Ecco il comunicato stampa integrale
La morte percorre le autostrade siciliane, si insinua tra i meandri delle deviazioni e le buche disseminate in vari tratti delle carreggiate, e transita per buie gallerie.
E’ ormai insostenibile e intollerabile che, di fronte ai progressi e alle conquiste tecnologiche, la Sicilia rimanga relegata ai margini dello sviluppo, scivolando inesorabilmente nel baratro dell’arretratezza e nel dedalo dell’inadeguatezza.
Le grandi opere infrastrutturali sono il veicolo attraverso il quale è più facile conquistare un futuro che si fonda sulla sicurezza e sulla tutela dei cittadini che si sentono abbandonati in balia di un tragico destino di sinistri presagi, ed è indispensabile porre fine con fermezza a questa spirale di morte.
E’ lampante la singolare anomalia del “caso siciliano”, che parte dal 27 novembre 2000, data in cui tra l’Anas ed il Consorzio per le Autostrade Siciliane è stata stipulata una convenzione, che affida a quest’ultimo le attività ed i compiti necessari per l’esercizio ed il completamento delle autostrade Siracusa-Gela, Messina – Catania e Messina – Palermo, per una estesione complessiva di circa 298 km. Da quel giorno, che a rigore può essere definito nefasto, si è assistito ad un progressivo deterioramento che si è nutrito di sprechi e disinteresse e che, nel febbraio 2007, ha portato l’Ispettorato di Vigilanza Concessioni Autostradali dell’Anas, anche su sollecitazioni e continue pressioni del Sottoscritto, ad effettuare continue visite tecniche ispettive sulla rete gestita dal Concessionario, rilevando e contestando le gravi inadempienze in relazione agli obblighi convenzionali, in particolare nel settore degli investimenti, della manutenzione e del mantenimento della funzionalità dell’infrastruttura concessa.
A fronte di tale sequenza di contestazioni e registrata la sostanziale assenza di reali risposte da parte del CAS, l’Anas ha proceduto a notificare al CAS, secondo quanto convenzionalmente previsto, formale atto di diffida e messa in mora il 7 febbraio 2008, intimando allo stesso di provvedere alla rimozione di tutte le criticità rilevate ma, le controdeduzioni presentate dal CAS al riguardo sono state giudicate non idonee e pertanto non accoglibili. L’Anas ha, inoltre, continuato a svolgere un continuo e costante monitoraggio sullo stato di attuazione delle attività avviate e messe in atto dal Concessionario nel periodo 2008 – 2010 a seguito degli inadempimenti formalmente contestati con l’atto di diffida rilevando, nel contempo, ulteriori inadempimenti in ordine al mantenimento della funzionalità delle infrastrutture in concessione ed alla realizzazione delle nuove opere previste in convenzione, prontamente contestati al CAS.
Il dato è allarmante, infatti, il totale complessivo ancora non conforme, relativo principalmente alla segnaletica, alla pavimentazione, alla manutenzione del verde nonché anche agli impianti tecnologici, è pari a n. 1062, di cui n. 153 risalenti al 2007, da ciò si evince la ratio in base alla quale il Decreto interministeriale del 05.07.2010, registrato alla Corte dei Conti il 4 novembre 2010, ha disposto la decadenza della concessione assentita con la Convenzione sottoscritta tra l’Anas ed il CAS.
La battaglia ingaggiata dall’Anas è costellata da corsi e ricorsi, e l’excursus giudiziario è un’odissea, una commedia dell’assurdo andata in scena in data 28 dicembre 2010 quando, il TAR Sicilia, Sezione Distaccata di Catania, ha disposto con decreto, ai sensi dell’art. 56 Codice Processo Amministrativo, la sospensione degli effetti del provvedimento di decadenza.
Esulando dagli aspetti puramente giuridici, è bene evidenziare come il programma presentato dal CAS per l’anno 2011, costituito da un elenco di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, risulta essere una semplice “riproduzione” di quanto riportato nella classificazione convenzionale degli interventi di ordinaria manutenzione, riducendosi ad una sommaria descrizione degli interventi, non comprendente, tra l’altro, né la giustificazione delle scelte operate, né i criteri di valutazione dei costi degli stessi interventi, nè la loro puntuale localizzazione, ed è quindi inverosimile che il programma, per di più in assenza di un cronoprogramma, possa essere attuato per l’intero importo previsto per l’anno 2011.
Queste le linee generali, e dopo un’attenta valutazione del complesso coacervo di contraddizioni e paradossi che tengono in ostaggio le autostrade siciliane, ho ritenuto indispensabile avanzare una richiesta ufficiale, presso l’Ufficio di Presidenza dell’VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati, di cui sono membro, con l’intento di calendarizzare un’audizione che possa coinvolgere i vertici dell’Anas, del Cas e rappresentanti della Regione Sicilia, in qualità di principale azionista del Consorzio commissariato, al fine di instaurare un proficuo ed incisivo dialogo che abbia ad oggetto la “querelle giudiziaria”, i progetti di ammodernamento e il loro iter, la situazione relativa ai lavori di manutenzione, eventuali proposte e previsioni: un confronto grazie al quale si possa pervenire ad un’assennata e permanente intesa nell’interesse di tutti i siciliani esausti per una logorante situazione di stallo e pericolo.
Roma, 16/02/2011
Ufficio Stampa On. Nino Germanà
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