– di Corrado Speziale –
“Spazioquattro – Incontri D’arte”, nella nuovissima galleria di via Ghibellina 120, a Messina, inaugurata per l’occasione, sta ospitando, fino al 5 novembre,
Quando l’arte contemporanea attinge a fonti di ispirazione dei nostri avi, recupera il significato di una narrazione semplice, la quale, concepita a tinte forti, crea istantanee che si stagliano luminose e colorate dinnanzi agli occhi del visitatore. Accanto, i volti omologati della società dei consumi condividono lo spazio collettivo con i corpi, dal tratto grezzo, rappresentativi di una passione in cui la simbologia sacra e il mito incrociano magnificamente il pensiero reale.
“Senza nulla a pretendere” è un titolo che induce a pensare a una transazione tra Antonello Bonanno Conti e l’arte, quando in effetti, così non è. Né si può considerare una frase remissiva, rispetto al contesto dell’operazione, o al numeroso pubblico di appassionati che segue da sempre l’artista, noto per il suo pensiero libero e sensibile ai destini della società di oggi.
La scelta del primo artista che ne ha aperto i battenti è ricaduta su Bonanno Conti in virtù della creatività, delle visioni che lo contraddistinguono e della stima di cui è circondato, accompagnate dalla profondità dei contenuti delle sue opere. “Tagliare il nastro della nuova luminosa galleria” era l’intento, ben fondato, dei promotori. Di contro, l’artista, super impegnato in altri progetti, ha dovuto stringere i tempi per “battezzare” Spazioquattro:
Le opere, ben assortite all’interno della galleria, nonostante l’evidente vivacità cromatica della rinnovata “Pubblincittà”, coi suoi piccoli volti di carta, seriali, incastonati tra mille perline colorate in un insieme di “Scintille”, rimangono collegate da un filo invisibile, motivato e alimentato spesso da riferimenti religiosi. In questo ambito, la forte simbologia, rappresentata in figure e gestualità imperfette, colta da occhi liberi e laici, incontra la coscienza dell’uomo, con i suoi tormenti e le sue complessità, angosce e contraddizioni.
“Non andare”, “Non morire”, “Pietas”, “Annunciazione con Angelo Rosso”, “Madri e figli”, con la loro straordinaria forza evocativa, parlano al cuore e alla mente dell’uomo, illuminate e rallegrate da “Scintille” di speranza. “Venere sul giornale”, con la sua grazia accompagnata da una velata fragilità, ed “Ecco”, compongono un dittico dal valore testimoniale sul coraggio della donna.
Antonello Bonanno Conti, come sua indole, anche in questa circostanza sì è affidato alla “politica” del riutilizzo dei materiali: una tenda in disuso, pannelli pubblicitari e giornali quotidiani, con lui sono rinati a nuova vita, nel segno dell’arte e del valore perenne. Opera principe di quest’operazione virtuosa è senz’altro il “Cavallo di Troja” che fa “vetrina”, riaffacciandosi in mostra, dopo “Svernissage” dello Studio d’Arte Cocco di un anno fa. Una grondaia gettata via, recuperata e tagliata a pezzettini, assemblati poi in maniera certosina, è stata trasformata in opera d’arte. Date le notevoli dimensioni del mitico quadrupede,
Le opere di Antonello Bonanno Conti, in virtù di quanto egli, “Senza nulla a pretendere…”, racconti e rappresenti, meritano senz’altro un’ora della nostra giornata.
La mostra sarà fruibile fino a venerdì, 5 novembre, a Messina, presso “Spazioquattro – Incontri D’arte” di via Ghibellina, 120.
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