Patti & Disabilità – Quando un “mi piace” vuol dire “non mi piace per nulla”


“Non mi piace vedere una persona sollevata di peso, insieme alla sua sedia a rotelle, perché non ha avuto la possibilità di potersi muovere, su una strada che, da anni, è oggetto di lavori, che sembrano non concludersi mai”. Uno sfogo umanissimo, – a parlare è Antonella – necessario, opportuno che diventa anche un atto d’accusa contro chi “sembra non amare il paese che si trova ad amministrare”, ma che diventa monito per il passato, sprone per il futuro.

Natale, tempo di buoni propositi, ma anche tempo in cui ci si è più propensi a fermarsi a osservare chi, meno fortunato di noi “normali”, affronta un quotidiano che diventa più grigio quando intorno, pubblicità, logiche commerciali, luoghi comuni, impongono sorrisi e felicità.

Tempo di essere tristi e di denuncia senza remore da parte di chi quell’assenza di normalità la tiene in casa.

Considerazioni che prendono vita da alcune foto.

Quelle che ritraggono chi aiuta un disabile a rientrare in casa.

Sono scattante nel centro storico di Patti.


Antonella le  guarda e poi scrive un post.

Tagga decine e decine di amici, conoscenti, scatena un tam tam sui social, lo manda alla stampa.

Lei non vuole “like”, nè scontata solidarietà, solo risposte, forse qualche “scusa”.

Lei alza toni e tono quando rammenta promesse e utilizzi  che lei giudica “spregiudicati” di foto e carrozzelle per pubblicizzare impegni e attenzioni  non supportati da successivi fatti.

Quelle foto, per lei, ora sono un atto d’accusa impietoso, quasi senza ammissione di repliche o giustificazioni che oggi “lasciano il tempo che trovano”.

I “volontari” ritratti nella foto danno a tutti – e non solo a Patti – una lezione di vita e di civiltà.

Mettono in evidenza le condizioni deplorevoli in cui, miopia, poco sensibilità, mancata gestione, discutibili politiche d’operatività, costringono – in una concomitanza di responsabilità a diversi e più livelli –  a far vivere i “diversamente abili”, che già per i problemi legati al proprio status hanno “da che cuntarci o dutturi”  ulteriori difficoltà.

Antonella non vuol far polemiche. Attende risposte.

Sa bene che le sue parole possono essere strumentalizzate, usate da altri, l’ha messo in conto, ma è stanca di assistere a situazioni come quelle ritratte nella foto, che tolgono la dignità ad un povero anziano, che per essere riportato a casa deve farsi portare a spalla con tutta la sedia a rotelle.

Per  “mettersi nei panni dei diversamente abili e creare una cittadina a loro misura” bisogna confrontarsi con chi vive quotidianamente il problema ora sottolinea.

Mi indignai allora e sono indignata adesso – conclude – Proprio perché io vivo sulla mia pelle quello che è per tanti “un  problema” e per me solo amore.

Questo vorremmo che lo capissero tutti.

Buon Natale Antonella.

 

 

 

Redazione Scomunicando.it

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