L’amatissimo artista bolognese, che da oltre vent’anni frequenta assiduamente la Sicilia, intrattenendo importanti rapporti con i territori dell’Etna, era stato ospite di Fiumara d’Arte, ed accompagnato da Antonio Presti, aveva visitato l’incantevole parco di sculture distribuito sul territorio intorno a Tusa, tra cui la Piramide – 38° Parallelo, della quale è rimasto particolarmente affascinato.
Clarinetto in mano, cappellino, e proverbiale sorriso birichino, il cantautore bolognese, conquistato il palco, si è subito “calato” nelle vesti del jazzista – ruolo al quale è particolarmente legato, essendo da sempre un affezionatissimo della specialità – sintonizzando il suo strumento con quelli di chi lo stava ospitando.
A dire il vero Enrico Rava, settantaduenne trombettista, maestro di un’intera generazione e “icona” del jazz italiano a livello internazionale, ed il giovane e promettente pianista umbro Giovanni Guidi, classe 1985, stavano già incantando il pubblico che gremiva la piazza del Castello dei Ventimiglia, con una esibizione eccellente, nel corso della quale, tuttavia, si sarebbe fatto volentieri a meno di subire lo sgradito “sottofondo” provocato dal brusio della gente che occupava il margine della piazza oltre il perimetro della platea.
Prima dell’ingresso di Lucio Dalla, il duo jazz si era esibito tracciando un percorso strutturato principalmente su alcuni brani, di varia fattura, appartenenti al bellissimo album “New York Days”, anno 2009, etichetta ECM, per la realizzazione del quale Rava aveva messo su un quintetto stellare, assieme a Stefano Bollani, Mark Turner, Larry Grenadier e Paul Motian. “Certi angoli segreti”, “Thank you, Come Again” e “Interiors”, straordinario “waltz” lento ed armonico dedicato a Woody Allen che intitolò così un suo film del 1978, sono stati i temi principali della prima parte del concerto.
Ma ovviamente non sono mancati gli standards, tra i quali ha prevalso l’esecuzione di “My Funny Valentine”, mitica cover che si presta a mille rivisitazioni sempre gradevoli all’udito ed allo spirito.
L’allievo ed il maestro hanno trascinato la platea in una serata che si farà certamente ricordare per l’intervento straordinario ed improvvisato di Dalla, ma anche per la grande intesa e la nitidezza del dialogo tra i due, dove il pianista affondava tecnica e virtù musicale rigorosamente dentro gli spazi che Rava gli concedeva.
Frasi semplici ed energiche, contraddistinte da tempi spesso lenti e da variegate armonie, hanno accompagnato l’esibizione, dove, certamente, la grande esperienza ed il carisma di Rava hanno giocato un ruolo determinante nel rapporto con la fatica che il trombettista ha dovuto sostenere in una performance di questo tipo.
Toccante, struggente e particolarmente carica di sentimento e contenuti è stata “Tears for Neda”, ballata che trova ispirazione nella tragica fine della ragazza di Teheran, uccisa qualche anno fa dalla polizia nel corso di una manifestazione, le cui immagini fecero il giro del mondo e colpirono fortemente il trombettista che ha voluto, così, far scorrere quelle “lacrime” di dolore e sdegno prima su un pentagramma e poi sui tasti del suo prestigioso strumento argentato.
Un blues, magistralmente improvvisato in successione, sul quale lo “special guest” ha salutato e ringraziato prima gli “amici” Antonio Presti ed Enrico Rava e poi la “sua” Sicilia, è stato utilizzato come base ritmica per uno dei suoi famosi, imperdibili giochi vocali.
Applausi e ovazioni hanno salutato Dalla e preceduto la parte conclusiva di un concerto che “Castelbuono Jazz Festival” custodirà gelosamente nei propri annali.
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