A spiegare, commentare, parlarle è stato Antonello Pizzino, oculista, che appunto sa guardare, – da medico – e spiegare – da uomo attento alle strade della psicologia, aperto e sensibile – quello che vedono o vedevano questi pittori malati e come la loro follia, indotta a volte consapevolmente, deformava immagini, storpiava visioni, annullava i colori generando – da degenerazioni – opere d’arte.
La voce di Donatella Mentesana, compagna di vita di Antonello, precisa e puntuale, fuoricampo citando frasi degli stessi pittori – splendida quella di Munch “Una sera passeggiavo per un sentiero, da una parte stava la città e sotto di me il fiordo -il sole stava tramontando – le nuvole erano tinte di un rosso sangue. Sentii un urlo attraversare la natura: mi sembrò quasi di udirlo. Dipinsi le nuvole come sangue vero. I colori stavano urlando” – fermava il dire dell’oculista-relatore, puntualizzava e sottolinea i passaggi, apriva e girava pagina del dialogo, mai monologo, che Pizzino stava svolgendo.
Altrimenti non si spiegherebbe come poeti e pensatori arguti, intelligenze mai sopite o malati davvero di mente siano finiti, insieme, nei manicomi.
Ed il ricordo va alla grande Alda Merini o ad un mai abiurante Ezra Pound.
Ad introdurre la conversazione era stato l’onorevole Pippo Laccoto, ai vertici del mondo sanitario siciliano. Un addetto ai lavori che ben conosce il mondo “della malattia”.
Ha condotto Massimo Scaffidi.
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