Un periodo: le Feste che se da un lato sfavillano di lucine colorate, di regali e lustrini, con tutti i buoni propositi – anche ipocriti – del mondo, dall’altro, acuiscono le differenze, i contrasti, le paure e la solitudine; generano la malinconia in chi vive particolari condizioni di disagio, economico a volte, ma anche sociale, d’inserimento, d’abbandono.
Il contrasto tra i buoni odori dei cenoni, degli alberi addobbati e dei vestiti delle feste, e quelli di case dignitosamente tristi, grigie, senza sorrisi, senza aver nulla di che sorridere., occupate da gente che non si vuole arrendere, che vuole vivere e che cerca lavoro, rendersi utile, tornare a sorridere.
Quindi anche un pranzo “diverso”, vissuto insieme, condiviso diventa un attimo di riflessione, che aiuta e serve a capire.
In quest’ottica, ma non solo, si può definire un successo quello voluto, organizzato erealizzato, a Brolo, per la prima volta, dai Volontari – quelli che senza sigle o etichette – giorno dopo giorno operano nel disagio sociale; dalle suore dell’oratorio, dagli operatori nel sociale.
Un pranzo che ha visto impiattare anche politici e amministratori, sportivi e gente comune, mamme e professionisti, ma che non può nasconde un malessere crescente Il tradizionale pranzo natalizio – anche a Brolo – diventa quindi punto di partenza per riflessioni future.
Lorom sono stati i protagonisti di un pranzo che si allarga ai parenti, magari lontani, per stare insieme. Tutti vicini, anche per poco.
Il pranzo natalizio a Brolo ha visto insieme stranieri, bambini, anziani, disabili, malati, ex detenuti e persone marginalizzate da una società che solo ora si accorge che la ”malattia” c’è l’ha dentro, e purtroppo ogni anno queste persone aumentano.
Un momento di riflessione intorno a quest’evento – dove anche il menù è stato pensato per tutti, per unire intorno alla tavola anche gente di fedi diverse, e così le lasagne non hanno carne, il maiale è bandito e rimpiazzato da altro, ma il pane è condiviso, spezzato, offerto, diviso – necessita anche per dare una lettura sociologica del fenomeno: «Il tessuto sociale si sta lacerando. Molte situazioni difficili che potrebbero risolversi naturalmente se ci fosse un po’ di solidarietà sono abbandonate a se stesse ed esplodono». In altre parole: molte persone che un tempo passavano almeno il giorno di Natale in compagnia. Oggi sono sole.
“Perché sia Natale ogni giorno – dicono chi ha lavorato per realizzare questa momento di incontro – necessitano volontari, impegno, creare una banca della solidarietà”.
Questo è il punto di partenza.
Per realizzare il pranzo hanno collaborato in tanti offrendo, oltre alla simpatica manovalanza, anche prodotti, buste dono, dolci, insomma una comunità che stimolata ha risposto è questo è già un buon segno.
Alla fine la “cartolina dell’evento” è il grande tavolo imbandito a festa dove più di cento persone riunite come una sola famiglia per dimenticare l’amarezza di una vita di stenti.
Ed ora sarebbe bello – dicono gli organizzatore, stanchi ma soddisfatti – che insieme ai volontari, aiuto umano, arrivassero costantemente prodotti di generi alimentari, vestiario, abbigliamento, ma anche giochi, penne, quaderni, per riempiere e stringere quelle mani, zeppe di bisogno, che si allungano ogni giorno sempre di più.
Chi vuol dare un proprio contributo può rivolgersi, a Brolo, direttamnte all’Oratorio, oppure contattare l’Ufficio dei Servizi Sociali del Comune, dove si sta sviluppando un progetto di interventi definito appunto “progetto Persona” e che ha l’essere umano, i suoi sogni ed i suoi bisogni, al centro di tutto.
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