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CGIL MESSINA – Università, assemblea d’ateneo contro il DDL Gelmini

Messina. Università: assemblea d’ateneo contro il ddl Gelmini. sindacati, docenti e studenti a difesa dell’università pubblica e contro la precarizzazione del corpo docente.
Solidarietà e adesione del Rettore.


Come annunciato nei giorni scorsi, anche l’università di Messina partecipa alla settimana nazionale di mobilitazione contro il Decreto di riforma Gelmini che si concluderà venerdì prossimo 21 maggio. Questa mattina, nell’aula Cannizzaro dell’ateneo messinese, FLC CGIL, CISL UNIVERSITA’, UIL PA, CSA di CISAL, FIRU E ANDER hanno tenuto una partecipata Assemblea di ateneo per discutere dei nodi centrali della riforma:
– l’attacco all’autonomia universitaria di formazione e di ricerca attraverso l’ingresso di privati finanziatori sul modello delle fondazioni. Un meccanismo che – evidenziano i sindacati – renderà le università pubbliche meno accessibili, democratiche e di qualità sotto il profilo culturale
–  il prolungamento dei percorsi precari per i ricercatori e quindi la creazione di una vera e propria generazione di ricercatori precari a vita. Per i sindacati,  “un meccanismo che mortifica, penalizza e svilisce una parte fondamentale del paese, la ricerca e il sapere, l’unica risorsa di vera competizione e sfida per un futuro dove crisi e speculazioni mettono a rischio le’economia di interi paesi”.
All’assemblea oltre ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali, al personale docente precario e non, ai ricercatori, agli studenti dell’UDU- unione degli universitari -, ha preso parte anche il Rettore Francesco Tomasello che oltre a condividere le ragioni della protesta ha annunciato una propria comunicazione alla deputazione nazionale e regionale per sollecitare interventi volti a rivedere i contenuti del DDL Gelmini.
FLC CGIL, CISL UNIVERSITà, UIL PA, CSA di CISAL, FIRU E ANDER che hanno poi simbolicamente occupato il rettorato, osservano in un documento congiunto che “in atto c’è il tentativo di scardinare il sistema della formazione e della ricerca pubblica, modificandone profondamente la natura autonoma, democratica, di qualità ed aperta a tutti. A livello nazionale si concentrano le scarse risorse in pochi atenei ritenuti eccellenti; a livello locale, nell’ambito di un modello dirigista e aziendalista, si concentra il potere nelle mani del Rettore e del CdA e l’organico sarà sempre più costituito da pochi docenti di ruolo e da una base amplissima di precari”.

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