Roma– E’ stato l’ultimo dei ‘cannibali’ del ciclismo italiano Francesco Moser: quello d.o.c. resta, comunque, il belga Edouard Louis Joseph Merckx, detto Eddy, l’unico assieme a Rik Van Looy ad aver vinto più di lui e che proprio oggi spegne le sessantasei candeline. Ma Francesco Moser vanta comunque un primato difficilmente uguagliabile nel ciclismo moderno.
Con le sue 273 vittorie è infatti il recordman come successi, più di Bartali e Coppi messi insieme, più del grande rivale Beppe Saronni (193) e anche di Mario Cipollini (189).
Quella tra Moser e Saronni è stata una rivalità spesso accesa ma sempre leale.
Ma nel palmares di Moser non c’é solo il primato dell’ora (due volte) o il Giro d’Italia dell’84, il suo anno magico. Ci sono anche i successi alla Sanremo (ancora nell’84), i due Giri di Lombardia, soprattutto le tre Parigi–Roubaix. E poi il mondiale su strada del ’77 a San Cristobal, in Venezuela e quello su pista dell’anno prima nell’inseguimento. Anche Saronni vinse un mondiale su strada e un Giro d’Italia più di Moser (il primo poco più che ventenne). “La nostra fu una rivalità che oggi sarebbe impossibile– la chiosa finale di Francesco Moser –anche perché allora, come ai tempi di Bartali e Coppi, si correva insieme tutto l’anno, oggi non è più così”. Domenica a festeggiare Moser ci sarà anche tutta la sua numerosa famiglia. Con i fratelli Aldo e Diego (Enzo è morto tre anni fa in un incidente), il figlio Ignazio, campione italiano inseguimento su pista (al momento è fermo per degli esami). Nella famiglia del ciclismo anche i nipoti Leonardo, Matteo e Moreno, l’unico quest’ultimo ancora in attività. Perché quella dei Moser è una dinastia destinata a vincere ancora.
Roma– La loro rivalità è durata un decennio, a farsi i ‘dispetti’ entrambi forse hanno perso qualcosa, sicuramente l’Italia qualche mondiale in più. Francesco Moser e Giuseppe Saronni, grandi avversari negli anni Ottanta, oggi non sono più i ‘nemici’ di allora, però le conseguenze
di quell’antica ruggine ancora resiste nel tempo. “In quegli anni l’Italia era divisa in due, ma della nostra rivalità chi ci ha rimesso di più è stata la nazionale” ammette oggi Saronni. Tantissimi i ricordi di anni a ‘farsi la guerra’ in bici: “Si gioiva e ci si disperava ma la nostra rivalità era anche uno stimolo per entrambi” spiega. Saronni come Moser ha vinto un mondiale, un Giro d’Italia in più ma meno classiche del trentino. Ed è secondo come numero di vittorie sempre dietro al rivale di sempre. “La nostra rivalità è stata una cosa bella, ma a volte – ammette Saronni – i tifosi si lasciavano andare a qualche coro e frase che non faceva onore al ciclismo.
Farci la guerra ci è costato vittorie importanti al Lombardia, alla Sanremo ai Mondiali“. In quegli anni nella corsa iridata l’Italia partiva quasi sempre da favorita.
Moser dice che il suo risultato più bello per lui resta il record dell’ora. “Non sono d’accordo – replica Saronni – il miglior Moser non è quello degli ultimi anni, ma quello prima che lottava per vincere le Roubaix, i Giri e le Sanremo”.
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