Cronaca

BANDO ALLE CIANCE: Preso il boss lo Stato deve recuperare subito il suo patrimonio

Pensieri in libertà di Giovanni Frazzica

Il fatto che fino ad ora gli investigatori abbiano trovato abiti griffati, gioielli, preservativi, profumi costosi e viagra serve ad alimentare un gossip morboso, utile forse a fare aumentare la tiratura dei giornali. Invece la stima di oltre 4 miliardi del patrimonio del boss Matteo Messina Denaro, probabile capo assoluto della mafia siciliana, è solo un calcolo fatto grazie alla somma dei sequestri e delle confische fatte ai prestanome.

Ma quantificare il patrimonio lui riconducibile è un’operazione oggettivamente difficile, perché la ramificazione degli interessi economici su cui operava è tale da delineare una ragnatela che in parte, non si sa quanto consistente, è ancora sconosciuta. Tuttavia è necessario e urgente che gli investigatori si muovano per fare una ricognizione ed una acquisizione di questo patrimonio che deve andare al più presto nelle Casse dello Stato che ha visto tanti suoi servitori morire per difenderci dalla criminalità mafiosa.

Quindi bando alle tentazioni di fare, sotto l’emozione del momento particolare, del divismo giudiziario, c’è da lavorare sui soldi del padrino che, come in altri casi, rischiano di evaporare e poi, alla collettività resterà un boss malato che non parla e che, giustamente, deve essere curato e mantenuto come si deve.

Ma i “piccioli”, il maltolto, il frutto macchiato di sangue di trenta anni di attività criminale, non è forse giusto che vengano recuperati fino all’ultimo centesimo? 4 miliardi, se la stima è giusta, sono circa 8 mila miliardi di vecchie lire per chi pensa all’antica, (il 10% di una manovra finanziaria per intenderci) una cifra immensa, che non può rimanere nelle mani di eventuali “compari” che, rimasti liberi e incensurati, continuano ad alimentare eventuali attività illecite.

In tal caso la cattura di Messina Denaro sarebbe una vittoria di Pirro contro la mafia.

Giovanni Frazzica

Redazione Scomunicando.it

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