Cultura

BROLO OGGI – La pièce “di mafia si muore sempre tre volte”, scritta e diretta da Marina Romeo, alla sala multimediale

Donne che hanno fatto la storia della lotta alla mafia. Donne che hanno pagato prezzi altissimi per il loro coraggio. Donne determinate e coraggiose. Il lavoro di Marina Romeo diventa un omaggio ad una donna-mamma che ha dedicato la sua vita al figlio e che ora, dopo la sua morte, continua nel segno della speranza, con papà Ignazio, nell’impegno sociale e nella solidarietà. Il lavoro teatrale sarà messo in scena subito dopo la cerimonia della consegna delle borse di studio dedicate a Ninuccio Raffaele

Le donne sono le protagoniste del lavoro teatrale di Marina Romeo, dal titolo ‘Di mafia si muore sempre tre volte’, che sarà messo in scena questo pomeriggio alla sala multimediale di Brolo. Una sala, la “Rita Atria” che porta appunto ill nome di una donna, anzi una ragazza.coraggio. Una rappresentazione che si inserisce in un contest che parla del”coraggio” di essere mamma… sempre.

Ma andando al lavoro che andrà in scena. Si tratta di una riduzione di quello teatrale scritto da Marina Romeo, ed ora adattato per la sala “Rita Atria”..

Le artefici del dramma sono Serafina Battaglia, prima donna-coraggio dei tempi moderni a sfidare Cosa nostra, la sua antesignana, Giuseppa Di Sano, eroina pressoché sconosciuta che alla fine dell’ottocento sbaragliò con la sua testimonianza un clan responsabile dell’uccisione della figlia,  Felicia Impastato, madre del protagonista dei ‘Cento passi’ , Francesca Serio, madre del sindacalista Salvatore Carnevale, Graziella Campagna, ragazzina uccisa ‘preventivamente’ da un mafioso perché non svelasse I segreti della sua latitanza, e Rita Atria, la ‘ pasionaria’ dell’antimafia, suicida dopo l’attentato a Borsellino.

Il titolo sottintende ad una prassi agghiacciante, riscontrata in tanti delitti che hanno lambito o interessato direttamente le protagoniste.

La prima uccisione é quella “fisica”, la seconda avviene con il discredito che cala ad arte sulla vittime, per depistare le indagini, la terza avviene quando le istituzioni non riescono o non vogliono giungere ad una verità, lasciando impuniti i responsabili.

Le protagoniste raccontano in prima persona le loro vicende, fornendo una illuminante chiave di lettura psicologica delle loro azioni.

Nel testo viene approfondito il ruolo delle donne nella storia della mafia.

Tratteggiate con efficacia anche le figure di eroine dell’antimafia che ancora lottano per affermare la legalità.

 

l’intervista

 

“Delle protagoniste di questa piccola grande epopea delle donne che hanno combattuto la mafia mi ha impressionato un dato, a prima vista banale. Quasi tutte si sono ribellate a Cosa Nostra in seguito all’uccisione di un loro congiunto.
Sembra un dato scontato, invece in realtà sono tantissime le donne che invece hanno accettato passivamente o addirittura hanno applaudito delitti che coinvolgevano mariti, figli, amanti, come se tali atti fossero necessari, anteponendo le ragioni delle organizzazioni criminali a quelle dei sentimenti”.
Marina Romeo, scrittrice, al suo esordio con questo lavoro nella scrittura teatrale, racconta il testo “Di mafia si muore sempre tre volte”, dedicato alle donne che si sono opposte alla cultura mafiosa.
Tutte le mie eroine hanno mostrato un coraggio che va al di là dell’immaginabile.
In certi periodi ribellarsi alla mafia significava chiudere i ponti con la società e vivere un’esistenza marginale, conclusa spesso con una vecchiaia in solitudine.
Ho dato una voce alle donne ormai morte, ma anche a quelle eroine che ancora combattono quotidianamente contro le mafie.
Una di queste, Teresa Cordopatri, è un modello di coraggio civico e di nobiltà d’animo che mi piace sottoporre all’attenzione dello spettatore: ella tuttora conduce in quasi totale isolamento una lotta mortale contro la ‘ndrangheta”.
“Oltre alle vicende biografiche delle protagoniste, autentiche pagine di storia, mi ha affascinato l’analisi psicologica di queste donne eccezionali, ho tentato una ricerca per individuare il seme dell’eroismo e per valutarne il lato femminile, che non coincide quasi mai con quello maschile.
Madri, sorelle, figlie, non sono rinunciano mai alla pietà, anche quando sono toccate negli affetti più cari”.

 

 

Redazione Scomunicando.it

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