Enzo Basso, riacquistata la libertà, lancia in resta parte all’attacco. “Non ci sono solo le firme false” al centro delle anomalie dell vicenda e con un ricorso urgente al Gup interessando, pare anche il tribunale delle imprese, è pronto a richiede il dissequestro di 109Press
Se qualcuno pensava il contrario, si sbagliava.
Enzo Basso a poco più di 48 ore dalla cessazione dei domiciliar pronto a rimettere in moto la macchina editoriale.
Pronto cioè a chiedere il dissequestro dei beni e dell’azienda evidenziando che si è stati in presenza di una quantità di errori giudiziari manifesti e che risulta difficile credere siano frutto di casulalità o improvvisazione.
Una considerazione che nasce, non solo nella mente del giornalista editore, quasi spontanea considerano e mettendo in relazione quagli ambienti con i quali Enzo Basso nel corso della sua attività giornalistica è entrato più volte in rotta di collisione e che nella vicenda diventano affini.
Il dissequestro dei beni aziendali e di tutti i conti correnti della start up innovativa 109Press srl è frutto dell’azione giudiziaria dell’ottobre scorso, nella quele è stato sostenuto che la proprietà delle attrezzature fossero frutto di “distrazione” dei beni di Editoriale Centonove srl, società in liquidazione volontaria, dichiarata fallita dal Tribunale di Messina nel 2016 con il presupposto che la società presentasse 500mila euro di debiti tributari; in verità la commissione tributaria di primo grado ha sgravato più di 400mila euro per errata applicazione dell’Iva, che è al 4% e non al 22%, e le altre somme erano regolarmente rateizzate.
Per Enzo Basso quel presupposto non è veritiero, e negando, nei fatti, che abbia “distratto” attrezzature a favore di 109Press, evidenzia che i beni strumentali di Editoriale Centonove oggetto di sequestro da parte del curatore fallimentare, che aveva precedentemente dato incarico ad un tecnico, di farne la stima, come si desume dalla stessa perizia, per la parte non ritenuta “pregevole”, sono stati restituiti all’azienda che ha proceduto a regalarli ad associazioni onlus, come il Cedav di Messina che ha arredato la sede del centro antiviolenza di Messina e altri enti no profit.
Enzo Basso ora evidenzia, di quanto si sia rilevata disastrosa la gestione dell’amministratore giudiziario dal punto di vista societario, con il risultato che il settimanale “100Nove” non è stato più presente in edicola, questo ha creato notevole danno alla società.
Non si è dato corso ai contratti sottoscritti, come la pubblicazione della pagine delle aste immobiliari dei tribunali o la prenotazione delle pagine di importanti
istituzioni pubbliche come il Policlinico o private, come il Gruppo Franza, già clienti della testata, pregiudicando anche un altro importante segmento, quello delle rassegne stampa.
Basso annovera tante anomalie in questa vicenda, tra queste anche quella in cui Tribunale di Messina ha messo in vendita una testata “Centonove” già scaduta dalle registrazione di legge, che decade dopo un anno di mancata pubblicazione. Un fatto grave che si è consumato sulla scorta della perizia che prendeva in esame un’altra testata, “100Nove”, regolarmente registrata al Tribunale e al Roc, i cui flussi di bilancio per errore non stati esaminati solo nell’ultimo
anno, quando la testata è stata edita dall’agenzia di stampa e media monitoring 109Press, ma nei tre anni precedenti quando la società svolgeva solo servizi di rassegna stampa.
Ora Basso chiede che gli venga reso quanto “sottrattogli”. Forse è già pronto per tornare in edicola.
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