Il lavoro è molto personale, il cromatismo è vicino ai colori naturali, ocra, ossidi, un matrimonio forzato tra acrilico bitume grasso e magro, Evelyn lascia fiorire la reazione.
A volte la sorpresa dell’incidente, un chiodo che scheggia la creta ed è l’emblematico “movimento” di un lavoro introspettivo sul senso alla vita.
Il fascino funziona.
Il riciclo è la nuova frontiera, ed ora lavora alle “maschere” che crea trasformando la materia.
Per anni, dice, che “il suo mezzo di espressione è stata la poesia”, oggi lascia tanto alla pittura, e la sensibilità le permette di esprimere la sua filosofia, il suo modo di dipingere dei paesaggi interiori.
Tra sorrisi e dolce essenze che si mischiano agli odori degli oli e delle cere il loro è un atelier davvero vivibile.
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