L’autore, per conoscerlo meglio, ama affermare: “Trovo che il formaggio sia tanghero e stomachevole a tal punto che si dovrebbe sollevare una questione di rilevanza internazionale per vietarne la produzione. Un gradino sotto il formaggio: provo disgusto per l’impersonale e arrogante “Diamoci del tu”. Apprezzo il “Lei” e ancor di più il “Voi”.
Non amo conoscere, di moltissimi miei conoscenti e di alcuni rarissimi amici – eunuchi padri e madri quasi inesistenti – i giovani e meno giovani figli; così come non amo la forzata conoscenza dei figli dei miei congiunti. Solitamente si tratta di coglioni/coglione, arroganti, qualunquisti, convinti di onnipotenza e onniscienza, cresciuti nel permissivismo totale, poveri delle più elementari regole di buona forma.Mi vergogno profondamente: perché da giovane, durante serate estive in montagna, sono stato in giro con sulle spalle poggiata una polo con le maniche a penzoloni, per un totale di quattro o cinque volte. Ringrazio il mio Angelo Custode per avermi scansato dal pensiero di farmi ricamare le iniziali della mia onomastica sulle camicie.
Alfredo Iraci, è nato a Galati Mamertino, poliedrico personaggio, un artista a tutto tondo, che ama Caravaggio, legge Pound e recita Mishima, ascolta la musica classica e che guarda il mondo spesso da prospettive non comuni ai “mortali”, che idealizza il Mito e gli Arcani. Oggi vive e lavora a S. Agata di Militello.
Iraci fu protagonista a Brolo, trent’anni fa, di una grande mostra nelle sale del castello di Brolo, insieme a Massimo Scaffidi che poi venne replicata al circolo culturale “il magazzino” di Capo d’Orlando. Poi seguirono altre mostre in Italia e all’estero e le sue opere si trovano in gallerie private esposte in spazi privati.
L’incontro artistico gode del patrocino dell’amministrazione comunale locale.