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BUON COMPLEANNO Marco Tardelli!

Roma– Un compleanno riassunto in un poster perché davanti ai 60 anni di Marco Tardelli l’Italia intera si rivede lo storico urlo a squarciagola nella finale di domenica 11 luglio 1982 contro la Germania a Madrid, che ha di fatto trasformato una esultanza in un simbolo eterno, un’icona alla pari della rovesciata di Parola immortalata sulle figurine Panini…!!!
Uno dei pilastri di quella Nazionale Campione del Mondo di Bearzot in Spagna 1982, che fece innamorare i cinque continenti…!!!  
Centrocampista con grande classe, grinta, velocità e senso del goal. Marco Tardelli era uno dei mediani più forti di quegli anni. Con la maglia bianconera ha vinto tutto, dal 1975 al 1985. Ha vinto ben 5 Scudetti, 1 Coppa uefa, 1 Coppa delle coppe, 1 Supercoppa Uefa, 1 Champions League (Coppa dei Campioni) e 2 Coppe Italia. Gli manca la Coppa intercontinentale, che la Juve vinse nel dicembre 1985, ma lui già fu ceduto ai rivali dell’Inter.
Marco Tardelli è stato l’unico giocatore ad avere preso un voto in una pagella non stilata da un giornalista. Otto, per la precisione, e gli fu assegnato da Moana Pozzi nel suo libro di memorie, in cui giudicava gli uomini con cui aveva fatto sesso (Falcao, quello della Roma Anni 80, si beccò un 5). Da cronista navigato aggiungo, altresì, che Marco Tardelli è l’unico giocatore che negli Anni 70 giocava con la stessa intensità di un centrocampista dei giorni nostri. Un Vidal ante litteram e forse perfino un pochino più tecnico.
Marco ha festeggiato il suo 60esimo compleanno in famiglia in Sicilia, nell’isola di Pantelleria. Con mia figlia Sara, giornalista e collaboratrice di Giovanni Minoli, ora a Radio 24-Il Sole 24 ore, con il programma “La Storia siamo noi” e con mio figlio Nicolò, 23 anni, laureato in economia e commercio.

–Marco, oggi è un uomo felice e appagato?
Certamente. Come tutti, comunque, ho avuto i miei alti e bassi, e la vita che ho condotto non è stata sempre in Paradiso. Se però mi guardo indietro e faccio confronti con gli altri, con la maggior parte della gente, certo non mi posso lamentare: la mia esistenza è stata bella”.

–Si perde, oserei dire nella notte dei tempi il terzo alloro mondiale contro la Germania nel  mitico Bernabeu, di fronte al presidente della Repubblica Sandro Pertini?
Con estrema sincerità devo confessarti che mi manca davvero molto l’atmosfera di quel calcio, anche la società è cambiata. Il nostro sport allora era più felice, adesso è spettacolo e non nel senso migliore del termine”.

–Se la mia memoria non mi inganna, caro Marco, eri chiamato Schizzo, per la frenesia della tu corsa…
Ho iniziato la mia carriera con il Como nel ruolo di terzino, poi ho giocato mezzala destra, anche all’Inter, con la doppietta al Real Madrid. Nella Juve ho vinto cinque scudetti e varie coppe, ma la squadra migliore era la Nazionale del mitico ‘vecio’ Enzo Bearzot”.

–Abiti a Cernobbio (Como) e da quest’anno fai parte della squadra della “Domenica Sportiva” come commentatore tecnico, dove hai sostituito Fulvio Collovati, altro campione di Spagna ’82.
Vorrei rimanere nel mondo del calcio, mi piacerebbe ripropormi. Comunque  i miei ricordi più belli in assoluto sono quelli di quando sono nati i miei figli Sara e Giovanni”.

–Un’altra meravigliosa avventura è stata nelle vesti di vice ct del mitico Giovanni Trapattoni con l’Irlanda dal 2008 al 2013…
Ero un collaboratore e basta. Porto nel cuore quel lustro, speciale per amore, passione e sportività è unico. Adesso aspettiamo entrambi di rientrare”.

–Quali sono i ricordi più belli di una carriera vissuta sempre da grande protagonista?
Oltre alla nascita dei figli, quella serata a Madrid per il terzo titolo mondiale dell’Italia: non mi pentirò mai di quell’urlo. Né dimentico il debutto nel Pisa. Era il 1972 e facevo anche il cameriere part-time, in un ristorante vicino a piazza dei Miracoli. Naturalmente poi la Juve”.

–La tua carriera di allenatore è partita con l’under 16 dell’Italia e poi come vice di Cesare Maldini nell’under 21. Di seguito Como e Cesena, in B, il ruolo di secondo di Cesare Maldini con la Nazionale A.
Le soddisfazioni non sono mancate avendo vinto l’Europeo under 21 del 2000 e avere raggiunto i quarti di finale alle Olimpiadi di Sydney. Rammento volentieri anche il subentro all’Inter, a Marcello Lippi, perché dalle storie negative si costruisce sempre qualcosa”.

–La tua carriera di allenatore è proseguita con il Bari in serie B, come ct dell’Egitto e tecnico dell’Arezzo, sempre in serie B. Ma qual è stato il momento più brutto?
L’Heysel poteva essere una delle vittorie più belle, risolse un rigore procurato da Boniek ma fuori area, trasformò Platini: quella tragedia immane però ha cancellato tutto. Contro il Liverpool comunque è stato giusto giocare. Cosa sarebbe accaduto se non fossimo scesi in campo? Avrebbero potuto esserci grossi problemi, quindi non potevamo fare diversamente”.

–Con la sincerità che ti ha sempre contraddistinto, ma sapevate che erano morte  39 persone?
Prima dell’inizio non eravamo tranquilli, avevamo capito che era successo qualcosa di pesante, anche se non immaginavamo quanto. Negli spogliatoi ci dicevano che comunque la partita sarebbe stata giocata”.

–E’ vero che in quel periodo eri divorato dall’ansia, eri insonne….?
Correvo nei corridoi degli alberghi per smaltire la tensione. E fumavo in camera o tenevo svegli i compagni di camera”.

–Come mai hai deciso di ritirarti a soli 34 anni?
Al San Gallo, in Svizzera, non mi andava più di giocare alla domenica, anche se non smettevo di allenarmi”.

–Immagino che avrai ricevuto tantissimi messaggi di auguri…
Un centinaio circa, per me non fa differenza da chi provengano”.

In televisione è sempre stato caustico come tutti i toscani, è lucchese, di Capanne di Careggine e sino alla scorsa stagione era opinionista di radio Rai. La nostra telefonata con Marco Tardelli era partita a modo suo: “Sei un giornalista? Beh, questo non ti fa onore. Andiamo pure avanti”.Va beh, tanti cari auguri, Schizzo… e grazie ancora per averci regalato quella fulgida immagine della gioia e dell’esaltazione.

 

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