Cronaca

CAPO D’ORLANDO – Tra Giustizia e Riflessione. Edo e Adriano dicono quel che pensano

la rissa di Piazza Trifilò accende il dibattito

Dopo i fatti di violenza giovanile avvenuti nei giorni scorsi a Capo d’Orlando, ci riferiamo alla la rissa di Piazza Trifilò, la comunità resta scossa e divisa tra l’esigenza di giustizia e la necessità di una riflessione più ampia sul disagio sociale che attraversa le nuove generazioni.

Le istituzioni hanno dato la prima risposta e se ne attendono altre

Infatti il Tribunale per i Minorenni di Messina ha disposto l’affidamento in comunità per i tre ragazzi coinvolti, misura cautelare eseguita dai Carabinieri della Compagnia di Sant’Agata di Militello e della stazione di Capo d’Orlando, mentre le indagini restano aperte, con la possibilità di ulteriori provvedimenti.

Ma accanto alle azioni giudiziarie, emerge con forza la voce della società civile.

Edoardo Lipari, esperto di web marketing, invita a non fermarsi alla ricerca di capri espiatori:

“La giustizia farà il suo corso, ma i nostri giovani hanno bisogno di molto più che regole e divieti. Servono esempi, adulti presenti, luoghi che li facciano crescere e innamorare della vita. Non è colpa della movida o dei social: è un disagio più profondo, un vuoto che si traduce nella necessità di anestetizzarsi dal vivere e rifugiarsi nell’assoluto presente. Questo vuoto va colmato con speranza, cultura, sport, opportunità. Capo d’Orlando non è una rissa: è una comunità viva, piena di persone competenti e coraggiose, capace di trasformare un episodio negativo in occasione di crescita collettiva”.

Adriano Lo Presti, giornalista di Indelebili, sottolinea invece l’importanza della reazione istituzionale:

“Giustizia minorile, tanto tuonò che piovve. Dopo l’ennesimo episodio di violenza giovanile, la giustizia si muove. La misura cautelare dell’affidamento in comunità è un primo passo, ma resta da capire se basterà a sciogliere i nodi più profondi del problema o se tutto si ridurrà alla punizione dei tre minorenni”.

Il confronto è dunque aperto: da un lato le risposte delle istituzioni, dall’altro l’appello a un impegno condiviso per restituire ai giovani prospettive concrete e valori solidi.

Una cosa è certa: la rissa di Piazza Trifilò non può essere archiviata come un episodio isolato, ma deve diventare occasione di consapevolezza e di azione, affinché Capo d’Orlando resti quel luogo di vita e di comunità che per anni ha rappresentato un modello positivo per l’intero territorio.

I due post.

Edoardo Lipari scrive
La giustizia farà il suo corso, il capro espiatorio che ognuno, me compreso, ha cercato per giustificare quest’episodio troverà pace nel ripristino della legalità o ancor meglio della serenità attraverso le azioni delle istituzioni.
Ognuno ha la sua opinione – ed giusto che sia così – ma una cosa è certa: i nostri giovani hanno bisogno di molto più che regole e divieti.
Hanno bisogno di esempi, di adulti presenti, di luoghi che li facciano crescere, sognare, innamorare della vita… e Capo d’Orlando per tanti anni ha dimostrato di essere pregna di questo.
Tanto che è difficile immaginare non tanto gli episodi sporadici di violenza che son sempre esistiti (e che davanti ad un video scatenano maggior preoccupazione e ansie) ma ciò che preoccupa ( e che era difficile anche solo immaginare) è la frequenza sempre più regolare di questi episodi.
Non è però colpa della movida, non è colpa dei social: è un vuoto più profondo, come direbbe Galimberti, è un disagio sociale di cui questi episodi rappresentano la punta di un iceberg, disagio che si traduce nella necessità di anestetizzarsi dalla vita e nel bisogno di vivere l’assoluto presente senza pensare alle conseguenze.
E questo vuoto va riempito con speranza, cultura, sport, opportunità. Insomma bisogna dare l’opportunità di vedere davvero un futuro con valori certi e fermezza. E questo oggi è sopito, celato.
Io sto dalla parte dei ragazzi, delle famiglie, degli educatori, dei cittadini perbene.
Perché Capo d’Orlando non è una rissa: al nostro Paese questi episodi di violenza, di rapine, di micro criminalità non appartengono.
La nostra è una comunità bella, viva e vivace, capace di guardare avanti, piena di persone competenti e coraggiose ( nel senso etimologico del termine, piene di cuore )
E tutti insieme – nessuno escluso – possiamo ed abbiamo l’obbligo di trasformare questo episodio in un’occasione per fare meglio.
Ognuno nel suo, lontano dagli egoismi personali e dall’indifferenza diffusa.
Il post di Adriano Lo Presti
La Società: Uno Specchio Che Riflette Chi Siamo
La nostra società non è altro che il riflesso collettivo di ciò che siamo, individualmente e come gruppo. Ogni nostra azione, ogni scelta, ogni disattenzione o atto di gentilezza si somma, creando il tessuto che ci circonda. È uno specchio potente che riflette le nostre virtù e le nostre contraddizioni.
Spesso ci lamentiamo di ciò che non va: la mancanza di solidarietà, la rabbia diffusa, l’indifferenza. Ma per vedere un cambiamento, dobbiamo guardare prima dentro di noi. È facile puntare il dito, ma la vera sfida è diventare il cambiamento che vogliamo vedere. Se vogliamo una società più empatica, dobbiamo essere i primi a praticare l’empatia. Se desideriamo più rispetto, dobbiamo mostrare rispetto.
La società non è un’entità esterna, ma una rete di legami che costruiamo ogni giorno.
Ogni piccolo gesto conta. Essere consapevoli del nostro impatto ci rende parte della soluzione, non solo del problema.
da leggere
Redazione Scomunicando.it

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