Brolo, Brolesi e la Chiesa – Dieci anni fa veniva ristrutturata

Un’azione di “recupero” architettonico che costrinse i Brolesi ad emigrare per mesi in un altra sede di culto. Oggi per ricordare quei lavori, a dieci anni dalla sua riapertura, una serie di manifestazioni sacro-istituzionali. Di certo, mentre si parla da sempre di costruire di una nuova chiesa, negli anni, quella dell’Annunziata, oltre che dal tempo e da terremoti, ha subito gli insulti di chi ne ha rubato i tesori, attuato restauri, approssimativi, sulle opere pittoriche, ma rimane sempre la “Chiesa” di tutti i brolesi.

 

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Padre Donato Marino, da poco andato in pensione, curò al tempo la riapertura della Chiesa dell’Annunziata, oggi spetta a padre Enzo Caruso, che si sta prendendo cura dei suoi Fedeli, a celebrare una ricorrenza, che potrebbe essere anche il punto di partenza per nuovi lavori tesi a valorizzare quel che resta del  patrimonio artistico rimasto, ma anche per guardare ad altro.

In questo 2016 cade l’anniversario del 330° anno della fondazione della Terra dell’Annunziata (quello che era il centro al di fuori della mura del castello medievale di Brolo), all’interno della baronia di Brolo da parte di Giovanni Lanza.

Praticamente l’anno di fondazione del comune di Brolo, che segnava i confini che spaziavano dalla Terra di Jannello sino a Sellica per poi perdersi verso la marina.

Poco meno di cent’anni da quella data venne edificata la Chiesa di Brolo.

Lo testimonia la scritta sulla lapide che ne ricorda l’evento

HANC AEDEM EX BROLI BARO TUNC IGNATIUS ABBAS DIVAE NUNTIATAE CONDIDIT AERE SUO ET MARIANO SUB NATO INDE PAROECIA FACTA EST QUI DEDIT ET DOTEM NON PIETATE MINOR ANNO A P. V. 1764

Una chiesa che nasceva sulla grande trazzera regia.

Due torri campanarie, come si vede nei disegni di Carl Grass, più alte di quella esistente.

Che si lesionarono a seguito di vari terremoti. Quindi abbassate e una abbattuta. Anche se è nel 1918 che si  assiste al crollo  dell’ala destra della Chiesa Madre.

Poi venne ricostruita ed  il soffitto della chiesa, come lo si vede oggi,  con l’aiuto di travate in legno, fa parte degli ultimi lavori di restauro.

Una Chiesa che aveva al suo interno delle tele pittoriche, non di grande pregio artistico, ma che nei restauri successivi, vennero “oltraggiate” al punto che anche nel grande quadro che adorna l’altare maggiore, oggi sono “spariti” dei dettagli riportati nel dipinto originario.

La chiesa di Brolo subì varie trasformazioni nel tempo.

Sparita la balaustra in marmo che divideva l’area dell’altare da quella riservata ai fedeli.

Chiusa una botola che dall’altare maggiore introduceva in una sorta di sotterraneo, come anche degli affreschi che si potevano notare alle spalle dell’altare.

Molti anziani ancora negli anni sessanta ricordavano una serie di arredi, lampadari, e suppellettili. persi o andati a chissachì.

Come anche del vecchio portone in legno non restano tracce, e oggi ,uno, moderno, ma certamente senza stile, ne dipinge la facciata.

Resta ben poco di pregio nella chiesa di Brolo.

Un fonte battesimale, una bellissima vara, e poi le statue dei Santi, con il dilemma se quella di Santa Rita, sia quella che rappresenta realmente la protettrice dei militari brolesi che la vollero a ritorno dal fronte.

Ma per i brolesi, la Chiesa dell’Annunziata rimane un punto di incontro, un simbolo.

E va bene così.

Così com’è.

Oggi ci saranno due Messe, di mattina, e a tarda sera, alle ore 20,00 per permettere anche a chi lavora di potervi partceipare ( e non vi sarà la Messa alle 18,30, come di consueto).

Durante la S. Messa delle 20,00 sarà collocato, in forma solenne, sull’area presbiterale, il logo dell’Anno Santo “Misericordiosi come il Padre”.

Il logo, che è stato presentato alla Comunità il 20 dicembre scorso, dopo la consegna avvenuta per mano del vescovo nella celebrazione giubilare del 19 dicembre, avvenuta a Gliaca di Piraino, rimarrà lì fino alla fine dell’Anno Santo.

Dopo sarà collocato, in modo permanente, in un punto scelto della Chiesa, a perenne memoria di quest’Anno Santo straordinario, voluto da Papa Francesco.

“Mentre, dunque, celebreranno l’anniversario della dedicazione della Chiesa in quanto edificio che, come un grembo, accoglie la comunità e la nutre con la Parola di Dio e con i sacramenti – dice padre Enzo Caruso –  l’attenzione sarà messa in modo particolare sulla Chiesa in quanto Comunità- Popolo di Dio, che custodisce nel suo grembo la Parola da proclamare, in particolare, quest’anno, del Vangelo della Misericordia, e che è chiamata a camminare insieme per dare testimonianza di fede, speranza e carità e quindi ad essere promotrice e strumento di concordia, di riconciliazione e di pace”.

Un momento utile quello che la cronaca della commemorazione ci offre anche per rammentare chi prima dei già citati, padre Marino e don Enzo Caruso hanno servito le anime di una Brolo cattolica altri sacerdoti.

Alcuni riuscendo anche a trasformare la canonica anche in depandace della sezione della democrazia cristiana, o con l’arrivo di padre Pippo in quella, antagonista, del PCI. Don Pippo infatti poi divenne il compagno Alibrandi, abbandonò la tonaca, insegnò e scrisse libri – lui di San Giorgio di Gioiosa Marea – scrisse sulle classi meno ambienti, sulla povertà dei pescatori sui braccianti e le donne, in lotta, dei Nebrodi.

Il ricordo va certamente a padre Antonioo Lo Presti.

Interista sfegatato, insegnava latino, e religione alle “medie”.

Quando non era in chiesa amava stava al Circolo, allora ancora sulla nazionale, e poi ci restò anche quando” l’Artgianato” venne sostituito dall’Aurora.

Una scelta anche quella di dividersi il pomeriggio con don Lillo, a veder gli altri giocare a tresette.

Sotto padre Lo Presti passarono tanti giovani parroci. Padre Giuseppe, don Franco,  e poi padre Cavallaro – oggi arciprete a Ficarra, che ogni volta che passa da Brolo è una festa per tutti – e padre Pippo ( meglio rammentarlo anche come padre Lembo, buon giocatore di pallone, attento nel porre il dibattito, aperto al dialogo come forse pochi in quegli anni, tormentato già da giovane, ma grande amico di tutti, sicuramente. Sono questi due, senza levar nulla a nessuno, quelli che hanno lasciato il segno ad una generazione come quella di chi scrive.

Altri tempi, altri anni, quelli del cineforum in parrocchia, delle gite al campo dei preti a Sant’Agata, dei Lunedì di Pasqua a Castell’Umberto, e poi dei campionati di calcio, tra Tarcisiana e Nuova Inter in quello che era il campo di via Trieste, ricavato sul letto del fiume, che quando tirava se lo portava via.

Certo gli anziani ricordano ancora “Padre Pietro”, uomo di fede con la politica nel sangue, democristiano instancabile – era il tempo che i comunisti mangiavano i bambini, ed a Brolo, roccaforte già dei Germanà, c’era la paura dell’avanzata socialista, c’erano le campagne elettorali giocati sul ruolo della Chiesa, la presenza delle Democrazia Cristiana, e padre Randazzo – che veniva da San Salvatore di Fitalia – è stato un protagonista di quegli anni .

Ma Brolo, come tanti altri paesi, vede la storia del suo quotidiano scorrere con le vicende della Chiesa.

E vede passare preti a padri missionari, quelli che andavano in africa, e cercavano fondi per combattere il colera e la lebbra; quelli che venivano per la Pasqua, quei monaci che intimorivano con la loro barba, ma lasciano a tutti la fede con le aperture del cuore,regalando anche “rosari” fatti di petali e legni odorosi.

Una storia che solo qualche decennio fa vide il paese raccolto – tutto in chiesa -, erano gli anni 90,  per veder prendere i voti Fra’ Felice, prima all’anagrafe semplicemente Totò, insieme ad altri cinque “fratelli” dell’ordine dei francescani scalzi o assistere sgomento  ad altre scelte, Come quelle di altri giovani figli del paese, portati a rinunciare, in zona Cesarini, al prender i voti.

La chiamata non era poi così forte.

Ricorda la Brolo cattolica, i banchi vuoti della Chiesa, sotto le bombe. Il passaggio degli americani che qui vi entrarono con gli stivali sporchi di sangue e fango, i matrimoni in sacrestia – di chi era reo di essersene fuiuti – i funerali negati ai suicidi;  i battesimi non celebrati per chi era frutto di peccato non benedetto, e quelli celebrati, non di domenica, per  non abbastanza timorati da Dio.

La Chiesa che dividendoli per banchi, ospitava le lezione di catechismo, la domenica alle due,  con le suore, Concetta, Maria, la Superiora, che stavano sopra “l’asilo”, al Castello, che mostravano immagini “terrificanti” e che mettevano tutti in colonna per due durante le processioni con i gigli in mano.

E prima ancora, nel 1921, d’aprile, in seguito all’andar via del sacerdote  Giuseppe Napoli , osservava la scelta del Consiglio Comunale – allora si usava così –  che provvedere ad indicar il  nuovo Parroco. Una scelta caduta su  Vincenzo Gembillo, era di Piraino. Ma durò poco. E quando questo, dopo  aver “ringraziato questa popolazione e la sua rappresentanza  per la lusinghiera dimostrazione di affetto che ha voluto dargli  è costretto, per ragioni familiari, ad insistere nella sua rinuncia” venne sostituito  dal Reverendo Corrado Melia che proveniva da Reitano, poi ancora da don Luigi  Musarra  di San Salvatore di Fitalia..

Passaggi rapidi. Forse dettati anche dalla politica del tempo, dalle logiche dei Vescovi.

I fedeli brolesi ebbero a dir messa, in quegli anni anche il reverendo Sacerdote Benedetto Biffarella, lui veniva da Mistretta.

Altri tempi, che vedevano anche la Chiesa Madre trasferirsi, anche allora per restauri, costruita nello slargo dell’Annunziatella, dietro il terreno dei Milio e di De Lorenzo, con la sacrestia che faceva da torre campanaria e che poi divenne anche l’officina di un fabbro, don Paolino, ci si chiede ma quelle splendide ogive che ne disegnavano i laterali, in legno e vetro.. che fine hanno fatto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

fotogallery dettaglio del restauro effettuato

 

 

 

 fotogallery della Chiesa Madre di Brolo

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Redazione Scomunicando.it

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