Brolesi – I Contipodero, a cavallo di tre secoli

Sette figli, più di cinquanta tra nipoti e pronipoti, nei ricordi le ville ad Asmara, un tenore in famiglia, poi i rapporti con il Re, la consacrazione di una figlia al Duce. Storia di una famiglia numerosissima, tutta brolese, ma non di qui.

Alla fine, per un errore anagrafico, persero anche la “T” dal cognome e la famiglia divenne a tratti “Condipodero”, ma rimangono, a Brolo, tra  quelle più numerose e longeve del paese, insieme ai Cipriano, ai Masi e poi, recentemente ai Princiotta, ai Campo, agli Svelti, ai Raffaele Addamo e infine ai Ricciardello, oggi sicuramente il cognome più diffuso nel paese.

Erano all’inizio possidenti e commercianti, arrivati a Brolo quasi per caso.

Giuseppe era stato in America per ben 2 volte e, tornando, aveva costruito la casa a Piana, poi nel tempo divennero proprietari di terre, gestivano attività commerciali fiorenti, il tabacchino avuto con una regia licenza, il bar del paese, ma soprattutto misero su una serie di parentele che li resero “compari” con tutto il paese.

Agiata famiglia della borghesia del tempo, erano un bell’esempio di unità anche se sempre pronti a guerreggiar tra di loro per lasciti e gabelle.

Di fatto i Contipodero, quelli che conosciamo oggi, si arroccarono a Piana, discendevano da don Nino e da Eleonora Alcamo e vantavano origini pisane.

Erano tanti fratelli e tutti facero e scelsero strade diverse.

Tra questi c’era Cono, rimasto claudicante dopo una caduta da bambino nel braciere,  ebbe grande fiuto per la politica locale, fu amministratore in varie “edizioni” della lunga reggenza, quasi 50 anni, della sindacatura di Nino Germanà Senior.

Per tutti era “il sindaco di Piana”, ricoprì cariche istituzionali, fu fiduciario dei commercianti brolesi presso la Camera di Commercio di Messina e difficilmente non lo si vedeva, seduto a cavalcioni sul marciapiede di casa sua, sita quasi di fronte la chiesa della contrada Piana, vicino alla chianchiera dei Cipriano,  parlare con chi, a piedi o in groppa ai muli transitava per raggiungere le frazioni di  Jannello, Lacco, Sellica o Matini.

Il bar – il suo – dal quale si accedeva anche alla bottega, regno incontrastato di donna Nicoletta, sua moglie, splendida donna generosa e dalle grandi virtù, aveva sul retro anche un grande stanzone per giocare a carte e bere il vino.

Al primo piano dell’immobile alcuni vani erano adibiti ad aule  scolastiche, dove insegnarono quasi tutti gli  storici maestri di Brolo, mentre a fianco, sempre suo, c’erano gli spazi ove le maestre Maria e Rosa Castanotto “facevano”- ma già siamo sul finire degli anni sessanta –  le scuole serali ed il corso di lettura.

Altri tempi.

Quel bar era un punto di ritrovo per tanti, basti pensare che sin dal 1955 era dotato della televisione “Radiomarelli”, fra le prime a Brolo, che proiettava il solo primo canale, acquistata dalla ditta Tindaro Cusmà, e la sera si incontravano circa 50 persone tra amici e conoscenti, e fatto d’emancipazione sociale, anche le donne della contrada per vedere “il Musichiere,  e guardare gli spettacoli d’esordio della tv di stato.

Nell’abitazione dei Condipodero, l’energia elettrica, allacciata alla cabina Enel dove oggi si trova il rifornimento Agip sulla nazionale e il telefono arrivarono circa 20 anni prima che i normali allacci di fornitura servissero la frazione.

Forza della politica e del commercio.

“Don”Cono, fu segretario politico della vecchia D.C. e da quel bar passarono gli onorevoli, vip del momento, Florena, Fanfani, Rumor, Scelba, Gullotti, il vecchio D’Alia e condivise una lunga amicizia con l’avvocato Peppino Gembillo che amichevolmente lo chiamava“Brunello” e che giornalmente lo prelevava e in macchina facevano lunghe escursioni, mentre con il fratello, Don  Pietrino Gembillo, con il Preside del liceo di Patti, Saverio Prestipino, e gli amici di sempre: Mimmo Caranna, Sebastiano Giannitto, Nino Napoli, Carmelo Puglisi,  giocava a carte – scendendo al paese – nel bar di Basilio Scaffidi, che poi divenne suo parente.

Cono Condipodero, quindi era solo uno dei tanti fratelli su cui si generò la famiglia Condipodero.




 

 

 

 

 

Suo fratello Antonino, “u barberi”, prima aveva indossato la divisa dei carabinieri della regia Arma, era monarchico, un ideale politico che conservò sempre, vantava un’amicizia diretta con i Savoia, condivisa con un lungo epistolario che tenne fino alla fine dei suoi giorni, al punto che Amalia, l’ultima figlia, porta il nome di Beatrice, per volontà della Regina Elena.

Infatti  la regina ormai già da tempo in esilio inviò un telegramma di auguri per la sua nascita, ancora conservato dalla famiglia, esprimendo il desiderio che unitamente alla nome di Amalia si affiancasse quello di Beatrice, dato all’ultima principessa.

Poi gli altri Contipodero segnarono la loro storia con vari episodi.

C’è chi costruì fortune economiche come Teodoro, che partì per l’Africa Orientale e creò una fiorente ditta di costruzione edili, si occupò, in quella “colonia d’Italia” di costruzione di strade e  case, morì ad Asmara, dove si trova sepolto e dove si era fatta una famiglia, lasciando figli e “amori”.

Un rapporto che nel tempo portò questi ragazzi etiopi, esperti nel commercio di pellami e arredi, qualche volta a Brolo, se non altro per le firme dal notaio delle rinunce ai beni dello “zio d’africa”, che non mancò mai, a Natale, di mandare a chi era rimasto a Brolo pacchi enormi di datteri e spezie.

Eleonora, che, facendo casa dopo essersi sposata con Carmelo, sulla provinciale per  Ficarra, era considerata, a ragione, “la palermitana”, per via del fatto che “gestivano” con il marito un  casello ferroviario, con passaggio a livello, in quel di Tommaso Natale.

Lei partorì: Pina, Sarina, Adele, che vissero a Tommaso Natale, e li, oggi vivono ancora Pina e i suoi figli, nipoti e pronipoti; Nino che si stabilì a Palermo; mentre Elvira e Maria  rimasero a Brolo

Elvira, la madre di Peppino “sigaretta” di Palmira e Eleonora, sposò “don” Turi Tripi  (vedi articolo in archivio – http://scomunicando.hopto.org/notizie/don-sabbaturi-a-brolo-la-morte-dellultimo-artigiano/ -) mentre  Maria, donna unica per l’epoca, tra le prime “automobiliste” di Brolo, recentemente scomparsa, ma sempre mitica nel ricordo dei più al volante della sua “6oo bianca” rammentava, nella sua memoria, la storia della famiglia, era sempre dedita agli altri, generosa e caparbia, non si fermava mai.

Poi c’era Peppino – “guarda in cielo” – per via degli occhi chiarissimi che aprì il tabacchino di Piana, e Marietta, che Fellini senza alcuna remora avrebbe scritturata nel ruolo della tabaccaia nel suo “Amarcord”. Un donnone dal voce possente che quando si metteva ai fornelli, inondava tutto il quartiere con gli odori buonissmi dei suoi soffritti e delle “mulinciani buttunati“.

Un ruolo importante in questa famiglia lo ebbero i matrimoni.

I  Contipodero infatti sono stati Cugini  con don Basilio Scaffidi, figlio di donna Nunziata (che era  sorella di Saritta, moglie di Giuseppe Condipodero), gestore dell’Hotel Savoia – il primo albergo di Brolo – ubicato sulla “nazionale”.

Basilio sposò Rosa Fregapane, ebbe tre figli: Alfredo, che si arruolò in polizia, Maria e Salvatore, quest’ultimo da considerasi tra i “belli” del paese, che negli anni sessanta si poteva permettere di scorrazzare con un veloce motoscafo lungo la spiaggia di Brolo insieme ai suoi amici, i Calderaro, i Barnà, Salvina Firrisi e le gemelle Scarpaci.

Altri cugini dei Condipodero, sono i fratelli Salvatore e Nino Ziino, proprietari dei magazzini dove si lavoravano gli agrumi e di Joe Ziino che andò a far fortuna in America, (la mamma degli Ziino, Maria,  sposò Cono Ziino ed era sorella di Giuseppe Condipodero), ed ancora i Busacca: Cono era  primo ispettore scolastico di Palermo e Carlo che fece l’ingegnere a Capo d’Orlando.

Scorrendo questi nomi, e facendo rivivere la famiglia, rammentiamo che Cono Condipodero, sposando come già detto Nicoletta Scaffidi Chiarello, ebbe tre figli, Pippo, Rosaria e Carmela.

Mentre suo fratello Antonino (padre ciocco) prese in  moglie donna Antonia Ziino Colanino – donna di grande fede, energica fino alla fine, che faceva anche la “cavadenti” e curava i bimbi del vicinato con la sua esperienza e le vecchie ricette –  fu padre dieci volte.

Ed ebbe una ventina di nipoti.

Giuseppe, Luigi Salvatore – famoso tenore –  (nella foto sotto mentre danza con la moglie Rosa. Lui – ricorda ora la figlia Elena – era per tutti “Gino” ed era stato disperso in guerra, al punto che a Brolo gli avevano già fatto il funerale, ma poi, dopo 6 anni, tornò dalla prigionia in India, dove gli inglesi erano soliti portare i loro prigionieri di guerra…e fu una grande festa per tutti” ), Enrico Paolo, Saverio, Emilio (che nonostante indossasse la divisa dei carabinieri non disdegnò di simpatizzare, durante i moti di Reggio Calabria, per i rivoltosi, poi andò in pensione dopo aver diretto la caserma di Montebello Jonico mentre il figlio, l’avvocato Maurizio oggi è il presidente regionale del CONI Calabria), Maria, Elena Rosa, Ernesto (morto giovanissimo, durante la guerra, aveva appena undici anni, ucciso avvelenato) e Benita, che nata nel 36, ebbe questo nome in onore del Duce.

Una famiglia che per il tempo amava anche osare.

Elena per esempio andò prima in Sud Africa, fece fortuna, era bellissima e sembrava, dicevano i suoi coetanei, quando rientrava a Brolo, un’attrice, con lei era partita anche Maria – erano gli anni ’50 – poi quest’ultima, durante le prime rivolte e i moti per l’apartheid scelse di “emigrare” in Australia, andò a Perth ed ora vive a Johannesburg.

Loro vivevano alla fine lungo la via Libertà,- mitico il ricordo della “doppietta” di don Antonio attaccata alla porta della sua camera da letto –  in quelle che erano le nuove case popolari, sullo stesso pianerottolo dove la cognata, donna Enza Tumeo, tra le prime donne a Brolo che ebbero il coraggio, bruciando ogni tempo, di lasciar – allora erano gli anni 60 non c’era il divorzio – il marito, viveva con le quattro figlie.

sara, adele, amalia , maria

Il suo ex marito, Nino Contipodero, da militare di carriera, scelse, dopo la guerra, di ritornare a Brolo. Sposò appunto una giovanissima Enza, appena 14enne, portandola in calesse da Castell’Umberto a Brolo – lei era una Tumeo con parenti anche a Ficarra –  e aprì il bar “Italia” insieme alla sezione della monarchia – poco distante – in piazza Roma vicino alla mastra Teresa Buzzetta ed anche una barberia dove offriva i suoi servizi ai notabili del paese.

“U Barberi”, infatti aveva frequentato la scuola per barbieri a Palermo, faceva arrivare lo shampoo e o profumi da Parigi, e appunto i Gembillo, il dottor Garofalo, i Baratta, il vecchio Germanà, il primo onorevole di Brolo,  passavano ogni mattina da lui.

E tessendo rapporti e amicizia e stima divennero tutti compari e padrini delle figlie, Sara, Maria, Adele e Amalia Beatrice, mentre il primo figlio, Giuseppe,  era morto per polmonite a pochi mesi dalla nascita.

Bisogna anche dire che la sua barberia, prima ubicata nei pressi della “Monarchia”, poi sul  corso, vicino al negozio dei Calderaro – u mulinaru – era anche l’unico luogo dove si potevano trovare le “mignatte. Infatti don Nino erra tra i barbieri-cerusici abilitati ad esercitare la bassa chirurgia, abilitato da una licenza rilasciata dal protomedico aveva la facoltà oltre di radere la barba anche di salassare – dal latino sa(nguinem) laxare = far scorrere il sangue -.

Ma tornando indietro nel tempo, nel 1876 la famiglia vedeva nascere – riepilogando i figli – in rapida successione, Eleonora, Nino, Basilio, Marietta, Cono e Giuseppe Roberto.

Loro erano venuti fuori dal matrimonio tra  Condipodero Giuseppe (figlio di Nino e da Eleonora Alcamo) e Rosaria “Saritta” Scaffidi, donna integerrima, coraggiosa, che affrontò la vita con grande cipiglio (una donna che avrebbe facilmente indossato i pantaloni per la sua determinazione in relazione ai tempi) che allevò i figli quando il marito era in America in cerca di fortuna.

Il figlio Basilio, spostatosi con Rosa Torrenova, vide nascere Giuseppe, (scomparso  qualche mese fa, che faceva l’ispettore e istruttore  degli allievi della Scuola  di Polizia di Stato a Forlì), Rosaria, Francesca, Carmelo, Nino, Rita e Maria Nunziata.

Basilio, era titolare del Consorzio agricolo, fece anche il muratore, e per “riconnetterlo” all’attuale presente di Brolo lui era il padre di “Ciccina”, la signora Franca oggi sposta con Saro Saturno, di Sarina, la moglie di don Turi Cipriano, della maestra Rosetta e di Rita  spostatasi poi con il maestro Ernesto Damiano che teneva la rappresentanza della ditta Salmoiraghi, che costruiva macchine da cucire, proprio in un magazzino di casa Condipodero sulla via Libertà, di Carmelo e Nino.

[ ndr nel dicembre del 2018 è morto Carmelo]

Ma i Condipodero non amavano “risiedere” in un luogo, così li ritroviamo oltre che a Brolo a Palermo, a Reggio Calabria, sulla riviera ligure, in Emilia Romagna, nel Lazio, in Australia, a Torino, Roma, in Lombardia dove  a Milano, Severino era sarto per grandi stilisti. ( una tradizione per i brolesi che emigravano, basti pensare ai fratelli Marino e a Pippo Rifici).

Resta il ricordo, tra i più anziani di quella grande casa di Piana, tirata su con mattoni e  pietre del torrente Iannello. In quella casa, sovente si tenevano in una grande sala al piano terra con tutti i figli e i nipoti i pranzi delle grandi occasioni, qui si celebravano matrimoni e si festeggiavano le partenze o i ritorni. Si mangiava e si beveva con tutto ciò che producevano le loro terre, un trionfo di cibi. E donna Saritta, che non era nobile, ma si atteggiava a tale, dotata di innata grazia, quando tutto era pronto, faceva l’ingresso con vestito e sottogonna fruscianti.

Dietro la casa c’era anche un giardino e davanti, dirimpetto un uliveto e il frutteto dove fiorivano le rose e i tulipani. I fiori erano una sorta di trait-d’union che accomunava tutti tanto che Nino faceva arrivare le sementi da  Sgaravatti-  quelle dei  fratelli Ingegnoli – e dall’Olanda e per casa giravano sempre cataloghi di fiori sementi.

Tornando al suo salone da barbiere, questo era stile Liberty , era bellissimo con sedie e poltrone tonè, specchi e arredi che regalavano quell’atmosfera che si respirava in città. Eravamo solo a metà del 900.

Con l’arrivo delle prime mobilitazioni popolari, della grande guerra e di quella successiva, la crisi modificò tutto, dopo il passaggio degli americani ( che fecero il loro comando proprio a ridosso della casa dei Condipodero, a Piana)  il dopoguerra anche a Brolo fu duro per tutti.

Finì un’epopea. Brolo cambiava anche in questo.

Oggi questa famiglia , decimata dai lutti, vuoi per l’età, vuoi per le disgrazie, che spesso l’ha vista piegarsi nel dolore ha perso tanti, resta il ricordo, anche per chi andò via troppo presto.

E così se da un lato la famiglia si è allargata ai  Scaffidi Militone, ai Saturno, ai Damiano, ai Tripi, con i Diena, i Gumina, che fanno parte della quinta generazione dei Contipodero, da questi è venuto fuori un rivolo di altri nipoti e cugini che rendono questa famiglia tra la più ramificate ed ancorata al territorio locale, ma rovescio della medaglia, a tratti, si  ha difficoltà a ricostruire un quadro di parentele spesso misconosciute.

Destino questo purtroppo comune a tante famiglie, che dopo appena tre passaggi generazionali, difficilmente riescono a ricostruire storie, fatti e discendenze.

Ma tornando ai Condipodero o Contipodero, basti pensare che sui Nebrodi, risalenti al ceppo originario della famiglia – ben 10 di queste ancora si trovano a Brolo, le altre nove vengono divise tra Piraino, San Marco D’Alunzio Naso e Capri Leone.

N.B. per chi legge e si riconosce in questi fatti appena descritti.

Questo, come tutti gli articoli della sezione “brolese” sono racconti in “work in progress” sensibili agli aggiustamenti e agli aggiornamenti. Possono sfuggire dettagli, nomi, far confusione di anni e storie. basta chiamare o scrivere in redazione per modificare o rettificare.

Non me ne voglia nessuno.

MSM

 

 

Altro su storie e note di Brolo, brolitani e brolesi:
Scomunicando ne ha fatto una rubrica. Ecco alcuni titoli da ricercare nell’archivio del nostro giornale.

BROLESI IN “EQUILBRIO”- CONO BARNÀ E NATALE CALDERARO, INSIEME , IN CIMA AL GOTHA DEL MONDO SCIENTIFICO MONDIALE

Brolo – Tutti meno uno

Ricordando il Vajont – E Brolo, quella mattina, pianse un suo “figlio”

Antonio Agnello – La morte di un imprenditore brolese

Brolesi – Vincenzo Stancampiano, l’arte dell’intarsio e il serio lavoro di artigianoBrolesi –

STORIE BROLESI – LA MAESTRA LETIZIA

Nuovi Poveri – L’onorevole non arriva a fine mese

STORIE BROLESI – Il “Barone” del mare

SBARCHI & GUERRA – 72 ANNI ANNI FA GLI AMERICANI A MALPERTUSO

RICORDI BROLESI – Vent’anni. Quando la Tiger li festeggiò al Gattopardo

Poeti Brolesi – Vittorio Ballato

Personaggi – Brolo: l’ultimo saluto a “don Nunzio” Giuffrè

NINO SPEZIALE – “Le piene del torrente … e della mia vita”

Mangiar Bene – A Brolo c’è, da sempre, “La Quercia”

LUTTI BROLESI – E’ morto uno dei “padri” del sindacalismo sui Nebrodi.

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DON SABBATURI – A BROLO, LA MORTE DELL’ULTIMO ARTIGIANO

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Redazione Scomunicando.it

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