, la sessualità, la nazionalità, mia mamma è stata fondamentale. Nella mia vita ho avuto il pregio e il difetto di mischiare le cose. Io vivo tra i vivi e i morti. Mia madre è tra questi. Mi piace la condivisione dei miei sentimenti e delle mie emozioni. Tutto questo, non perché abbia voglia d’eternità ma mi piace l’idea…Insomma, la morte mi scoccia molto!”
Film di ieri, di oggi e di domani. Il copione mantiene le fonti e il metodo: “Anche il prossimo sarà ispirato a una storia della mia vita molto importante”.
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