“Se il Futurismo si ferma alla pelle dell’individuo, l’Espressionismo fruga nel sangue, nell’anima.”
Non è un caso che queste parole, rimaste nascoste, da qualche parte, tra i miei pensieri, riemergano adesso con forza, davanti alle tele di Luigi Cirillo.
L’intento artistico (è oltremodo chiaro) affonda le radici in un contesto ben preciso, che va dal postimpressionismo fauvista alla scuola di Dresda.
Se non ci fossero pochi, ma straordinariamente significativi elementi di distinzione, Cirillo sarebbe “soltanto” un buon pittore, ma ritengo sia quanto mai interessante indagare queste tele in maniera più sottile.
Il rapporto che un artista stabilisce con lo spettatore è la chiave di lettura di interi movimenti culturali, prima ancora che di una tela.
A Kirchner niente avrebbe fatto più orrore che il sospetto che la sua pittura potesse essere scambiata per un esercizio decorativo, un divertimento basato sull’uso virtuoso del colore.
Fin qui la strada è comune, ma nelle opere di Cirillo, quello che cambia profondamente è lo sguardo. Il rapporto con lo spettatore. Cercherò di spiegarmi meglio.
Chi di noi almeno una volta non si è sentito interpellato emotivamente, quasi chiamato in causa, guardano il celebre Urlo di Edvard Munch?
I soggetti di Cirillo comunicano, con la stessa forza, le stesse angosce, accentuate però dallo smarrimento di uno sguardo che sfugge sempre in altre direzioni; perso, vuoto, indefinito, ma che nonostante tutto, per via di una magica alchimia dei tratti, ci raggiunge ugualmente con una forza devastante.
E’ questo che fa di Cirillo un contemporaneo; narratore di scenari quanto mai attuali, fisiologica trasfigurazione, forse, di quell’abisso esistenziale che annichiliva già lo Zarathustra di Friedrich Nietzsche, sportosi da quel Die Brücke, il “ponte”, che avrebbe poi dato il nome, per l’appunto, ad un influente movimento espressionista tedesco.
Queste opere, infatti, hanno a che vedere con qualcosa che viene da dentro.
Non c’è “rumore”; semmai un silenzio angosciante. Questo è dovuto probabilmente ai cromatismi, principali “responsabili” di questo spiazzante flirt dei sensi.
A volte i colori sono crudi e vibranti; altre volte spenti e lugubri.
Però, sfuggendo le combinazioni gradevoli, le relazioni tra i colori sono sempre aspre, persino ruvide.
Il colore non è mai fine a se stesso, ma strumento per commuovere; mezzo sapiente per dirottare i paesaggi su una dimensione trascendentale, quasi onirica.
Il colore, come linguaggio universale per raccontare gli spazi più nascosti dell’anima.
Pierluigi Gammeri
Personale di LUIGI CIRILLO
In mostra dal 12 Maggio al 3 Giugno 2012 presso la PINACOTECA DI CAPO D’ORLANDO
Nel suo percorso artistico ha avuto modo di confrontarsi con maestri del calibro di Lo Russo, Lo Monaco e Guarna.
Interessato alla pittura espressionistaha realizzato un percorso personale basato sul colore e le suggestioni emotive.
Dagli anni settanta ad oggi ha esposto in mostre collettive e personali, ottenendo numerosiriconoscimenti.
Attualmente prosegue l’attività di pittore e contestualmente insegna discipline pittoriche presso il Liceo Artistico di Capo d’Orlando.
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