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BROLO – La leggenda di Maria la bella in un romanzo di Donatella Russo

di Stefania Bonifacio

Un silenzioso ma eloquente dialogo, quello tra il Castello di Brolo e lo scoglio che si erge nell’antistante mare, quasi a dolce monito di una storia d’amore infelice tra la dolce castellana Maria la Bella e il pescatore che ogni giorno gettava le sue reti in quella costa così florida non solo per bellezze paesaggistiche, ma anche per vicende passionali e per sentimenti di dolore.

La tradizione orale, suffragata da un polveroso manoscritto, conservato negli archivi di qualche romita biblioteca, ci racconta di questa storia i cui contorni sono quelli vaporosi della leggenda e che ancora oggi desta un certo fascino nel viaggiatore che recandosi nella costa brolese, rimane magnetizzato dalla seduzione del territorio, dall’alchimia di acqua, sole e pietra che sembri aver partorito questo episodio. Una storia ricca di pathos e di avventura che nella versione romanzata di Donatella Russo, in “La Bella di Brolo”, Armenio Editore, acquista una trama caratterizzata da un crescendo di emozioni e di suspance che solo pochi capolavori letterari sanno trasmettere. Il Castello dei Principi Lancia, nell’ambito dell’eclettico palinsesto della Rassegna Medievalia, ha voluto far rivivere il fascino della leggenda attraverso lo spettacolo costituito da musiche, cortometraggi e commenti dal titolo “La leggenda di Maria La Bella”, presentazione sui generis del romanzo della Russo, valente richiamo alla tradizione della cittadina, al suo atavico emblema medievale, ai personaggi che lì vi hanno abitato. Organizzatori dell’evento l’Editoria Armenio in collaborazione al “Consorzio Castello”, “l’Associazione Tradizioni Popolari” (ATP), il “Centro Servizi Aziendali”, col patrocinio della Regione Siciliana. Le musiche composte da Eugenio Favano hanno contribuito alla ricostruzione di un’epoca, quale il secolo XVII, con i suoi usi, con i suoi costumi che all’abbagliante luce della costa tirrenica pare fiducioso e sereno, non tormentato dai tumulti di guerre e pestilenze che nel giro di poco tempo flagellerono l’isola. Il canto eseguito da Azzurra Petruzzo e Sebastiano Campisi, colonna sonora dello spettacolo ci ha accompagnato in questo viaggio a ritroso alla ricerca delle orme della castellana e del suo amato uomo del mare.
“Il romanzo non si limita a narrare una storia accaduta quattro secoli fa, – ha precisato in una sua riflessione, la dott.ssa Stefania Bonifacio,- ma quasi per una vocazione carmica suscitata dal luogo abbracciato da un miscuglio di sole, di pietre, di verde, di mare, estende l’impronta indelebile della leggenda nel XXI secolo, precisamente quattrocento anni dopo, nell’anno del Signore 2004. E’ singolare che protagonista di questa vicenda sia un forestiero, precisamente un editore di Torino, che vivendo l’umanità della caratteristica cittadina tirrenica si trovi coinvolto in questo thriller dove il filo dominante è l’eco di questa storia lontana, ma non troppo, rinnovata alla memoria dalla tradizione orale del paese”.
“Una vicenda, quella della “Bella di Brolo” che è radicata nella torre , che ha il respiro ozonico della salsedine ed è bagnata dall’amarezza delle lacrime- ha dichiarato il regista e scrittore Mimmo Mollica- e che ci fa richiamare alla memoria un’altra vicenda triste, quella di Laura Lanza di Trabia, baronessa di Carini, e del passionale amore conclusosi tragicamente per Ludovico Vernagallo”.
La lettura di alcuni brani del romanzo, dalla voce diretta della scrittrice Donatella Russo, che impeccabilmente secondo i canoni della recitazione teatrale ha comunicato pathos crescente, ha contribuito a dare colore a un evento che nella sua forza espressiva ricorda alla memoria di noi uomini del XXI secolo la dimensione d’amore, la purezza di giovanili sentimenti e il muto dolore che quelle pietre serbano al di là del fluire delle vicende terrene… Ed è così che il Castello di Brolo dopo quattro secoli torna a raccontare…

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