Ancora riflettori puntati sulla vicenda della continuità terapeutica negata. Dopo le puntualizzazioni direttore sanitario dell’S.S.R. Servizi Riabilitativi cresce l’indignazione di alcuni genitori che desiderano rendere noti fatti e contenuti della vicenda mentre continua la diaspora verso Sant’Agata Militello. Per loro il ritorno della dottoressa Giuliana Scaffidi è semplicemente necessario.
È sempre polemica a Capo d’Orlando tra un gruppo di utenti e il centro di riabilitazione per la sostituzione di una terapista pedagogista.
I genitori, ora replicano, insoddisfatti dalle risposte avute dal direttore sanitario della Società Servizi Riabilitativi.
A questo, con una prima nota, chiedevano il mantenimento della continuità assistenziale per i propri figli con problemi comportamentali e dell’apprendimento.
Una reazione naturale, istintiva, umana, che cozzava con le esigenze della burocrazia o di chissà quali “algoritmi” interni dei “servizi riabilitativi”.
Per i genitori dei piccoli utenti, la sostituzione “senza preavviso” della dottoressa, infatti, non è stata una bella trovata al punto al punto di indurre alcuni di loro a far abbandonare la terapia riabilitativa.
Dal suo canto la SSR ribatteva: “La continuità assistenziale è sempre stata garantita e gli standard di personale previsti dalla normativa sono sempre stati rispettati”.
Tesi sostenuta dal direttore sanitario, Antonio Epifanio, della struttura che rivendicando la qualità del personale in servizio e dei servizi offerti evidenziava che “i sei utenti, tramite i propri genitori, hanno deciso liberamente di rinunciare al trattamento in corso, nonostante la SSR abbia continuato a garantire la continuità assistenziale come previsto dalla normativa” .
Un’accusa precisa contro i contestatari rimarcata, nel dire del sanitario, che aggiungeva che “tutti i sei ambulatori presenti a Messina e provincia, compreso l’ambulatorio di Capo d’Orlando, in quanto strutture private convenzionate, nel rispetto del principio di libera scelta e delle liste di attesa, sono a disposizione di tutti i cittadini che fanno richiesta di accesso ai servizi riabilitativi, espletate secondo le normative vigenti”.
Per lui “nel corso degli ultimi mesi l’ambulatorio ha avuto una progressiva crescita dell’attività riabilitativa che, considerando il principio della libera scelta da parte degli assistiti di rivolgersi a qualsiasi struttura, è la prova della qualità dei servizi espletati dalla SSR” ed ancora puntualizza che “tutti i sei ambulatori presenti a Messina e provincia, compreso l’ambulatorio di Capo d’Orlando, in quanto strutture private convenzionate, nel rispetto del principio di libera scelta e delle liste di attesa, sono a disposizione di tutti i cittadini che fanno richiesta di accesso ai servizi riabilitativi, espletate secondo le normative vigenti”.
Ma i genitori non demordono e chiedono ancora il reintegro della dottoressa e riscrivono ribadendo le loro tesi:
“Abbiamo ascoltato con un ironico sorriso, la risposta del dottor Epifanio, direttore sanitario dell’ S.S. R., Servizi Riabilitativi” dicono, e aggiungono “Il nostro intendere non era quello di far rientrare la vecchia pedagogista, professionista di alto livello, come scritto ampiamente nella lettera inviata alla Sua persona, nel centro in questione, ma una seria provocazione, con un obiettivo ben preciso.
Noi non vogliamo mai più tornare nel centro di riabilitazione s. s. r. di Capo d’Orlando. mai più.
Per dovere di informazione desideriamo sottolineare che il nutrito gruppo di genitori che hanno rassegnato le dimissioni, sono molti più di sei, su 15 pazienti allora in carica, come si evince anche dalle firme apposte sulla lettera di indignazione inviata alla dirigenza del centro.
Va anche reso noto che ci ha molto allarmati il lavoro iniziato dalla sostituta pedagogista, perché sorpresi dalla “somministrazione” di test, così come dalla terapia con campanellini e torri effettuata in maniera indistinta sui nostri figli.
Questo lo hanno dichiarato proprio loro a termine delle terapie.
Come già detto nell’intervista, alcuni bambini hanno avuto delle ripercussioni, attribuibili al cambio della terapista in primo luogo ed alla terapia.
Come potevamo non rassegnare le dimissioni alla luce di quanto sopra e sotto esposto?
Forse lei non lo sa, ma noi teniamo ai nostri figli e non li consideriamo ne oggetti, ne numeri.
La riabilitazione, dottor Epifanio, è una cosa seria.
Non è fatta di numeri o di raccomandazioni, qualora ci fossero, ne di spot pubblicitari, come si può evincere dalla sua risposta; ma da professionalità e cura del paziente ed ovviamente dai risultati”.
I genitori continuano a scrivere:”noi contestiamo la continuità negata ai nostri figli avvenuta con una tale superficialità da averci lasciati sbigottiti, con l’aggravante del non preavviso, avvenuto solo il giorno prima. Oltre il danno la beffa, suggerendo di non comunicarlo ai nostri figli e cosi, si sono trovati all’improvviso senza la loro dottoressa del cuore. Non avete pensato che questo avrebbe potuto avere una ripercussione negativa?.
Per loro “Continuità non significa cambiare terapista o assicurare la terapia per sentirsi “a posto”; la parola stessa lo dice, continuità è continuazione di un lavoro svolto e quando questo da ottimi risultati, come quelli avuti con la dottoressa Giuliana Scaffidi, dovrebbe essere improponibile il cambiamento”.
Continuità è professionalità con risultato, malgrado lei tenda a voler confondere il significato di suddetta parola a discapito dei nostri figli e chissà, magari, forse, anche della qualità del servizio.
Un centro che si rispetti, ove contano i risultati terapeutici, non fa errori come questo, peraltro senza alcun preavviso, ripetiamo.
Si sarebbe dovuta fare una preparazione adeguata, proprio perchè trattasi di bambini con disagio e diversità.
Siamo indignati per come avete affrontato la situazione, – scrivono ancora i genitori che evidenziano di aver “sentito il parere di un neuropsichiatra infantile sulla continuità. Pensate che abbiano detto cose diverse da quelle messe a nudo da noi? La continuità è un’ altra cosa da quel che voi volete lasciare intendere”.
Poi sottolineatura sulle differenza dell'”essere a norma” e dell’agire in modo ineccepibile e la promessa di altre azioni di lotta e sensibilizzazione in difesa dei diritti dei loro figli.
E il termine boicottare il centro orlandino era tra i più gettonati, in favore di quello che reputano più attendo di Sant’Agata Militello.
Ed infatti alcuni genitori hanno espresso il desiderio di non ritornare presso la struttura sanitaria di Capo d’Orlando, ed hanno formulato la richiesta attraverso il dottor Corrado Liotta, lo psicoteraupeta che segue i ragazzi, di presentare una richiesta al Capo Dipartimento di Messina dottor Quattrocchi di ampliare i servizi offerti dalla struttura santagatese così da poterli accogliere.
“Il nostro è un grido di dolore, da genitori – a parlare è Rosaria giovane madre di Tusa – solo noi sappiamo quanto sia difficile convivere con le malattie dei nostri figli, ma noi li amiamo e vogliamo che siano trattati in modo uguale a tutti gli altri, chiediamo che siano aiutati nel loro percorso di vita, non vogliamo che siano semplici numeri, da spremere per un guadagno o lasciati fuori dalle terapie perché non rientrano in budget fissato. Non devono mortificare noi e i nostri figli con i loro calcoli di profitto, sono disposta ad andare ad esporre questo nostro disagio anche davanti al presidente della Regione Rosario Crocetta nella nostra Tusa affinché attenzioni questa vicenda e possa intervenire per una mediazione risolutiva”.
Aggiugnendo ancora:“Mia figlia ha quattordici anni, da otto anni viaggiamo più volte a settimana per portarla alle sedute di terapia. Prima andavamo in una struttura ad Acquedolci, poi questa è stata soppressa e l’ASP ci ha dirottato su una struttura convenzionata a Capo d’Orlando, e tra mille sacrifici ci siamo adattati anche perché siamo consapevoli dei progressi che mia figlia traeva grazie all’impegno ed all’efficacia dei metodi della dottoressa Giuliana Scaffidi”.
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