Cronaca

BROLO RICORDA – L’omaggio alle stele che ricordano Livatino, Moro e la sua scorta e Peppino Impastato

Dal 2007 in Italia si celebra ogni 9 maggio il Giorno della Memoria per tutte le vittime del terrorismo. E Brolo non ha voluto mancare l’appuntamento.

le parole dell’assessore Maria Vittoria Cipriano
“Ricordare la drammaticità del 9 maggio 1978, la forza dell’appello contro la mafia, nel 1993, di san Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi, e oggi, il giorno della beatificazione di Rosario Livatino è un dovere per un’amministrazione comunale attenta, ma soprattutto un momento di ricordo da trasmettere ai giovani, ai ragazzi. Una atto di testimonianza per loro che sono il nostro Futuro”.
A dirlo è stata l’assessore alla cultura di Brolo, docente e fortemente impegnata in prima persona, per la realizzazione di quest’atto di testimonianza a Brolo, Maria Vittoria Cipriano che ha voluto al fianco dell’amministrazione anche due associazioni simbolo, quella edita anche al ricordo del giudice Rosario Livatino, l’associazione culturale Raggio di Sole, e la Sak Be, l’associazione culturale fortemente impegnata sulle problematiche sociali.
43 anni fa, a poche ore di distanza, vennero uccisi il presidente della DC, Aldo Moro, ed il giornalista Peppino Impastato. Fu una delle pagine più tristi della storia repubblicana italiana , qundo in due luoghi distanti quasi mille chilometri, nel bagagliaio di una Renault 4, in Via Caetani a Roma, venne rinvenuto il corpo senza vita di Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana e già presidente del Consiglio dei ministri ed a Cinisi veniva ucciso il giornalista Peppino Impastato, attivista di Democrazia Proletaria, noto per la sua attività contro Cosa Nostra. Il corpo fu ritrovato in un casolare a Cinisi, nei pressi di Palermo.
Quasi un occulta regia univa i due fatti.

E oggi in una data simbolo si aggiunge un altro elemento. La beatificazione di Rosario Livatino.

Come ha detto Don Ciotti:  “Con riconoscenza e gratitudine. Livatino sarà beato perché ucciso in odium fidei. Per disprezzo verso la sua fede cristiana, intransigente e pura che i mafiosi videro come ostacolo insormontabile a corromperlo. Lui era innamorato della vita, non era un uomo dalle grandi certezze, ma piuttosto dalle grandi e coraggiose domande, quelle profonde e feconde. Premessa del suo agire, si interrogava senza sconti, anche personalmente”.

Il presidente di Libera ne fa un ritratto preciso, commovente. “Il suo aderire al Vangelo è stato fondamentale, l’ha incarnato nelle sue scelte di vita e con altrettanta sincerità ha aderito alla legge, intesa come mezzo per il fine della giustizia. Responsabile verso le leggi e prima ancora verso le persone. Enorme era in lui il senso di responsabilità, le sue bussole erano la Costituzione ed il Vangelo. Gli amici, i colleghi ci hanno trasmesso anche la sua grande umiltà e trasparenza, virtù cristiane fondamentali. Scriveva nel suo diario che nessun uomo è luce assoluta ed era anche trasparente perché non aveva nulla da nascondere. Diceva che ogni magistrato non deve solo essere, ma anche apparire indipendente. Ho visto – conclude – i suoi diari, metteva la sua vita nelle mani di Dio. Ricorreva spesso la sigla “STD”, sub tutela dei. Sotto la tutela di Dio. Questo era Rosario Livatino”.

Redazione Scomunicando.it

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