Seconda parte dell’intervista realizzata da Giulia Quaranta Provenzano
Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone la seconda parte dell’intervista al manager, scrittore, musicista e imprenditore Alessio Fiorucci…
Cosa ne pensa dell’uso degli algoritmi in campo artistico? È, poi, dell’avviso che la riproducibilità tolga valore a un elaborato? “Puoi scattare una foto di una rosa insieme ad altri mille fotografi, ma la foto di ognuno di noi non sarà mai uguale a quella delle altre persone se è fatta con l’anima, l’ascolto e la profondità. Il plagio si ha quando si copia, fermandosi in superficie. Ogni opera è autentica se è realmente tale, il problema è che in pochi creano arte”.
Qual è l’impatto ambientale delle intelligenze artificiali e si assiste o no a un aumento delle disuguaglianze dovute al carattere chiuso della maggior parte dei software? “Credo che si vivesse meglio quando non c’era tutta questa frenesia nel voler faticare meno e delegare il cervello a una macchina”.
Gli strumenti, a suo dire , sono co-autori dell’elaborato o ritiene che esista una tecnologia neutra? “Una macchina, un robot, un’intelligenza artificiale non può creare opere d’arte. L’arte non nasce dall’intelligenza, bensì da una ricerca in profondità. Mille anni fa non c’era niente di artificiale, ma c’è chi ha creato opere rimaste nella storia”.
Sebbene il singolo possa avere e abbia una personale percezione, ha idea che sia possibile un’interpretazione oggettiva del vero significato degli elaborati artistici tale da contribuire così alla reale conoscenza dei mondi psichici dell’uomo e all’apprezzamento dell’arte quale espressione delle maggiori profondità insite nella personalità degli umani? “In un’opera, di oggettivo c’è la tecnica. Se, quando scrivo, sbaglio l’ortografia oppure se, quando giro un film, non inquadro un attore (o lo inquadro male) ciò è un qualcosa di oggettivo. Per il resto, io penso che un’emozione, se arriva anche a una sola persona, si chiama opera. L’arte è meno complicata di quello che spesso pensiamo, è semplice e pura condivisone dell’anima. Se una lacrima, una sensazione, un ricordo vengono stimolati è grazie alla sensibilità dell’artista e tale cosa può definirsi anch’essa come facente parte dell’oggettività”.
C’è chi sostiene che la capacità di creare e agire in base ai tempi e ai luoghi sia necessario – anche e non di meno per un artista – al fine di fare del personale estro una professione, ma che ciò non si tratti di forzare se stessi… bensì di cogliere il cosiddetto “Zeitgeist”: lei è d’accordo? “Bisogna andare in profondità. Per andare in profondità, però, è necessario relazionarsi col fuori e prendere spunto da esso – per, poi, compiere un viaggio dentro di noi in rapporto a ciò che si vive esteriormente”.
I ricordi, la pianificazione e la progettualità, la sperimentazione e l’osare, l’istinto e la ragione quanto sono fondamentali o meno nel suo vivere quotidiano e nel suo lavoro? “Tutto serve, ma con delicatezza e ponderatezza. Bisogna centellinare ciascun ingrediente da te citato al fine di vivere al meglio la vita”.
Se le dico “successo”, cosa le viene in mente? Qual è, inoltre, il “quid” con cui identifica il merito e di cos’è sinonimo l’ambizione? “Il successo, io lo vedo come un riscontro di pubblico. Secondo la mia visione, più successo hai e più guadagni e più significa che sei bravo (in teoria, perché oggi non è sempre così). Questo non vuol dire essere più bravi degli altri, bensì essere più bravi del proprio io di ieri. Non è una gara l’arte. Se emozioni, anche se arrivi a una sola persona, sei un’artista e infatti essere tale non sempre è collegabile al successo. Van Gogh non ha avuto appunto successo in vita…”.
Benché io non voglia indurla ad alcuna categorizzazione riduttiva e ingabbiante, dal suo punto di vista, cos’è l’Amore – sia esso amor proprio, per altre persone e animali, per situazioni, luoghi, attività etc.? “L’amore è vita, essi sono la stessa cosa richiusa in due parole differenti. Vivere è dedicarsi e anche l’amore lo è. Vivere è costruire, proprio come l’amare! Fin da piccoli, ci inducono a dividere questi termini ma – in realtà – si dovrebbe insegnare ai bambini a usarli quali aventi entrambi il medesimo significato. Se, ora, dovessi dirti cos’è l’amore non basterebbe un giorno, un’altra volta parleremo solo di ciò”.
Inerentemente a i talent e ai social [clicca qui https://instagram.com/alessiofiorucci?igshid=YmMyMTA2M2Y= per accedere al profilo Instagram di Alessio Fiorucci], qual è il suo pensiero al riguardo e con quale finalità si approccia e utilizza i secondi? “I social sono un mezzo meraviglioso per arrivare a più persone senza passare dalla Tv. Se visti in quest’ottica, per un artista, sono fantastici …Però, come tutte le cose fantastiche, l’uomo tende a distruggerle e ora sono diventati una vetrina per il proprio ego”.
Ci indica tre titoli di libri, tre titoli di pellicole cinematografiche e tre opere fotografiche/pittoriche/scultoree che l’hanno particolarmente entusiasmata e fatta riflettere? “Per quello che concerne i libri dico “La strada” di Cormac McCarthy e “La Divina Commedia”di Dante Alighieri mentre, a Liceo, il libro che mi avvicinò alla scrittura fu “Tre metri sopra il cielo” del mio caro amico Federico Moccia …la semplicità e la comunicazione che si fondono. Come film scelgo “Il Padrino” diretto da Francis Ford Coppola, “Notting Hill” del regista Roger Michell e “Man of Fire – Il fuoco della vendetta” di Tony Scott. I miei quadri preferiti invece sono “Notte stellata sul Rodano” di Vincent van Gogh, “Impressione, levar del sole” di Claude Monet e “Chez le père Lathuille” di Édouard Manet (ecco, quest’ultima opera, descrive cosa sia l’amore semplicemente guardando lo sguardo del lui ivi dipinto)”.
Il suo nuovo libro si intitola “Sai brillare anche con le nuvole”: ce ne parla un pochino e ci racconta quale ne è l’origine e da quale “spinta intima” è nata l’idea di condividere su IG i suoi versi poetici?
Infine, prima di salutarci, vuole anticiparci quali sono i suoi prossimi progetti? “Martedì 15 novembre è uscita, sui digital store, la prima poesia letta e prodotta come fosse una canzone il cui titolo è “Ci sei tu”. Ne usciranno altre, in seguito. In Italia mi hanno etichettato come Instapoet, ma anche in America e Canada e voglio capire dove posso arrivare traducendo le mie poesie per il pubblico che esiste oltreocèano”.
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