Scrive così di lui Roberto Santoro, critico ed attento consoscitore delle vie dell’arte.
“Una cosa mi sono spesso chiesto, potrò io o il suo pubblico scambiare le sue opere con quelle di altri maestri similari? Credo di no. Penso che pochi possano affermare il contrario con assoluta sicurezza. Dunque Masia è uno dei pittori più riconoscibili e inimitabili presenti nel vasto panorama figurativo contemporaneo. Infatti nella sua ormai lunga carriera non ha mai interrotto la ricerca artistica, che lo proietta verso nuove cime.
Il Fusionismo prima, e poi un ininterrotto sperimentare su volumi, movimento e tematiche, lo porta a creare un nuovo ciclo di opere che chiama Frantumazioni, fa si che diventi quasi pure irripetibile e quindi condannato a mirare sempre più avanti.
Roberto Masia nasce a Iglesias, dove vive la sua adolescenza per poi seguire la famiglia in Sicilia, a Palermo e dintorni, qui si stabilisce e lavorerà fino alla fine degli anni novanta, quando si trasferirà a Vicenza per trovarsi ancora meglio presente nel mondo artistico. Ma la Sicilia lo attrae sempre maggiormente al punto da ritornarci continuamente e poter alimentare la esigenza di luce che i nostri colori sanno ispirare. La sua presenza, ancora giovanissimo, in numerose e prestigiose rassegne d’Arte contemporanea nazionali e internazionali, gli fa conseguire riconoscimenti e gratificazioni importanti.
Sue opere si trovano infatti preso gallerie d’arte nazionali e all’estero così come i suoi collezionisti. Non si possono non menzionare la presenza nei canali televisivi tematici che trattano la sua Arte, nonchè le pubblicazioni su cataloghi e riviste specializzate, per lui hanno scritto vari critici d’Arte fra cui Paolo Levi e Giuseppe Mendola, Angelo Mistrangelo, Carmelo Pirrera.
Il Masìa nasce principalmente pittore paesaggista, la sua tecnica è espressa, da sempre , con grande matericità, utilizza con successo i colori dai toni caldi e dai toni freddi in una fusione armonica di bellezza e naturalezza, senza tralasciare un altro particolare, non meno importante, che questa armonia crea e cioè la sensazione chiara e netta del movimento.
I suoi paesaggi o le sue scene sono in questo periodo un continuo racconto della terra che lo ospita, la Sicilia appunto e i luoghi della sua vita.
Avvicinarsi alle opere in generale del Maestro, significa scoprire la ricchezza e la singolarità di una tavolozza ampissima ma anche di un dominio assoluto dell’infinita gamma dei colori, che si rifà senz’altro all’espressionismo sensitivo degli impressionisti, ma con più dinamismo e, che apre a possibili nuovi scenari tecnici, visto come la sua creatività risulta vegeta e prolifica.
Trovo una grande semplicità nella visione delle sue opere, paesaggi, vedute, racconti o semplici atmosfere, si apprezzano, quando si osservano da vicino, l’energia, la sicurezza con cui utilizza i pennelli o le spatole, forza fisica dei fendenti utili a creare una rete interna alla soggettistica, per non dare appunto adito a punti negativi o noiosi nel dipinto. Da lontano a godere col nostro coinvolgimento, vestendo della sua espressione l’emozionalità di ognuno. Nasce simbolicamente il dialogo reciproco fra l’opera e lo spettatore, che non si stancherà, l’anima che la abita saprà sempre far scoprire particolari o esposizioni alla luce diverse con il variare delle ore, come a rendere cangianti i riflessi di ogni suo quadro.
Così mentre una sua realizzazione ci coinvolge per emozionarci, attraversata dal nostro sguardo, il nostro sentimento viene pervaso da una certa curiosità, quella appunto di poter vedere ulteriori sviluppi, per poter continuare il dialogo con chi l’opera ha di fronte a se.
Prerogativa di R. Masia, è mai abusare di inutili virtuosismi, lui interagisce con la natura, ed è con questo movimento continuo che crea una nuova corrente artistica che chiama Fusionismo.
Si può meglio comprendere, immaginando l’unione delle varie tecniche che gravitavano intorno all’impressionismo, col risultato evidente di aver tolto staticità ai soggetti dipinti, in più si libera di eventuali regole, o convenzioni, potendo ricercare appunto nuovi traguardi. E se il piacevole impatto può ingannare in quanto tanto variopinta è la sua tavolozza, dentro le sue opere e la sua mente scorre grande bravura e perché no anche un velo di nostalgia, di cose attuali ma già relegate al passato e al ricordo, ritrovando guardandole una suggestione assoluta o un magico incanto.
Da qui il passo verso un ulteriore evoluzione è naturale. Il maestro fa intravvedere quasi l’astrattismo nelle sue nuove creazioni, con una nuova tecnica che chiama “Frantumazioni”. Egli scompone e poi ricompone i soggetti narrati, utilizzando centinaia di rottami di plexiglas, di forma varia,posti disordinatamente sulla tela. Il suo creare li ricostituisce in modo tale da far riemergere espressioni anche realistiche, da ciò che in realtà è informe. Non si discosterà mai dall’immagine ma inventa una coesistenza fra i due stili, dimostrando ancora una volta come tutta la sua ricerca sia frutto di un continuo evolversi”.