Aperta al pubblico in questi giorni presso gli spazi della galleria AREA CONTEMPORANEA la mostra personale di Vittoria Cafarella, continua a far parlare di se.
Interessante il commento di Pierluigi Gammeri pubblicato sul sito della Sak Be, l ‘associazione che ottimizza lo spazio “Area Contemporanea” e sta curando le varie mostre in programmazione.
L’esposizione mette insieme tre momenti di un cammino artistico molto variegato sotto l’aspetto della ricerca ma anche nell’utilizzo delle tecniche.
Le White Monkeys, sono forse l’emblema di questo movimento, di questo spazio teso tra l’animale e il sublime, cavo sperimentale dove scorre, nella sua straordinaria fragilità, l’uomo.
Se le scimmie bianche sono quasi un manifesto, la chiave generica del percorso, la seconda parte della mostra scende in profondità, regalandoci lo sguardo di un’intimità quasi spiata.
Il colore diventa autonomo completamente staccato dalla dimensione naturalistica, il tratto si fa tagliente ed incisivo per mostrare impietosamente l’angoscia, i segni di una disfatta sia morale che fisica.
La sessualità diventa ossessione erotica sedendo teneramente accanto alla solitudine angosciosa ed inquieta, scatenando un’altissima tensione emotiva, a tratti allucinata. Accade così che lo spazio diventa un contenitore di vetro quasi a rappresentare la tragica dimensione dell’uomo.
Chi è la musa inquieta inchiostrata da Vittoria Cafarella? L’artista rappresenta, forse, se stessa in maniera distorta, in totale rottura con la tradizione dello specchio come strumento di ricerca dell’io. Il dipingere se stessi non è più testimonianza della propria identità sociale ed emotiva, quanto piuttosto del fuori da se, dello sconosciuto, del lato estraneo dell’io. Le pose eccentriche, i gesti innaturali generano immagini stranianti. Dallo specchio viene fuori un doppio alterato, dai tratti torti e scavati.
La parte conclusiva della mostra ospita l’ultima fase della ricerca artistica, ancora in corso, più legata al territorio, alle sue radici. Progetto questo ancora in fase di elaborazione consapevole.
La scimmia bianca dichiara la sua identità, guarda dentro di se, esplora l’anima e il corpo, apre la porta, evade dalla scatola degli specchi … e comincia a guardarsi attorno …
Buon viaggio amica mia, di cuore.
P. Gammeri
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