CARMELO RICCIARDELLO & ALTRE 36 VITTIME – Quindici anni fa l’alluvione di Giampilieri. Ricordare è necessario
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CARMELO RICCIARDELLO & ALTRE 36 VITTIME – Quindici anni fa l’alluvione di Giampilieri. Ricordare è necessario

Era il 1° ottobre 2009 quando il cielo si scurì e la pioggia, accompagnata da un vento impetuoso, iniziò a cadere senza tregua sulla provincia di Messina. Il fango, sceso dalle montagne con una forza inarrestabile, inghiottì le comunità di Giampilieri, Santo Stefano Briga e Scaletta Zanclea

Quel giorno, la furia della natura cancellò vite, distrusse case, spezzò legami e sogni, trasformando per sempre un territorio già fragile.

Trentasette anime persero la vita in quella tragica alluvione, trentasette esistenze spezzate da un disastro che, oltre al dolore immediato, lasciò una cicatrice profonda e indelebile. Una delle vittime rimase senza nome, ma la sua presenza si unisce silenziosamente agli altri, nei ricordi di chi, ancora oggi, piange quella perdita immane.

Tra loro c’era anche Simone Neri, un giovane che, in un atto di coraggio estremo, salvò dei bambini e perse la vita cercando di soccorrere altre persone. Il fango, inarrestabile e crudele, non solo distrusse case e vite, ma cambiò per sempre la consapevolezza di un’intera comunità, che si scoprì vulnerabile di fronte alla forza imprevedibile degli eventi naturali.

E c’era anche il brolese Carmelo Ricciardello. Era lì per lavoro. Si perse nel fango.

Quel 1° ottobre di 15 anni fa, la pioggia sembrava non volersi fermare. Dopo un violento Scirocco, il diluvio si abbatté sulla zona con una violenza inaudita. All’inizio, si registrarono disagi e piccole frane, ma poi la situazione degenerò rapidamente in una tragedia di proporzioni enormi. Le notizie si susseguirono frenetiche, con i telegiornali che aprirono le edizioni con immagini di devastazione. I corpi senza vita vennero ritrovati uno dopo l’altro, in una sequenza di eventi che lasciò una profonda ferita nel cuore di chi aveva perso tutto.

Ricordare quei momenti è ancora doloroso, soprattutto per i parenti delle vittime, che continuano a vivere avvolti da una marea di domande senza risposta. Dopo 15 anni, il dolore non si è attenuato e il ricordo di quel giorno resta vivo, con un senso di ingiustizia che accompagna il lutto di una comunità intera.

La tragedia di Giampilieri non fu un caso isolato.

Esattamente due anni dopo, nel novembre 2011, la provincia di Messina fu colpita nuovamente da un’alluvione a Saponara, che causò altre tre vittime. Questi disastri resero evidente la fragilità di un territorio esposto a fenomeni atmosferici sempre più estremi, e ci ricordano quanto sia importante mantenere viva la memoria di quegli eventi.

Come ogni anno, anche oggi Giampilieri si ferma per commemorare le vittime dell’alluvione. La comunità si riunisce per una messa in suffragio, con il suono delle campane a scandire la lettura dei nomi delle 37 vite spezzate. Le iniziative organizzate dalla parrocchia e dai comitati locali, Giampilieri 2.0 e Salviamo Giampilieri, testimoniano un impegno costante per non dimenticare.

I nomi delle vittime vengono ricordati uno a uno, con una preghiera nel cuore: Monica Balascuta, Carmela Maria Barbera, Santi Bellomo, Carmela Cacciola, Giuseppa Calogero, Concetta Cannistraci, Roberto Carullo, Luigi Costa, Ketty De Francesco, Elena De Luca, Francesco De Luca, Ilaria De Luca, Agnese Falgetano, Letterio Laganà, Maria Li Causi, Francesco Lonia, Lorenzo Lonia, Teresa Macina, Leo Maugeri, Christian Maugeri, Letterio Maugeri, Francesca Micali, Simone Neri, Carmela Olivieri, Katia Panarello, Santina Porcino, Maria Restuccia, Carmelo Ricciardello, Martino Scibilia, Bartolo Sciliberto, Maria Letizia Scionti, Salvatore Scionti, Alessandro Sturiale, Onofrio Sturiale, Giuseppe Tonante, Salvatore Zagami.

E a loro si aggiunge una vittima senza nome, la cui memoria vive attraverso il dolore condiviso della comunità.

La commemorazione proseguirà poi con manifestazioni artistiche nelle piazze del borgo, come simbolo di una rinascita lenta ma necessaria, un modo per far sì che quel tragico evento non venga dimenticato e per trovare una nuova speranza nel futuro.

Ricordare non è solo un dovere, ma un atto di amore e rispetto verso chi non c’è più.

E soprattutto, è un monito a non sottovalutare mai più la fragilità di un territorio che va protetto, affinché tragedie simili non debbano ripetersi mai più.

 

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1 Ottobre 2024

Autore:

redazione


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