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Arte a Messina – Maria Giacobbe al Monte di Pietà

 

Tutto parte da “incisioni” per eccellenza, sulle quali l’artista costruisce un suo “universo” di arte e tecnica sopraffina: ceramolle, acqueforti, acquatinta. Ma anche collage e pittura.

E l’incisione, appunto, generalmente su lastra di zinco, è la materia preferita da Maria Giacobbe, di cui è davvero “maestra”. Non a caso è la disciplina che insegna all’Accademia Mediterranea di Messina.

La mostra, patrocinata dalla Provincia Regionale, ospitata al Monte di Pietà, che oggi chiude i battenti, è stata aperta lo scorso 10 Novembre. L’evento si è avvalso della direzione artistica di Saverio Pugliatti, che ne ha anche curato l’allestimento, e della consulenza dei critici d’arte Luigi Ferlazzo Natoli e Teresa Pugliatti, autori dei testi sul catalogo.

L’artista, classe 1960, laurea in Pittura all’Accademia e prima ancora in Architettura, ha al suo attivo numerose mostre personali e collettive che vanno dal 2003 ad oggi e che spaziano in campo regionale, nazionale e internazionale. “Svettano”, ad esempio, nella sua scheda personale, piazze prestigiose come Berlino, Bruxelles, Malta, Firenze e Roma.

“Preziose fantasie di grafica e pitture”, la sua “personale” allestita al Monte di Pietà, comprende opere che l’artista ha realizzato di recente, nell’arco degli ultimi tre anni. In esse è pertanto “leggibile” l’ultimo periodo denso di produzioni artistiche in cui la Giacobbe, attraverso varie forme irregolari, fenditure, cavità variegate di colori che penetrano magnificamente la sua stoffa nera – costante prerogativa dell’artista – accende l’immaginazione del visitatore dentro un percorso che inizialmente conduce in profondità e successivamente si sviluppa anche in ampiezza, secondo astrattezze che seguono movimenti irregolari, mai banali.

Tutto ha un senso nella struttura delle sovrapposizioni, nella scelta dei materiali e negli accostamenti con i collage, che l’artista pratica nei suoi lavori.

La mostra, come tutte quelle che Pugliatti ha allestito nella storica, suggestiva struttura di via XXIV Maggio, dispone di due sale, secondo un percorso bene articolato che regala al visitatore la giusta percezione del viaggio narrato nelle “preziose fantasie” di Maria Giacobbe. Ed il termine “preziose” non è scelto per caso, bensì per un senso compiuto del termine: è tutto oro ciò che luccica…o quasi, perché vi è anche del similoro in quelle decorazioni, ma non fa differenza.

Il percorso inizia laddove per l’uomo inizia la luce: “Sorgente” è il titolo del trittico realizzato quest’anno, che occupa tre lati del corpo centrale della sala. Questo risulta suddiviso in altrettante opere: “La Sintesi”, la principale dell’artista, “Tunnel” e “Soglia”. La prima, collage di polvere vulcanica, stoffa e foglia in similoro, presenta un fondo dorato che volge all’infinito. Riguardo le altre due sarebbe una banale ipocrisia se tralasciassimo un commento sulla loro morfologia, avvalorata dalla disposizione dei colori, in entrambe le opere, rivelatrici di un’inequivocabile anatomia femminile, che trova assonanza anche nei titoli, che richiamano il passaggio che conduce l’uomo verso la sua prima luce.

A seguire, sei incisioni verticali, realizzate su lastra di zinco, accompagnate da svariate tecniche dell’artista, occupano la prima parete di sinistra: “Ovulo primordiale”, “Blu”, “Essenza”, “Immersione”, “Trame leggere” e “Leggerezza”. L’artista, che ci ha accompagnato lungo il percorso, spiega la sequenza: “E’ come se la materia volesse uscire dall’ombra, mentre l’oro rappresenta l’anima. I fili che l’avvolgono fungono da sbarre di una prigione”.

Proseguendo, le forme variano di colore e si dilatano quasi per incanto, assumendo le forme di due “Angoli di cielo”. La prossima accoppiata è “Assenza dei due mondi”: “Ciò che si evidenzia – dice l’artista – è sempre la relazione tra reale e irreale”. Poi le due forme di cielo assumono la denominazione di “Pietra cosmica” e “Galleria celeste”.

Nella terna di incisioni denominate “Vortice”, all’interno di forme indefinite, appare l’uomo: “E’ la sua evoluzione, come se fosse dentro l’utero”, ha commentato ancora la Giacobbe.

Ancora avanti, con sei “Squarci innocenti”, l’interno assume una certa forma geometrica e l’artista ricorda che, nonostante tutto, è pur sempre architetto… Ma non solo, perché qui lei stessa fa notare come dietro quella tecnica sperimentale di incollaggio si nascondano degli affetti: “Ho incollato il lenzuolino di quand’ero bambina. Mi ricorda l’infanzia…”

Più in là, “Cuspidi dorate”, due incisioni ad acquatinta e collage, rappresentano per l’artista “La materia primordiale e la sua evoluzione”.

La prima parte della mostra si conclude con “Mondi paralleli”: forme bianche che si stagliano sul nero della stoffa, in cui, dice l’artista: “La materia è l’essenza”.

Nella seconda sala risalta agli occhi in modo straordinario la serie di “Plasma luminoso”, incisioni monotipo ad acquatinta e collage, raffiguranti evoluzioni multiforme che contrastano il buio. Ottima, l’idea di esporre nelle nicchie le lastre di zinco usate nel corso delle lavorazioni artistiche: opere di “work in progress”, interessanti per comprendere tutto il meccanismo, che fanno arte già da sé. Esse, dopo l’incisione, sono state inchiostrate, messe sotto torchio e da lì ricavate le stampe.

Un particolare importante per conoscere la scrupolosità di Maria Giacobbe, riguarda l’utilizzo delle basi per le incisioni non tossiche e quindi non dannose per la salute, sulle quali ci ha detto: “Faccio arte accostandomi alla natura, ricercando sempre materiali nuovi che diano gli stessi risultati degli altri”.

Quelle “preziose fantasie”, che fanno breccia nel buio nell’aprirsi alla vita, offrendosi allo sguardo del visitatore, assumono, così, anche il valore aggiunto della purezza.

 

 

Corrado Speziale

 

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