In un quarto di secolo la formazione professionale in Sicilia è diventata un mostro:divora un fiume di soldi della Regione,ha in carico quasi diecimila dipendenti, offre illusioni di lavoro a decine di migliaia di giovani,cade nelle mani di incompetenti ed opportunisti.
Il tempo degli avvoltoi.
Non tutti:c’erano, e ci sono, quelli che hanno lavorato con onestà e capacità.
Ora la Regione è arrivata vicino al crac,ma la classe politica non mostra significativi segni di ripensamento sulle cause che hanno portato la Sicilia ad avere un altissimo tasso di povertà e disoccupazione e non mostra volontà di rimuovere privilegi, sprechi, clientelismo.
Avvia però un processo di riforma della formazione professionale senza mandare a casa migliaia di dipendenti incolpevoli che hanno fatto per anni il loro dovere in condizioni di disagio, con professionalità, amore e dedizione e subendo frustrazioni e persino ritardi nel percepire la retribuzione.
Sposta la fonte di finanziamento dalle casse regionali a quelle comunitarie e, di conseguenza, cambiano anche le “regole” di gestione e le prospettive, cioè il ruolo di autentica palestra per il lavoro a cui la formazione dovrà rispondere, risparmiando il 5o% di spesa.
Non è più tempo di vacche grasse.
E’ il caos o, ameno, la grande fuga.
Circa tremila dipendenti in cassa integrazione e, peggio, annunci di licenziamenti.
L’Anfe ha attivato la procedura per 170, il Cefop ha annunciato che licenzierà 350 formatori, l’Aram 64, l’Ancol 56.
Con tempismo ,prima degli altri confederali,è stata la CGIL a separarsi dall’Ecap; poi è stata la volta della CISL ad abbandonare lo Ial, sebbene fosse destinatario di un finanziamento pari a 26 milioni di euro dell’Avviso 20 e, ultimo in ordine di tempo la UIL lascia l’Enfap, ma con una onesta dichiarazione del segretario regionale Barone:”siamo consapevoli che gestire le risorse del Fondo sociale europeo implica un livello di capacità e di conoscenza che va al di là di un sindacato.”
Già!
Non c’è più spazio per i dilettanti.
Arriva anche il tempo degli sciacalli.
Latitanti e complici per anni con chi ha devastato la formazione professionale traendone profitti inconfessabili, ora essi imbastiscono una indecente campagna contro chi, rischiando del suo, decide di affrontare il nuovo.
Agli sciacalli si aggiunge il cicaleccio dei vecchi tromboni redivivi e dei novelli aspiranti ad improbabili fortune politiche.
Il bersaglio preferito è Francantonio Genovese: sia perchè è il più prestigioso e sia perche è parlamentare del forte PD.
Ai parolai, lui risponde con i fatti: così come prima con lo Ial della CISL, ora con l’ENfap della UIL ,impedisce ad un settore dissestato di trasformarsi in macelleria sociale e rischiando i suoi capitali (l’Unione europea non paga a piè di lista) e con persone che riscuotono la sua fiducia, salva migliaia di posti di lavoro.
Dovrà misurarsi su un percorso che nell’arco di un paio d’anni dovrà, auspicabilmente, riportare la formazione professionale al suo ruolo di fucina di professionalità e mestieri coerenti con l’offerta del mercato del lavoro e protesa alla crescita e allo sviluppo,affinchè si riaccenda la speranza che la Sicilia non sia più terra di miseria,emigrazione, disperazione.
La svolta del lavoro
Direttore giornale “La Svolta del lavoro”, Presidente Centro Studi A.Grandi .Già segretario generale aggiunto della federazione dei pensionati della CISL e responsabile organizzativo del sindacato europeo.
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