– di Corrado Speziale –
Da molti era considerata la più grande poetessa popolare siciliana vivente. Maria Costa, classe 1926, messinese nata e vissuta nelle Case basse di Paradiso, è morta ieri, a mezzogiorno, in casa, dopo una lunga malattia.
Il mare è stato da sempre la sua linfa vitale e principale fonte di ispirazione. Ma non certo fine e se stesso, perché del mare, dello Stretto, Maria Costa ha saputo cogliere soprattutto l’umanità, la storia, l’impegno, la sofferenza dei protagonisti, ciascuno legato ad un proprio destino. Il tutto accompagnato anche dalla bellezza dei luoghi, dei fenomeni naturali e dei volti, spesso descritti sullo sfondo dei miti e delle leggende. Nel suo stile non mancavano, inoltre, sfumature ironiche così come passaggi forti e decisi nel raccontare la vita.
Maria Costa, classe 1926, messinese nata e vissuta nelle Case basse di Paradiso, è morta ieri, a mezzogiorno, in casa, dopo una lunga malattia. Messina e la Sicilia hanno perso così una testimone autentica, una grande protagonista, la principale in tema di poesia popolare, della loro contemporaneità. Le sue opere, non tantissime a dire il vero, pubblicate dal 1972 e distanziate talvolta da ampi periodi apparentemente in bianco, sono destinate al rango di patrimonio comune dall’altissimo valore umano ed artistico, degno della straordinaria personalità e capacità della poetessa.
Donna esile nel fisico ma incredibilmente forte nel carattere e nello spirito, temprata dalle difficoltà della vita, Maria Costa, oltre che per la sua lirica straordinaria, coltivata e costruita col cuore e con la passione, da autodidatta, verrà ricordata per la sua semplicità e umanità.
Questo il patrimonio letterario che Maria Costa lascia alla sua città e alla Sicilia, tra poesie e racconti: Farfalle serali (1972); Mosaico (1980); ‘A prova ‘ill’ou (Pungitopo,1989) ; Cavaddu ‘i coppi (Pungitopo,1993); Scinnenti e muntanti (Edas, 2003); Ventu cavaleri (Edas, 2005); Mari e maretta (Antonello da Messina, 2010); Àbbiru Maistru (Pungitopo, 2013).
Quest’ultimo lavoro, che comprende sia versi che racconti, curato da Giovanna e Antonio Giuffrè, carissimi amici di Maria Costa, è stato prodotto dall’associazione Alamak – Sebastiano Mafodda, presieduta da Francesco Musciumarra. Esso comprende, tra gli altri, i componimenti Sigesta e Quattru figghi dû mari, in ricordo delle vittime del Segesta jet. L’Alamak e Maria Costa hanno sempre condiviso un’amicizia speciale: in tutte le cinque edizioni del Premio di poesia intitolato al comandante del Segesta, la poetessa ha partecipato alla manifestazione in qualità di “madrina”, rendendosi protagonista di indimenticabili recital in cui ha proposto pezzi del suo repertorio.
Dal 1992 al 2012, Maria Costa ha ricevuto anche tanti premi e riconoscimenti. Tra questi spicca, nel 2005, l’inserimento della poetessa tra “Tesori Umani Viventi” dell’UNESCO, Registro Eredità Immateriali della Regione Sicilia.
Verso colei che fino a ieri mattina era considerata da molti studiosi come la più grande poetessa popolare siciliana vivente, che lascia alla città di Messina un patrimonio culturale unico e raro, accompagnato da un insieme di valori umani, la città non può che essere fortemente riconoscente.
I funerali di Maria Costa si svolgeranno domani, venerdì 9, alle ore 11, nella parrocchia “Cuore Immacolato di Maria” di Paradiso. Nella stessa chiesa è stata allestita la camera ardente aperta a chiunque voglia rendere omaggio alla salma della poetessa.
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