Attualita

ASSOPACE PALESTINA – Sefora Adamovic dopo aver visto “Naila and the Uprising” dice la sua

 21 marzo a Messina c’è stata la proiezione di “Naila and the uprising“ alla presenza dei protagonisti

L’occasione è stata la firma della Convenzione dei Diritti nel Mediterraneo, progetto partito da “Un’altra storia” fondata da Rita Borsellino con in testa il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e la Città metropolitana di Palermo, il “Forum italo tunisino”, l’Associazione internazionale “Agorà degli abitanti della terra” e tra gli 80 firmatari anche Assopace Palestina.
In sala per il dibattito c’era anche la protagonista del film, Naila Ayesh (Centro per gli Affari Femminili di Gaza), suo marito Jamal Zakout (leader nella prima Intifada, lui stesso incarcerato e deportato), Luisa Morgantini (già vicepresidente del Parlamento Europeo e presidente di Assopace Palestina), René Abu Joub (European – Palestinians Initiative for National Action) e Sefora Adamovic (Assopace Palestina Messina) che racconta e commenta così:
È stato un onore (non ossequioso ma vibrante) e un immenso piacere conoscere e dialogare con Naila Ayesh e Jamal Zakout prima e dopo la proiezione di  “Naila and the Uprising” che racconta la prima Intifada e la storia di questi due sposi, leader e pionieri di una politica di resistenza non violenta all’occupazione israeliana.
Ciò che hanno vissuto Naila e Jamal scuote e commuove dentro il racconto a volte per filmati a volte per animazione che ne fa Julia Bacha, la regista brasiliana di origine libanese.
Incarcerati, torturati, separati dal figlio neonato, esiliati, fra volantini nascosti nel pane e notti all’addiaccio in prigione, Naila e Jamal hanno resistito e costruito, educato, vivificato una comunità che combatte ogni giorno per la propria esistenza sul territorio.
Stupende le immagini di donne, vere e proprie protagoniste della prima Intifada, che sotto gli ulivi cantano canti di libertà e organizzano scuole quando esse vengono distrutte dall’esercito israeliano e attività agricole e artigianali, mentre i mariti e gli uomini di famiglia sono fatti prigionieri o martirizzati.
Abbiamo appreso attraverso il loro racconto intimo e politico messo al servizio della causa palestinese, che esiste un’alternativa pacifica, nonviolenta alla lotta armata e che essa, sebbene estremamente dura da reggere e costruire, risulta quella che più preserva la storia di un popolo, il suo desiderio di libertà e riconoscimento, la sua identità culturale e la memoria collettiva, quella che permette di immaginare un futuro di pace.
Riflettiamo un attimo insieme dopo il film sulla nonviolenza, concetto alto spesso sfuggente, che Naila e Jamal rendono d’un tratto chiaro:
non volgiamo lo sguardo solo ai grandi esempi storici e storicizzati da Gandhi a Martin Luther King, ma comprendiamo che è insita nelle piccole diffuse realtà di resistenza laddove donne raccolgono datteri e olive, tessono tappeti, modellano ceramiche, studiano all’università, scrivono poesie, scalano montagne…
La storia della Palestina è una storia di donne e lo è sempre più: Naila Ayesh, Fadwa Tuqan, Hanan Al Hroub , Ahed Tamimi, Yasmeen Alnajjar …
Grazie, dunque, per la vostra lotta che sorge come gli ulivi della terra di Palestina e ci ricorda tutte le forme che può assumere la tanto invocata desiderata pace.
Sefora Adamovic (Assopace Palestina – Messina)

Redazione Scomunicando.it

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