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CALENDARIO AMBIENTALE 2024 – Il nostro futuro dipende dalla qualità del clima e dalla salute del suolo

Pubblicato il calendario ambientale 2024, la nota di AssoCEA Messina
L’AssoCEA Messina APS prof. Francesco Furnari (www.ceamessina.it) attraverso la pubblicazione di un Calendario Ambientale perpetua una tradizione inaugurata nel 2012 , ponendo al centro ogni anno un tema ambientale.

Il Calendario Ambientale (www.calendarioambientale.it) del 2024 è dedicato alla Qualità Climatica in Sicilia, una problematica che reclama urgenti azioni mitigative.

La Sicilia dispone di conoscenze scientifiche attestate da una ricca letteratura. Le restituzioni cartografiche del calendario sono una testimonianza di interrogazioni di un DATA BASE GEO-RIFERITO di oltre 250 milioni di dati in linea.DATA BASE GEO-RIFERITO di oltre 250 milioni di dati in linea.

Un sentito ringraziamento al prof. Vincenzo Piccione già docente dell’Ateneo catanese e oggi nella qualità di Coordinatore della CTS di AssoCEA Messina APS  per aver messo a disposizione le rappresentazioni cartografiche della Qualità     Climatica in Sicilia.

Un ringraziamento esteso al suo team di giovani ricercatori nelle persone di Rachele Castro, Rosanna Costa, Pietro Monforte, Michele Seminara, Vincenzo Veneziano e che collaborano altresì attivamente nella qualità di soci con il CEA Messina onlus, oggi AssoCEA Messina APS prof. Francesco Furnari, da oltre 10 anni.

Già nel 2019 AssoCEA Messina APS ha dedicato il Calendario Ambientale ai Cambiamenti Climatici e alla Lotta alla Desertificazione (www.facebook.com/calendarioambientale2019), una rappresentazione cartografica del rischio desertificazione a coronamento delle pubblicazioni del Bollettino dell’Accademia Gioenia.

Il Calendario Ambientale “la Qualità Climatica in Sicilia” del 2024 esce a ridosso della pubblicazione in undici tomi del rischio desertificazione in Sicilia, caratterizzato a scala comunale e rappresentata mettendo a confronto tre periodi (1931-1960, 1961-1990, 1991-2015) e anticipa l’ulteriore pubblicazione in undici tomi della Qualità Climatica connessa al rischio desertificazione in Sicilia, caratterizzato anche a scala comunale e rappresentata mettendo a confronto gli stessi tre periodi summenzionati.

La Qualità Climatica è un tema strategico sia nella rappresentazione del rischio desertificazione secondo la metodologia MEDALUS, che muove da quattro qualità (climatica, vegetazionale, del suolo e gestionale del territorio), ma anche perché la Sicilia, al centro del Mediterraneo, è indiziata da crisi climatiche importanti.

Grazie all’ampio arco temporale di dati meteorologici base (precipitazioni e temperature) processati e validati, si è in grado di rappresentare su base statistica le dinamiche meteoclimatiche in corso e supportare conseguenti scelte gestionali del territorio a scala comunale.meteoclimatiche in corso e supportare conseguenti scelte gestionali del territorio a scala comunale.

Le cartografie riprodotte nel Calendario sono anticipazioni, gentilmente concesse, degli undici tomi della Qualità Climatica che verranno pubblicate nel 2024 nella collana IRSSAT e in alcuni contributi scientifici delle collane editoriali di SIGEA-APS.

Un particolare ringraziamento al Vice Presidente della Regione Siciliana on.le Luca Sammartino, all’Assessore del Territorio e dell’Ambiente  della Regione Siciliana on.le Elena Pagana e alla Vice Presidente Vicaria di AssoCEA Messina APS on.le Angela Foti per il sostegno e l’attenzione e per aver impreziosito questa edizione con le proprie riflessioni su un tema così strategico non solo nella ns. realtà.

In ultimo, ma non meno importanti, i prestigiosi patrocini ed il sostegno del Nodo InFEA della Città Metropolitana di Messina.

Per quanti intendano approfondire il tema DESERTIFICAZIONE possono visitare la pagina dedicata su www.irssat.it.

Qualità Climatica e del Suolo in Sicilia

L’OMS ha definito la salute stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non solo come assenza di malattie e infermità; la qualità della vita ha assunto il significato di uno stato di benessere fisico e psichico.

Lo Stato Italiano è chiamato ad attuare programmi di prevenzione, cura, riabilitazione ed intervento, per perseguire l’equilibrio psicofisico della popolazione – vedasi art. 32 della Costituzione Italiana che recita La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

I Governi ancora oggi trattano l’inquinamento atmosferico, dell’acqua e del suolo, i cambiamenti climatici e il declino della biodiversità, come questioni unicamente ambientali. Solo di recente è stato riconosciuto il legame tra Ambiente e Salute Pubblica. A riprova è stata modificata la Costituzione, individuando in essa il principio della tutela di ambiente, biodiversità ed ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni (art. 9). Una rinnovata consapevolezza ecologica integrale e il riconoscimento del diritto a un ambiente sano.

Numerosi studi collegano la qualità ambientale di un dato territorio alla qualità dei servizi ecosistemici erogati dallo stesso, nonché il collegamento con il buono stato di salute delle popolazioni. Un ecosistema è sano se è attivo, mantiene la sua organizzazione e autonomia nel tempo ed è resiliente allo stress. Ecosistemi sani forniscono benessere umano attraverso servizi ecosistemici che i sistemi naturali svolgono a favore dell’uomo. Ecosistemi ben gestiti, biologicamente diversificati, possono fornire in modo sostenibile molteplici servizi e vantaggi alle persone, ma se mal gestiti e modificati forniscono meno benefici e possono aumentare gli oneri socio-economici. Sul lungo termine un uso intensivo può persino compromettere la capacità di un ecosistema di continuare a fornire i servizi inizialmente desiderati. Al contrario, il miglioramento delle condizioni degli ecosistemi può aiutare a ripristinare la loro naturale produttività nel tempo, assicurando altri benefici essenziali. L’importanza dei servizi ecosistemici è indiscussa in quanto questi, direttamente o indirettamente, influenzano e sostengono la vita ed il benessere umano in termini di salute, accesso alle risorse primarie, sostentamento, etc. Il deterioramento dei luoghi e la perdita di qualità dei servizi ecosistemici sono, a loro volta, direttamente o indirettamente, correlabili alla diminuzione della qualità della vita e quindi dei livelli di salute media della popolazione.

Le politiche comunitarie di sviluppo agro-zootecnico hanno avuto da sempre un occhio di riguardo alle zone agricole svantaggiate, in particolare per equilibrare le disparità esistenti tra le diverse regioni agricole d’Europa attraverso indennizzi compensativi finalizzati all’incentivazione delle attività agricole, al miglioramento del reddito degli agricoltori favorendo il presidio del territorio e la riduzione del processo di spopolamento. L’erogazione di aiuti nei riguardi di questi territori svantaggiati si applica se i terreni sono ubicati in zone montane, dove le condizioni pedoclimatiche sono difficili e comportano costi più elevati della media, se a bassa produttività, con conclamati fenomeni di spopolamento e con necessità di preservare l’ambiente naturale e se in zone con svantaggi particolari.

Dal momento che la Sicilia rappresenta l’hotspot del rischio desertificazione si impone un progetto di ampio respiro che consista nell’individuare i territori comunali a maggiore rischio selezionando, a sua volta, i territori comunali più fragili dal punto climatico, vegetazionale e gestionale del territorio, avviando un progetto di manutenzione dei suddetti territori in chiave eco-sostenibile. Su un totale di 391 comuni, 280 sono caratterizzati da una popolazione pari a 10.000 abitanti, molti di questi sono affetti da marginalizzazione, isolamento e, non ultimo, da perdita più o meno significativa di fertilità del suolo, bene primario da cui discende la capacità di sostentamento di una comunità.

I territori aventi un buon livello di qualità climatica e un ridotto rischio desertificazione, consentono alla popolazione ivi residente di beneficiare di numerosi servizi ecosistemici mentre  i territori con bassi valori di qualità climatica e alti valori di rischio desertificazione causano disagi importanti alla popolazione residente, riconducibili alla perdita dei servizi ecosistemici, ivi inclusi gli aspetti collegati direttamente e indirettamente alla salute.

Il diritto umano essenziale di vivere in un ambiente sano – quale improrogabile condizione per garantire il diritto alla salute, è la sfida alle criticità che interessano il territorio della Regione Siciliana, hotspot dei cambiamenti climatici, dei processi di degrado, in particolar modo della desertificazione.

È conclamato il carattere trasversale dei cambiamenti climatici e, in particolare, la possibilità che il fenomeno possa influenzare in modo significativo la capacità della società di conseguire gli obiettivi in materia di gestione sostenibile delle risorse naturali e di suo adattamento anche da un punto di vista strutturale, infrastrutturale, sociale, sanitario ed economico. La siccità, la scarsità d’acqua e la desertificazione comportano una caratterizzazione della Qualità Climatica e dei suoi effetti.

La distribuzione annuale e infra-annuale delle precipitazioni e la frequenza degli eventi estremi rappresentano i fattori che contribuiscono maggiormente alla degradazione del suolo nelle regioni aride e semiaride del Mediterraneo. Siccità e aridità concorrono in modo significativo al processo di desertificazione che interessa i suoli poco profondi e intensamente erosi, ne discende che l’intensificazione delle crisi climatiche potrebbero rendere vulnerabili gran parte dei suoli nella regione mediterranea.

La gestione del suolo, dal punto di vista ecosistemico, è una preoccupazione primaria per la conservazione della biodiversità e può essere raggiunta solo dopo un’adeguata gestione scientifica della rizosfera.

La percentuale di territori siciliani affetti dai processi di desertificazione, nonché caratterizzati da valori bassi di Qualità Climatica, rendono prioritaria la manutenzione del territorio nonché l’avvio di iniziative anche a carattere sperimentale per garantire alla popolazione residente il giusto accesso al diritto alla salute.

Sulla base degli studi effettuati per la caratterizzazione della Qualità Climatica è emerso che le implicazioni sociali, economiche, sanitarie, ambientali e infrastrutturali che discendono da valori di Qualità Climatica Bassa sono numerose e si configurano come base di partenza per nuovi approcci programmatici, pianificatori e decisionali in una logica di Clima-adaptive e Climate Change Mitigation.

In Sicilia esistono territori che beneficiano di un alto livello di qualità climatica e un basso valore di rischio desertificazione, consentendo alla popolazione residente di beneficiare di numerosi servizi ecosistemici ma anche territori dove la qualità climatica è bassa e alti valori di rischio desertificazione con conseguenti disagi direttamente riconducibili alla perdita dei servizi ecosistemici per la popolazione residente.

In base a recenti studi (Castro et al., 2020, 2022) si può conoscere lo stato di salute di ciascun comune siciliano interrogando il Data Base Georiferito dell’IRSSAT e definire le azioni da porre in essere nell’ambito delle aree svantaggiate.

Le piccole comunità sono la chiave di volta per avviare un processo virtuoso di manutenzione del territorio.

Negli ultimi decenni i fondi comunitari hanno supportato la crescita del PIL nonché dell’occupazione, ma dobbiamo interrogarci se tutto ciò ha prodotto una società inclusiva. La Sicilia, ad esempio, ancora oggi è in ritardo sul tasso di occupazione, in generale e giovanile nello specifico, specie se confrontato al panorama nazionale.

Alla luce di quanto esposto bisogna riparametrizzare gli aiuti in funzione del problema Qualità Climatica e dei Suoli. I tempi sono maturi per avviare un percorso virtuoso individuando in maniera obiettiva i borghi che potrebbero beneficiare di un processo rigenerativo dei suoli. Gli aiuti fiscali tipici delle aree montane svantaggiate, oggi sono meno proponibili su fattori di spopolamento e disagio altitudinale e, peraltro, secondari per la realtà territoriale e ambientale siciliana dove il 70% dei territori è interessato dal rischio desertificazione.

Nessuna attenzione socio-economico-fiscale è oggi dedicata al problema desertificazione, al bene suolo.

Grazie agli studi dell’ISPRA sta maturando una coscienza sui rischi connessi alla sottrazione di suolo per uso edificatorio e perdita di fertilità.

Se il processo è gestito correttamente porterà benefici vari: fermare lo spopolamento, ricostituire i presidi montani, mitigare il dissesto idrogeologico, rivitalizzare le colture di eccellenza, tutelare il patrimonio genetico agrotecnico, etc.

Solo così si potrà concorrere a frenare l’emorragia di giovani che vanno via a causa della crescita esponenziale della disoccupazione.

Redazione Scomunicando.it

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