Cronaca

ALLA GOGNA – Certificavano inesistenti tumori per giustificare interventi estetici. Tre medici arrestati

Questo a Messina. la notizia è vergognosa. La Polizia ha eseguito l’ordinanza di arresti domiciliari emessa dal Gip di Messina Tiziana Leanza, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica dottoressa Antonella Fradà.  In manette Letterio Calbo, già  direttore del Reparto di Endocrinochirurgia del Policlinico Universitario di Messina, Massimo Marullo, ex vicedirettore dello stesso reparto ed Enrico Calbo, specializzando di quel reparto – quarantenne – figlio del primario.

In concorso tra loro sono tutti ritenuti responsabili dei reati di falso materiale e falso ideologico, peculato e truffa aggravata,  consumati nell’esercizio delle loro funzioni di dirigenti medici dell’Azienda ospedaliera universitaria di Messina. I fatti tra il 2011 e il 2013.
Le indagini, su delega della locale A.G., scaturiscono in merito alle anomalie riscontrate in alcuni interventi chirurgici praticati presso l’U.S.O.D. di Endocrinochirurgia del Policlinico messinese.

Sostanzialmente la condotta materiale consisteva nel dissimulare degli interventi di chirurgia estetica additiva (mastoplastica), dopo aver certificato l’esistenza di tumori, di origine traumatica e/o malformativa. In alcuni casi si rendeva necessaria una seconda operazione per la sostituzione delle protesi difettose, in precedenza impiantate dal Marullo o da Enrico Calbo, che – pur essendo un semplice specializzando – operava o unitamente al Marullo o addirittura in via esclusiva.

Un modus operandi che implicava la sistematica alterazione della documentazione clinica.

Ovviamente questo il punto di vista delle indagini, ma le carte dipingono un quadro incredibilmente cupo e amorale, dove cinismo e voglia di far soldi sopprimeca il senso di pietà verso il paziente che diventata elemento dell’ingraanaggio della truffa.

Evidenti al momento le responsabilità del dott. Letterio Calbo, nella qualità di direttore del reparto di Endocrinochirurgia, con l’effetto di trarre in inganno pazienti, struttura ospedaliera e Servizio Sanitario Regionale.

Sembra emergere che alle pazienti veniva anche richiesto il pagamento delle protesi, per importi pari a qualche migliaio di euro, di cui i medici si appropriavano, omettendo di dichiarare all’azienda sanitaria sia l’indebito compenso ricevuto che l’impiego di protesi diverse rispetto a quelle in uso alla farmacia del Policlinico, in palese violazione del protocollo sanitario.

Incredibilmente tutto veniva reso possibile grazie all’apposizione sulle cartelle cliniche di etichette non corrispondenti a quelle delle protesi impiantate.

Il danno economico arrecato all’azienda non si limitava al mancato versamento delle somme corrisposte dalle pazienti, bensì veniva aggravato dalla regolare utilizzazione di sale operatorie e apparati della struttura pubblica.

Ad un secondo e ulteriore livello si verificava invece la truffa in danno del SSR, cui venivano segnalati falsamente come rientranti nella casistica dei LEA (livelli essenziali di assistenza) interventi non coperti in tutto o in parte dal Servizio Sanitario Regionale, per i quali non era quindi dovuto il rimborso.

La vicenda che fa accendere nuovamente i fari, in negativo, sul Policlinico di Messina ha lasciato sconcertati tanti per la cinica attività di quelli che erano considerati degli stimati professionisti, mentre su facebook affiorano post “tragici” di vicende, dolore e rabbia sul caso del policlinico.

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Redazione Scomunicando.it

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