– di Corrado Speziale –
La XXXVI edizione del premio giornalistico, promosso dall’Archivio Disarmo, si è svolta ieri pomeriggio a Roma nella Sala Benedetto XIII della Comunità di Sant’Egidio,
L’appello di Antonio Mazzeo: “Tornare a essere operatori e costruttori di pace. Non possiamo tacere”. Il suo pensiero ai giornalisti che “operano nelle periferie del mondo”. La dedica agli “invisibili”. Il ricordo di Pio La Torre, Giuseppe Fava e Mauro Rostagno: “Tre persone che hanno avuto la capacità di legare mafia e militarizzazione”.
Questa edizione, nell’anno del Covid, ha portato a riflessioni amare. Fabrizio Battistelli: “L’unica grande prevenzione perpetrata a livello mondiale, da tutti i governi, è quella militare. L’uno per cento delle spese per gli armamenti sarebbe sufficiente per potenziare la ricerca e dare il vaccino all’intera umanità”.
Presenti al tavolo della premiazione tre dei sei componenti della giuria: Fabrizio Battistelli, Dora Iacobelli e Riccardo Iacona. A questi, si aggiungono: Dacia Maraini, Andrea Riccardi e Tana de Zulueta. Una giuria composta da eccellenti personalità che hanno raccolto l’eredità lasciata, tra gli altri, da Sandro Pertini (che ne fu presidente fino al 1990), Alberto Moravia, Miriam Mafai, Rita Levi Montalcini.
Particolarmente importanti anche le personalità che hanno scritto la storia del Premio per averlo ricevuto nell’arco di oltre un trentennio, giusto per citarne alcune: Italo Moretti, Igor Man, Ennio Remondino, Andrea Purgatori, Gian Antonio Stella, Giuliana Sgrena, Moni Ovadia, Sigfrido Ranucci, Riccardo Iacona, Gad Lerner, Alberto Negri, Diego Bianchi, Lucia Goracci, Nanni Moretti. Tra le personalità internazionali hanno ricevuto il premio: Nelson Mandela, Michail Gorbaciov, Gino Strada, Daniel Barenboim, Steve McCurry.
Fabrizio Battistelli: “Siamo qui per declinare insieme i grandi temi della solidarietà, della gestione non violenta dei conflitti nel tentativo di comprensione e condivisione dei problemi della nostra società che mai come in questo periodo mostra una serie di segnali di malessere anche provenienti dalla stessa natura, che ci informa delle difficoltà,
Le motivazioni del premio ad Antonio Mazzeo: “Il riconoscimento ad un giornalista militante che da anni interpreta l’inchiesta giornalistica e la scrittura come missione di difesa dei diritti di tutti gli uomini e di tutte le donne, di denuncia delle ingiustizie, specialmente di quelle perpetrate mediante l’uso della forza. In una parola, di fiducia che solo un cinismo dominante può definire utopica, della possibilità di costruire un mondo più giusto e solidale”.
Antonio Mazzeo: “Sono onorato e ringrazio per le parole. Sento di fare un appello alle colleghe e ai colleghi che operano nel settore dell’informazione. Credo che la situazione che stiamo vivendo in queste settimane, in questi mesi, non abbia paragoni soprattutto nel mondo post Seconda guerra mondiale. Mai come adesso siamo a due passi dal conflitto. Sempre più risorse vengono destinate alle armi di distruzione di massa in un periodo come quello del Covid in cui centinaia di milioni di persone sono state spinte all’indigenza e vivono con meno di due dollari al giorno. Abbiamo il dovere di tornare a essere operatori e costruttori di pace. Non possiamo tacere, non possiamo dimenticare le responsabilità che abbiamo. In questo senso dobbiamo essere vicini ai giornalisti che operano nelle periferie del mondo e giorno per giorno si ritrovano a dover pagare anche con la vita le loro scelte di informazione rispetto ai processi di distruzione di guerra e di morte.
Nello Scavo: “Dedico il mio premio al Mediterraneo. Vorrei restituire a quel mare il senso e il valore di un’appartenenza comune”.
Terza premiata, Francesca Nava, giornalista e documentarista con vari trascorsi in testate televisive, attualmente in forza a The Post internazionale, e da poco inviata di Presa diretta su Rai 3. È stata la prima giornalista ad indagare sull’epidemia da Covid 19 a Bergamo. I suoi articoli hanno generato una serie di ulteriori inchieste giornalistiche.
Francesca Nava: “Questo premio inaspettato mi carica di una grandissima responsabilità. Con la storia di Bergamo ho avuto paura perché ho sentito dentro di me la mancanza di quel distacco necessario per raccontare con equilibrio anche i fatti più scomodi. Questa inchiesta mi ha scelto, non la volevo fare, sono stata cercata…”
Premio speciale per questa edizione a Paolo Miranda, infermiere dell’Ospedale Maggiore di Cremona, reparto di terapia intensiva, che per l’occasione ha trasformato la sua passione per la fotografia in necessità: a marzo 2020 ha proposto all’ufficio stampa dell’ospedale di documentare attraverso le immagini il lavoro svolto nelle settimane più dure della crisi.
Le motivazioni per il premio speciale: “Paolo Miranda ha reso una testimonianza preziosa di quanto è accaduto nei nostri ospedali, particolarmente significativa perché maturata da dentro. (…)
Paolo Miranda: “Dedico questo premio ai colleghi che purtroppo non ce l’hanno fatta. Siamo stati travolti, nel primo periodo arrivavano pazienti in numero esorbitante. Eravamo provati, tante volte ci sentivamo impotenti. Ho sentito il dovere di sensibilizzare le persone che stavano fuori sul dramma che stavamo vivendo, e al contempo lanciare un invito alle istituzioni a dare importanza alla sanità”.
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