Attualita

COLOMBE D’ORO PER LA PACE – Antonio Mazzeo premiato a Roma: “Inchiesta giornalistica come missione”

– di Corrado Speziale –

La XXXVI edizione del premio giornalistico, promosso dall’Archivio Disarmo, si è svolta ieri pomeriggio a Roma nella Sala Benedetto XIII della Comunità di Sant’Egidio, che ha trasmesso l’evento on line. Il prestigioso riconoscimento, oltre al giornalista – saggista messinese, è andato a Nello Scavo dell’Avvenire e a Francesca Nava, The Post Internazionale, nonché inviata del programma di Rai 3, Presa diretta. Premio speciale a Paolo Miranda, infermiere, “fotografo” in prima linea nell’emergenza Covid all’ospedale di Cremona.

L’appello di Antonio Mazzeo: “Tornare a essere operatori e costruttori di pace. Non possiamo tacere”. Il suo pensiero ai giornalisti che “operano nelle periferie del mondo”. La dedica agli “invisibili”. Il ricordo di Pio La Torre, Giuseppe Fava e Mauro Rostagno: “Tre persone che hanno avuto la capacità di legare mafia e militarizzazione”.

Questa edizione, nell’anno del Covid, ha portato a riflessioni amare. Fabrizio Battistelli: “L’unica grande prevenzione perpetrata a livello mondiale, da tutti i governi, è quella militare. L’uno per cento delle spese per gli armamenti sarebbe sufficiente per potenziare la ricerca e dare il vaccino all’intera umanità”.     

 

Si è svolta ieri a Roma, nella Sala Benedetto XIII della Comunità di Sant’Egidio, la cerimonia della 36.ma edizione del Premio giornalistico Colombe per la Pace, promosso dall’Archivio Disarmo. L’evento, sostenuto da Legacoop, è avvenuto come sempre sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, col patrocinio della Regione Lazio e del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti.

Presenti al tavolo della premiazione tre dei sei componenti della giuria: Fabrizio Battistelli, Dora Iacobelli e Riccardo Iacona. A questi, si aggiungono: Dacia Maraini, Andrea Riccardi e Tana de Zulueta. Una giuria composta da eccellenti personalità che hanno raccolto l’eredità lasciata, tra gli altri, da Sandro Pertini (che ne fu presidente fino al 1990), Alberto Moravia, Miriam Mafai, Rita Levi Montalcini.

Particolarmente importanti anche le personalità che hanno scritto la storia del Premio per averlo ricevuto nell’arco di oltre un trentennio, giusto per citarne alcune: Italo Moretti, Igor Man, Ennio Remondino, Andrea Purgatori, Gian Antonio Stella, Giuliana Sgrena, Moni Ovadia, Sigfrido Ranucci, Riccardo Iacona, Gad Lerner, Alberto Negri, Diego Bianchi, Lucia Goracci, Nanni Moretti. Tra le personalità internazionali hanno ricevuto il premio: Nelson Mandela, Michail Gorbaciov, Gino Strada, Daniel Barenboim, Steve McCurry.

Ieri, per l’edizione 2020, il primo a ricevere il premio è stato un messinese: Antonio Mazzeo, giornalista e saggista, militante ecopacifista e antimilitarista, con importanti trascorsi di cooperazione internazionale e di progetti in varie parti del mondo, autore di tantissime inchieste e di saggi divenuti dei veri e propri manuali, testi di riferimento che segnano la storia di quasi quarant’anni di denunce in Sicilia: militarizzazione del territorio, mafia e criminalità organizzata, affari oscuri nelle vicende delle grandi opere e nell’apparato militare industriale, massoneria e quant’altro. E contestualmente, la ricerca e l’impegno verso la solidarietà, la giustizia sociale, la difesa dell’ambiente, la denuncia sulla condizione dei migranti.

Fabrizio Battistelli: “Siamo qui per declinare insieme i grandi temi della solidarietà, della gestione non violenta dei conflitti nel tentativo di comprensione e condivisione dei problemi della nostra società che mai come in questo periodo mostra una serie di segnali di malessere anche provenienti dalla stessa natura, che ci informa delle difficoltà, della gravità della situazione e della assoluta necessità di riorganizzare il nostro modo di vedere e di pensare, in particolare nel rapporto fra gli esseri umani e fra questi e gli altri esseri viventi. Probabilmente dalla specie animale proviene la drammatica emergenza che stiamo vivendo in questi mesi”. L’intento dell’iniziativa: “Testimoniare la possibilità di un mondo diverso, migliore, partecipato, nel quale tutti insieme cerchiamo di creare le condizioni per una convivenza che sia pacifica e nello stesso tempo giusta. I nostri programmi sono obiettivi che possono sembrare utopici ma nei quali noi continuiamo a credere. Archivio disarmo – ha proseguito Battistelli – nasce con la precisa vocazione di tentare di porre un argine alle derive belliche che non si manifestano soltanto nei conflitti veri e propri ma che tante volte hanno anche i loro prodromi e le loro cause nella folle rincorsa agli armamenti e nella continua militarizzazione degli spazi”. Questa edizione, nell’anno del Covid, ha portato a riflessioni amare. Ancora Battistelli: “L’unica grande prevenzione perpetrata a livello mondiale, da tutti i governi, è quella militare. Siamo arrivati al livello di due trilioni di dollari di spesa militare nel mondo. L’uno per cento delle spese per gli armamenti sarebbe sufficiente per potenziare la ricerca e dare il vaccino all’intera umanità”.

 

Le motivazioni del premio ad Antonio Mazzeo: “Il riconoscimento ad un giornalista militante che da anni interpreta l’inchiesta giornalistica e la scrittura come missione di difesa dei diritti di tutti gli uomini e di tutte le donne, di denuncia delle ingiustizie, specialmente di quelle perpetrate mediante l’uso della forza. In una parola, di fiducia che solo un cinismo dominante può definire utopica, della possibilità di costruire un mondo più giusto e solidale”.

 Antonio Mazzeo: “Sono onorato e ringrazio per le parole. Sento di fare un appello alle colleghe e ai colleghi che operano nel settore dell’informazione. Credo che la situazione che stiamo vivendo in queste settimane, in questi mesi, non abbia paragoni soprattutto nel mondo post Seconda guerra mondiale. Mai come adesso siamo a due passi dal conflitto. Sempre più risorse vengono destinate alle armi di distruzione di massa in un periodo come quello del Covid in cui centinaia di milioni di persone sono state spinte all’indigenza e vivono con meno di due dollari al giorno. Abbiamo il dovere di tornare a essere operatori e costruttori di pace. Non possiamo tacere, non possiamo dimenticare le responsabilità che abbiamo. In questo senso dobbiamo essere vicini ai giornalisti che operano nelle periferie del mondo e giorno per giorno si ritrovano a dover pagare anche con la vita le loro scelte di informazione rispetto ai processi di distruzione di guerra e di morte. Dedico questo premio alle colleghe e ai colleghi ‘invisibili’, centinaia di ragazzi e ragazze che spesso anche per un euro a pezzo rischiano la vita nelle periferie d’Italia, nel sud, in Sicilia, per cercare di denunciare i processi di violenza di distruzione del territorio. Il premio – prosegue Mazzeo – penso sia anche significativo per chi per anni ha denunciato la trasformazione della Sicilia in una piattaforma di morte, dove pesano tutti i sistemi di distruzione di massa che hanno un ruolo anche determinante per la sperimentazione delle guerre del XXI Secolo, come i droni. Credo che la Sicilia sia paradigmatica a livello nazionale e internazionale per dimostrare come i processi di riarmo e di militarizzazione distruggano i territori dal punto di vista ambientale e sociale”. Il ricordo di chi in Sicilia ha pagato con la vita per informare su quanto e come i processi di militarizzazione e di riarmo abbiano accentuato la concentrazione mafiosa nei territori: “Pio La Torre, Giuseppe Fava a Mauro Rostagno, tre persone che hanno avuto la capacità di legare mafia e militarizzazione. Per questo devono continuare a essere i maestri per quelle giovani e quei giovani che vogliono continuare a sperare che un altro mondo sia possibile. Sento oggi la responsabilità per sperare di potere continuare con l’impegno di giornalismo di militanza”.

Le motivazioni del premio a Nello Scavo, giornalista d’inchiesta dell’Avvenire, secondo premiato: “La Colomba d’Oro vuole riconoscere l’impegno e il coraggio di un professionista che ci permette di guardare con una partecipazione speciale alle ingiustizie e agli abusi che si consumano nel Mediterraneo. Le sue inchieste sono la testimonianza professionale e umana del contributo che un giornalismo libero e responsabile può offrire per la costruzione di un futuro di giustizia sociale e di tutela dei diritti dei più deboli.

Nello Scavo: “Dedico il mio premio al Mediterraneo. Vorrei restituire a quel mare il senso e il valore di un’appartenenza comune”.

Terza premiata, Francesca Nava, giornalista e documentarista con vari trascorsi in testate televisive, attualmente in forza a The Post internazionale, e da poco inviata di Presa diretta su Rai 3. È stata la prima giornalista ad indagare sull’epidemia da Covid 19 a Bergamo. I suoi articoli hanno generato una serie di ulteriori inchieste giornalistiche.

Le motivazioni: “Riconoscimento alla professionista che si è distinta nella sua carriera per il coraggio e la serietà con cui ha svolto le sue inchieste raccontando con precisione e passione il dolore, la fatica, la paura e lo sdegno degli uomini e delle donne della bergamasca e della Valsugana. Ha fornito un contributo di verità forse scomodo per alcuni ma prezioso per l’opinione pubblica italiana e lombarda”.       

Francesca Nava: “Questo premio inaspettato mi carica di una grandissima responsabilità. Con la storia di Bergamo ho avuto paura perché ho sentito dentro di me la mancanza di quel distacco necessario per raccontare con equilibrio anche i fatti più scomodi. Questa inchiesta mi ha scelto, non la volevo fare, sono stata cercata…”

Premio speciale per questa edizione a Paolo Miranda, infermiere dell’Ospedale Maggiore di Cremona, reparto di terapia intensiva, che per l’occasione ha trasformato la sua passione per la fotografia in necessità: a marzo 2020 ha proposto all’ufficio stampa dell’ospedale di documentare attraverso le immagini il lavoro svolto nelle settimane più dure della crisi.

Le motivazioni per il premio speciale: “Paolo Miranda ha reso una testimonianza preziosa di quanto è accaduto nei nostri ospedali, particolarmente significativa perché maturata da dentro. (…) È il riconoscimento a un operatore sanitario che ha saputo raccontare senza retorica, attraverso immagini immediate e sincere, un evento che ha segnato profondamente la nostra vita, per non dimenticare, ma soprattutto per spingerci a guardare con speranza al prossimo futuro in attesa dello scatto finale, quello della fine della pandemia”.

Paolo Miranda: “Dedico questo premio ai colleghi che purtroppo non ce l’hanno fatta. Siamo stati travolti, nel primo periodo arrivavano pazienti in numero esorbitante. Eravamo provati, tante volte ci sentivamo impotenti. Ho sentito il dovere di sensibilizzare le persone che stavano fuori sul dramma che stavamo vivendo, e al contempo lanciare un invito alle istituzioni a dare importanza alla sanità”.

Redazione Scomunicando.it

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