Tutto inizia da qui: “Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”. Ed assieme alla prima legge di conservazione della Massa, già da tempo, nel campo della raccolta rifiuti “virtuosa” vige un’altra legge, anzi, un decalogo: quello dell’americano Paul Connett, che con la sua Strategia Rifiuti Zero 2020, contando sulla buona volontà di cittadini, associazioni e amministratori, seguendo le leggi della natura e della fisica, sta “minando” quelle del profitto e del mercato che procurano danni all’ambiente e alla salute.
Così, l’organizzazione internazionale Zero Waste, presieduta in Sicilia da Beniamino Ginatempo, professore di Fisica all’Università di Messina, affiancato nel direttivo regionale da Egidio Maio, inesauribile attivista della Valle del Mela, si è fatta da tempo promotrice di svariate iniziative. Prima fra tutte, la campagna finalizzata alla raccolta firme per la Legge d’Iniziativa Popolare Rifiuti Zero, approdata nell’ufficio della presidente della Camera, supportata da oltre 80 mila firme. Cioè, ben 30 mila in più di quelle necessarie.
Di “separazione materiali post-consumo; raccolta domiciliare; compostaggio dell’umido; riciclaggio del secco; riuso e riparazione; riduzione; tariffa puntuale; centri di ricerca; responsabilità; discarica temporanea e azzeramento”, Zero Waste Sicilia sta “catechizzando”, in lungo e in largo, comuni e cittadini dell’Isola, approfondendo tutto ciò che gira intorno ai dieci passi di Connett e soprattutto di ciò che sta “in agguato”, dietro l’angolo. Perché, per forza di cose, ritenute ormai al collasso le discariche finora utilizzate dai comuni – oltreché fuorilegge per mancanza di Trattamento Meccanico Biologico – si parla decisamente di centrali a CSS – Combustibile Solido Secondario, già CDR – Combustibile Derivato da Rifiuti. Tale “trasformazione” – questa sì, del tutto retorica – voluta dall’ex ministro Clini, la dice tutta su ciò che si vuole fare: rendere “combustibile” l’immondizia per farne energia. “L’incenerimento è coerente al sistema economico in atto, ed è il fenomeno più criminale che esista”, ripete da sempre Beniamino Ginatempo, che con la sua associazione, ultimamente, si sta opponendo alla prevista trasformazione della Edipower di San Filippo del Mela, alle porte di Milazzo, da centrale termoelettrica, che brucia combustibile fossile, a CSS. Ma così come la matematica non è un’opinione, altrettanto non lo è la fisica: “Il potere calorifico del CSS è molto basso, perché composto da varie sostanze, per cui ne occorre molto, per ottenere comunque poca energia”, sostiene lo stesso presidente siciliano di Zero Waste, intervenuto la settimana scorsa a Milazzo ad un incontro, organizzato insieme all’associazione “Rita Atria”, dal titolo “Una insostenibile idea di sviluppo – Scenari di riconversione”, cui ha partecipato, tra gli altri, il presidente della Commissione Ambiente dell’ARS, Giampiero Trizzino. Così, Ginatempo entra nello specifico: “Quando si sostituisce una linea da combustibile a CSS scende la produzione di energia e di conseguenza crolla anche l’occupazione. Tra l’altro, tale sistema, diventa concorrenziale con pratiche virtuose come le raccolte differenziate, poiché si cercherà di utilizzare rifiuti quanto più possibile”. Queste le conseguenze: “Dentro l’inceneritore della centrale termoelettrica entrano massa, sotto forma di materiali CSS, ed energia, ed escono polveri, ceneri, gas e agenti inquinanti”. Il tutto è inteso in ingresso ed in uscita come input ed output, secondo una struttura lineare, che porta all’incenerimento ed all’emissione di sostanze nocive.
Fatto gravissimo, considerato che sullo sfondo c’è, tra l’altro, uno studio eseguito due anni addietro dal Dipartimento di Medicina Clinica dell’Università di Messina su un campione di 200 studenti delle scuole medie locali di Milazzo e della Valle del Mela, di età compresa tra i 12 ed i 14 anni, che ha evidenziato in loro varie patologie, tra cui la presenza nelle urine di alcuni metalli pesanti altamente tossici per la salute.
“Il recupero energetico è una truffa – sottolinea Ginatempo – perché le trasformazioni di massa in energia richiedono la fusione nucleare nel sole in remoti punti dell’Universo e/o comunque circostanze e situazioni brevi e rare”.
Neanche a farlo apposta, la “struttura lineare” dell’incenerimento sta in relazione ad un’altra, sempre lineare, del sistema economico. “L’input – spiega Ginatempo – in questo caso è dato dalle materie prime, saccheggiate e destinate ad esaurirsi, e dall’energia, alle quali si associa la finanza. Tale processo porta all’output della creazione di rifiuti e debito. Nel cuore di tale processo ci sta il P.I.L.”. Interessante è conoscere i protagonisti di questo fenomeno che ha portato inevitabilmente alla crisi economica. Tutti dentro: imprese, cittadini, enti locali e governi.
Allora occorre “equità contro gli sprechi”, attraverso un “accesso sobrio, equo e solidale alle risorse economiche”, proprio perché il potere economico è controllato dalle oligarchie, come compagnie minerarie e petrolifere, finanzieri e gestori di discariche.
Le “virtù”, evidentemente, abitano altrove, specificatamente nei processi circolari, proprio come ci ha insegnato Madre Natura. Rientrano in questi casi il recupero di materia e il riciclo delle biomasse, come il compostaggio.
Zero Waste si affida, dunque, ai criteri della natura e della fisica. Ma non solo, perché a corollario di tutto ci sta un sano e provato criterio di sviluppo sostenibile: “Dai rifiuti che noi scartiamo è possibile ricavare soldi e posti di lavoro”, sostiene Ginatempo. Ecco come: “In Sicilia produciamo 2 milioni e seicentomila tonnellate di rifiuti urbani, quando già per un milione è dimostrato un notevole ritorno economico”. Ecco la tabella: 12 categorie di rifiuti, valore quasi 37 milioni di euro, quando in Sicilia si pagano da 210 a 260 milioni all’anno al netto del trasporto e della gestione per 80 / 100 tonnellate “sprecate” – è il caso di dire – in discariche fuori norma. E il meglio deve ancora venire: “Il valore economico dei rifiuti annualmente prodotti in Sicilia – fa sapere Zero Waste attraverso un comunicato – hanno un valore monetizzabile di oltre 90 milioni di euro l’anno e secondo una stima UE, potrebbero condurre alla creazione di almeno 5 mila posti di lavoro stabile”.
A questo punto, non ci vuole chissà quale sforzo per individuare una risultante che sta tra follia e malafede in tanti anni trascorsi a riempire discariche e “pilotare” emergenze.
Tutto questo, “ce lo chiede soprattutto l’Europa”, sostiene sempre Zero Waste, che a Messina, lo corso 14 ottobre, in occasione della Giornata Mondiale contro l’Incenerimento dei Rifiuti, ha tenuto un incontro alla Casa Rossa. La Direttiva Europea 2008/98/CE, recepita in Italia con un DL del Dicembre 2010, parla di Società del Riciclaggio. E lo fa attraverso il sistema della “gerarchia”, in virtù della migliore opzione a tutela dell’ambiente. Risultato: “La quasi totalità dei comuni è fuorilegge e pertanto passibile di sanzioni europee”, ha spiegato Ginatempo.
Il tutto è rafforzato da una Risoluzione del Parlamento Europeo del 24 Maggio 2012 che invita la Commissione ad adottare provvedimenti finalizzati ad ulteriori restrizioni già entro quest’anno in merito alla “Direttiva quadro” sui rifiuti che fissava i termini al 2020.
Ma nonostante ciò, c’è chi va in direzione contraria: Legge “Sblocca Italia”, ribattezzata ad hoc da Ginatempo “Soffoca Italia”. Il Governo Renzi ritiene di “superare le procedure di infrazione per mancata attuazione delle norme europee di settore attraverso impianti di recupero di energia e di smaltimento dei rifiuti esistenti o da realizzare”, e ritiene tali infrastrutture “insediamenti strategici di preminente interesse nazionale ai fini della tutela della salute e dell’ambiente”. Il giudizio di Ginatempo e Zero Waste è durissimo: “E’ stata scritta una falsità!”. Per questo Zero Waste, attraverso una campagna nazionale, con tanto di petizione popolare avviata il 12 Novembre, ha redatto una denunzia da inoltrare alla Commissione Europea, al fine di bloccare i progetti di centrali a CSS.
Studi, ricerche, convegni, campagne a largo raggio, partecipazione a manifestazioni nel segno di “Meno incenerimenti, più lavoro, più salute”, caratterizzano l’impegno di Zero Waste verso la tanto agognata sostenibilità, cui siamo ancora tanto distanti. Lo testimoniano le azioni di “resistenza” che inevitabilmente Ginatempo e compagni sono costretti ad intraprendere, come la vittoriosa battaglia contro la prevista centrale a biomasse di Furnari, dove l’incenerimento sarebbe toccato nientemeno che al cippato di legname. E come se non bastasse, in questo caso era la palese contiguità con la famigerata discarica di Mazzarrà S. Andrea a legittimare il “peccato” del “pensar male”.
In ultimo, mai distogliere l’attenzione da Messina, dove l’Amministrazione Accorinti ha in atto la grande scommessa del progetto del biostabilizzatore di Pace, impianto per il trattamento meccanico-biologico per la separazione, nei rifiuti residui, della frazione umida, da “biostabilizzare”, da quella così detta “indifferenziata”. E qui ci risiamo: dove andrebbe a finire il CSS? E poi, tutto il nuovo sistema deve cadere a pennello con una perfetta gestione della raccolta differenziata. Allora, in prospettiva della costituenda società “multiservizi” che amministrerebbe tutto ciò, Ginatempo non ha dubbi: “Solo una gestione pubblica potrebbe garantirne un funzionamento corretto”.
Stavolta il suo intervento è a titolo personale, ma sembra proprio che una proposta ufficiale, condivisa da Zero Waste, non tarderà a venire.
Corrado Speziale
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