Seconda parte dell’intervista realizzata da Giulia Quaranta Provenzano
Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone la seconda e ultima parte dell’intervista alla cantautrice e producer campana Anna Soares,
Per quello che concerne il tuo primo album – dello scorso anno – dal titolo “Sacred Erotic”, qual è stata la sua genesi e cosa ti ha portato a scriverlo [clicca qui https://g.co/kgs/wXy3NM per ascoltare i nove brani contenuti in “Sacred Erotic”]? Tu identifichi rispettivamente il sacro e l’erotico in quale “quid”? “Ho iniziato a lavorare a <<Sacred Erotic>> nel buio della mia stanza, durante il primo lockdown del 2020, mentre imparavo a produrre …e, infatti, i brani che compongono l’album sono proprio le mie primissime produzioni. Sentivo la necessità di un taglio netto con ciò che avevo fatto in passato e la voglia di mettermi in gioco, svolgendo tutto da sola. Non avevo una vera consapevolezza a riguardo di dove stessero andando i pezzi in fase di creazione, è stato tutto estremamente intuitivo. Trovo che esistano molti punti di intersezione tra il sacro e l’erotico, se si riesce a vivere tali due sfere in modo non convenzionale e soprattutto non superficiale”.
Il 21 ottobre p.a. è uscito “Dionysus”, il tuo secondo album [clicca qui https://g.co/kgs/r2fCsx per ascoltare i nove brani contenuti in “Dionysus”] …Ebbene come ha avuto origine questo tuo cosiddetto figlio e in base a quale esigenza e/o proposito è venuto alla luce? “Ho composto <<Dionysus>> immersa nella natura, su una montagna e in un cimitero a strapiombo sul mare. La spiritualità e il modo in cui la vivo sono state terreno fertile per la scrittura, come anche la necessità di migliorarmi continuamente quale producer. Ho sperimentato campionamenti di vario tipo, uscendo dagli schemi canonici delle produzioni standardizzate e ripetitive …e ho creato choc attraverso modulazioni, suoni cupi e ritmiche diverse. Sì, mi sono divertita molto!”.
Hai affermato – ti cito – che Dionisio è uno degli dei che preghi e che ti accompagna nel tuo percorso umano, archetipo di alterazione dei sensi e del senso, ribaltatore della morale comune e altresì provocatore che costringe ad andare oltre il velo delle apparenze (per scavare verso il basso). Rivolgi dunque un preghiera mirante a che cosa, di preciso, per quello che riguarda la tua persona? “Rivolgo a Dionisio la preghiera di accrescere la mia essenza attraverso un percorso conoscitivo che non rinneghi l’ombra, ma la inglobi e la accarezzi”.
Hai dichiarato, inoltre, che <<(…) la perdita dei sensi e del senso può svelare strade verso consapevolezze altre, verso un sentire che ribalta la dicotomia alto-basso per spingere sempre più verso l’abisso>>. Tu cosa intendi con consapevolezza – ossia pure sostieni o no che il proprio nucleo caldo sia raggiungibile una volta che, abbandonati i paletti autoimposti, si asseconda l’istinto il quale coincide con i bisogni naturali e realmente caratterizzanti ognuno di noi? “Penso che ciò che ci allontana dalla consapevolezza di noi stessi non siano dei paletti autoimposti, piuttosto tutta una serie di norme all’interno delle quali dobbiamo stare per vivere. La normatività è fatta per esercitare un monitoraggio collettivo e difficilmente – se ci si lascia direzionare da essa – si asseconda davvero quello che siamo. Sono dell’idea che non si tratti solamente di “bisogni naturali” …indubbiamente l’istintualità e tutto l’immaginario che si porta dietro sono parti essenziali dell’essere umano, ma trovo sia anche interessante porre la luce sulla parte più mistica, spirituale, della diversità individuale e intellettuale che caratterizza ognuno di noi in modo unico e irripetibile. Tale roba lì, insomma, sarebbe bello non perderla”.
Quando ti è stato chiesto cosa vuoi trasmettere con le tue canzone hai risposto – ti cito nuovamente – che, nonostante tu sia consapevole del fatto che ognuno percepisca cose differenti in base al personale vissuto, ti piacerebbe smuovere un certo tipo di intorpidimento mentale e svegliare i sensi in direzione di quello che scuote e trascina: ci spieghi più del dettaglio a quali “immersioni” ti ferisci e, inoltre, cosa stimola e coinvolge totalmente te? “Immergersi è sempre qualcosa di molto personale e soggettivo, ogni essere umano sceglie le proprie catene – che, poi, sono la propria libertà. I mezzi attraverso i quali ho praticato la conoscenza di me stessa e l’immersione nella mia ombra sono stati ad esempio il BDSM, l’ambizione, il perfezionismo, l’ipnosi, la meditazione, l’alterazione dei sensi vissuta in maniera consapevole e direzionata, la creazione artistica. Ognuna di queste dette porte aveva uno scorcio che nessun’altra porta mi avrebbe concesso di vedere: il panorama ero esattamente io”.
Sempre discorrendo del tuo album “Dionysus”, hai detto che con esso vorresti arrivare <<agli abitanti dei mondi sotterranei, a chi esiste, a chi (sente che) esiste>>. Inerentemente a ciò, c’è un episodio che è stato l’ago della bilancia nel volere la “cittadinanza” di tale mondo e come spiegheresti codesta realtà, quali i suoi elementi costitutivi? “Probabilmente ho sempre vissuto nei mondi sotterranei, sin da quando – da piccola – venivo presa in giro per il mio corpo o per come parlavo molto più facilmente con gli adulti piuttosto che con i miei coetanei. I mondi sotterranei, per come li ho concepiti e strutturati io, sono quei luoghi dell’anima nei quali ci rifugiamo nei momenti in cui il mondo esterno non è allineato a noi e quindi ci sfugge o ci fa male… ognuno ha per l’appunto il proprio spazio, con personali peculiarità e caratterizzato dall’unicità. La magia avviene quando si entra in contatto con persone i cui mondi sotterranei sono affini ai propri …e codeste persone esistono, basta solo cercare nei posti giusti”.
Tue sono le parole <<(…) ognuno, nella sua unicità, coglie elementi anche di natura diversa e opposta all’ascolto della stessa produzione sonora. È, questa, una caratteristica dell’arte che adoro>>. Non sei pertanto dell’idea, sebbene il singolo possa avere e abbia una personale percezione, che sia possibile un’interpretazione oggettiva del vero significato degli elaborati artistici tale da contribuire così alla conoscenza dei mondi psichici dell’uomo e all’apprezzamento dell’arte quale espressione delle maggiori profondità insite nella personalità degli umani? “Sicuramente la percezione che ognuno di noi può avere dell’opera non esclude che essa – sia nel momento del concepimento e definizione da parte dell’autore, sia nelle sue fattezze estetico-sociali-culturali – abbia una propria istanza oggettiva dalla quale non si può prescindere. Se io scrivo un brano dalle sonorità cupe, pieno di suoni dissonanti e grida di dolore, magari una persona potrà trarre sensazioni diversissime dalle mie ma difficilmente proverà, ad esempio, felicità o entusiasmo (perché quelle frequenze vanno fisicamente in altre direzioni)… e questo è un dato oggettivo. Ciò nonostante, il sentire umano è talmente sfaccettato che nel momento in cui si immette qualcosa nell’Universo non è più tuo …ma è dell’Universo stesso e Lui saprà che farsene e come traslarlo in infinite modalità”.
La cover del tuo album “Dionysus”, disegnata da Simone Pinna, è una falena per metà organica e per l’altra metà meccanica. Hai spiegato che gli elementi che rimandano alle ovaie sono da te stati voluti così da alludere e comprendere viscere, oscurità, monito verso il basso, dualità, evoluzione, dissonanza, mostruosità. Mi sorge spontanea una curiosità, ossia se vi è o meno qualche spunto e ispirazione tratta dal farfastrello del producer e rapper Sick Luke.
Con i tuoi brani a tema erotico e kinky – cito un’ennesima volta, riportando nuovamente alcune tue affermazioni – speri di infrangere i tabù rispetto alle sessualità atipiche. Non a caso, questo inverno sarai impegnata nella produzione di podcast ironici e provocatori appunto sulle sessualità alternative e sui tabù della nostra società. Cosa, del confrontarsi e comunicare attraverso il sesso, trovi di massimamente piacevole e pensi che oltre ai piaceri ci siano dei doveri sessuali per il singolo e nella coppia, ecc. ecc.? “Penso che la cosa più bella dell’interazione sessuale sia la connessione profonda delle anime che entrano in contatto. Non è semplice e non è nemmeno scontato ciò, non sempre avviene …ma nel momento in cui accade è, il tale, il punto più alto che si possa toccare come individui in relazione con altri. Mente, corpo, spirito e viscere – tutti insieme – in festa e celebrazione. I “doveri” (se così vogliamo definirli) sono il mutuo rispetto, l’agire etico nei confronti dell’altrui persona, il consenso, la premura”.
Hai voglia di condividere con i lettori il tuo punto di vista circa la monogamia? “Trovo che la monogamia sia un costrutto sociale che la storia ha, in più occasioni, dimostrato non stare sempre facilmente in piedi. Essa ha senso come forma di controllo e monitoraggio generico degli individui, tuttavia la natura umana va in una direzione diversa – sia biologicamente, sia psicologicamente”.
Infine, prima di salutarci, vuoi farci partecipi dei tuoi prossimi progetti?“Come hai anticipato tu poco fa, nei prossimi mesi lavorerò a un podcast del quale ancora non posso svelare il nome… ma che sarà un’analisi su più fronti delle intersezioni tra le sessualità alternative, l’universo queer, l’era dei social media e la nostra società di oggi. Avrà un taglio divertente e provocatorio, però senza mai restare in superficie. Mi affiancherò a un professionista della comunicazione e podcaster per lavorare trasversalmente e confrontarci, così da fornire un quadro il più possibile sfaccettato. Inoltre, sto procedendo nella creazione del mio terzo album – sebbene, di questo, spero che ne parleremo prossimamente. Grazie, Giulia, per questa bellissima intervista”.
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