Clima pesante quello che si respira ancora oggi a Brolo.
Al comune bocche chiuse, non per paure o timori, ma semplicemente perchè manca la voglia di parlare su quanto è accaduto.
Sugli arresti, sull’indagine, sui sospetti.
Pesano quelle porte chiuse, le scrivane deserte, gli assenti.
Si dovrà tornare alla normalità, alla quotidiana gestione dell’ente.
Ci sono scadenze, impegni attività programmate.
E su questo sta lavorando l’amministrazione comunale diretta da Irene Ricciardello.
Cercasi segretario comunale, e potrebbe essere la dottoressa Carmela Stancampiano.
Cercasi revisore dei conti.
Lo dovrà nominare il consiglio comunale – si accredita a questo ruolo il commercialista Pietro Ferrante – ma per convocarlo necessita un sostituto del dirigente degli Affari Generali, forzatamente assente.
Cercasi un ragioniere.
E qui non sarà facile trovare un professionista che sostituisca un collega, che metta mani, da subito, al bilanci, presenti e passati…. che gestisca creditori e masse debitorie ingenti.
Oggi è l’indomani di una tempesta, annunciata, attesa, già scritta, per alcuni arrivata troppo tardi, per altri anticipata e prematura per via di un’inchiesta ancora non definita, tesi supportata dal fatto che a luglio la Procura ha chiesto ulteriori sei mesi per chiudere le indagini, che certamente riguardano altri filoni e si allarga in rigagnoli di accertamenti, e questo non esclude l’ipotesi di altri, possibili, indagati.
Nessuno è mai contento.
Comunque quando è arrivato lo tsunami giudiziario, all’alba di ieri, ha sorpreso tutti.
Eppure anche gli indagati si aspettavo il blitz, e qualcuno, agli amici fidati, avevano confidato di aver paura che non avrebbe passato il ferragosto a casa.
E ora le macerie che ha lasciato questo tifone sembrano immensi cumuli di detriti che sotterrano tutti e tutto, a partire dall’immagine del paese, che ancora una volta è in ginocchio.
Mentre la magistratura prendere il suo tempo e gli avvocati sono al lavoro per stilare le linee della difesa degli imputati, loro assistiti, è tempo anche di provare a capire cosa è successo.
Di dare le chiavi di lettura su come e perchè sia accaduto ciò.
Se si poteva evitare, impedire, dove c’è stata la falla nei controlli, nelle verifiche.
Di certo se il teorema giudiziario è azzeccato le complicità, reali, latenti, omissive, sono ampie e complesse.
Ma sarà opportuno anche comprendere da quando il “sistema” era stato avviato, sicuramente in maniera blanda prima, ma poi andato a regime, è divenuto un treno a vapore, questo stando a quanto trapela dagli atti delle ordinanze restrittive.
Sette arresti (nelle varie forme previste dai dispositivi della magistratura) si sono concretizzati dall’inchiesta sui mutui fantasma che ora sembrano storie concrete, mentre si attende conferma sui nomi di chi è stato successivamente iscritto nei registri degli indagati.
Si vocifera di altri nomi che si aggiungono alla lista – probabilmente sono tre, all’inizio pareva che erano quattro – , mentre per i geometri Tripi e Andreani, pur rimanendo inclusi tra gli indiziati, non si è registato alcun provvedimento restrittivo, situazione che ridimensiona di molto le loro posizioni.
Un passaggio non da poco.
Entrambi sono in carico all’Ufficio Tecnico. Quasi a volere escludere le responsabilità di questo comparto, e quindi accreditare il teorema di un “sistema parallelo”.
Ma oggi ad essere ascoltato, per primo dagli inquirenti è stato proprio il ragioniere capo del Comune Carmelo Arasi.
E’ al centro dell’inchiesta.
Per i magistrati intorno a lui roteava tutto il sistema della gestione economica, nel bene e nel male del comune, ma secondo i suoi legale, potrebbe essere un abbaglio.
Lo hanno interrogato alla presenza dei suoi difensori gli avvocati Carmelo Occhiuto e Maria Americanelli.
Trapela poco.
Ma come riportato da più fonti per Arasi ci sono solo delle semplici irregolarità contabili messe in atto allo scopo di coprire delle spese legate all’ordinaria amministrazione del Comune come il pagamento degli stipendi e fatture di creditori riconosciuti.
“In tal modo ho evitato il dissesto del Comune”. Questo ha afferma Arasi al Gip Ines Rigoli, che gli sedeva di fronte insieme al procuratore capo della Repubblica di Patti, Rosa Raffa ed al pm Bonazinga.
Carmelo Arasi ha rigettato ogni altro addebito.
Lui, sostiene, non ha mai incassato denaro.
Per lui – ma questa è una tesi che ha sostenuto anche di fronte gli ispettori della Corte dei Conti e nei confronti con il Revisore dei Conti, non ci sono ammanchi nelle casse comunali ed i pagamenti sul conto della figlia – anche lei agli arresti domiciliari – non sono, altro che gli stipendi dovuti in quanto dipendente della Infotirrenia, società di riscossione dei crediti per conto del Comune.
Una procedura concordata al tempo con l’impresa di riscossione.
Una sorta di partita di giro.
Chi si aspettava dichiarazioni eclatanti da parte di Carmelo Arasi, oggi sarà rimasto deluso.
Ma la mattinata è corsa solo sui riscontri e il rigettare gli addebiti.
Domani dovrebbe essere ascoltato l’ex sindaco di Brolo, Salvo Messina – in regime di arresti domiciliari anche lui difeso dall’avvocato Occhiuto -. Per l’ex amministratore l’accusa di reati di falso e peculato; indennità di fine mandato del 2012 ed altri rimborsi non dovuti o anticipazioni non documentate nelle rendicontazioni finali.
Ma l’accusa più grave verte sui contributi intascati dalle società sportive controllate.
Accuse che Messina è pronto a contestare, giustificare e arginare come detto in un comizio nell’ultima campagna elettorale.
Poi a seguire saranno ascoltati gli atri indagati, mentre a Brolo il clima, sui blog, diventa impietoso ed all’uopo seguirà – come anticipato – nelle prossime ore una puntualizzazione-dichiarazione del presidente del consiglio Giuseppe Miraglia.
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