«Smettiamola di commemorare Paolo perché ce lo chiede il calendario. La memoria senza verità è un insulto».
Nell’ anniversario della strage di Via D’Amelio, ci piace rammentare quanto disse Luigi Ciotti, che ruppe il rituale delle celebrazioni e chiede al Paese un sussulto di dignità.
Parole dure, quelle pronunciate nel ricordo di Paolo Borsellino e degli agenti Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, uccisi il 19 luglio 1992 da un’autobomba della mafia.
«Troppo facile — afferma Don Ciotti — una memoria solo commemorativa, una memoria che non è viva, generativa di verità e giustizia. Il nostro è un Paese che nega il diritto alla verità, con una memoria dimezzata, d’occasione. Una memoria che non illumina le tante zone oscure della nostra storia: omicidi e stragi, giochi di potere, connivenze tra politica e criminalità».
«La democrazia tradita»
Ciotti denuncia, senza mezzi termini, il tradimento della Costituzione: «Era forte la mafia sotto il fascismo, ha continuato a rafforzarsi nella libera democrazia, e questo è uno scandalo. La prova che la Costituzione, frutto di tanta lotta e sangue, è stata tradita. Le mafie hanno potuto prosperare grazie a una politica fiacca, spesso complice, e a una coscienza civile intermittente. A un’antimafia discontinua o stagionale». Il leader di Libera chiamò ed è giusto farlo anche oggi in causa istituzioni e cittadini, invitando a uscire dall’ipocrisia delle celebrazioni «che servono solo a lavarsi la coscienza» e a pretendere risposte sulle tante verità ancora nascoste: «Non è compatibile la democrazia con le zone d’ombra, con i silenzi e le verità manipolate».
«Senza verità, nessun futuro»
«C’è un solo modo per ricordarli senza offenderli — avvertì —: fare della ricerca della verità la nostra etica, la nostra responsabilità quotidiana. Solo cercando la verità troveremo la giustizia e daremo un futuro ai nostri giovani, che il bisogno di verità ce l’hanno nel sangue. Solo cercando la verità avremo sempre accanto Paolo e tutti gli altri, vittime del potere ma presenze vive in chi combatte menzogna e corruzione per costruire giustizia». Parole che suonano come una condanna di ogni retorica e di ogni immobilismo. «Smettiamola — concluse Ciotti — di fare della memoria celebrativa un alibi per fare poco o nulla negli altri giorni dell’anno».
La memoria ricordando Borsellino e Falcone non è una data sul calendario, ma un impegno radicale, senza tregua, contro il potere che uccide, manipola e tradisce.
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