La nota dell’avvocato Giorgio F. Alfonso. Per lui è importante “leggere considerazioni di buon senso e umanità, deontologicamente ineccepibili, che rimarcano la solidarietà nei confronti di una Persona”.
Alcune considerazioni, ne pubblichiamo stralci, tratti dalla nota che ci ha inviato. Concetti che inducono alla riflessione.
Lui esordisce dopo aver evidenziato il “marasma” mediatico, sul caso di una paventata gravidanza, che rimane disorientato dai distinguo, manifestati sia nell’ambiente giornalistico che in quello politico e sottolinea che, per semplificare, è stato duale l’atteggiamento degli utenti di Facebook: c’è chi condanna aspramente e chi assolve perché il “fatto non costituisce reato”.
Per lui sono “Opinioni rispettabili, solo se contenute nel perimetrato di Legge. In caso contrario, deprecabili e censurabili”.
Poi, da legale, esprime le sue perplessità che nascono dalla circostanza che, in realtà, in questa vicenda vi sono alcuni punti fermi, granitici e rammenta quanto in materia il Garante della Privacy, in risposta ad alcuni quesiti posti dall’Ordine dei Giornalisti ha detto sulla divulgazione dei “dati sulla salute e sulla vita sessuale”, evidenziando poi che l’intera faccenda non può avere rilievo politico, ed infine come ultimo punto fermo della sua nota dice “che chiunque abbia espresso un’opinione sul caso, per il tramite del democraticissimo social network “facebook”, non ha alcuna certezza sui fatti accaduti”.
Le notizie sullo stato di salute della donna (mesi di gravidanza, sintomi prodromici, ecc.), ad esempio, – scrive – “sono mere indiscrezioni non confermate. Ritengo improbabile che, rientrando queste informazioni nella categoria dei “dati sensibili”, possano provenire dal personale sanitario, certamente ben consapevole delle sanzioni penali in cui rischierebbe di incorrere”.
E continuando aggiunge: “I “leoni da tastiera”, categoria sociologica ormai a sé stante, talvolta ammantati sotto le mentite spoglie dei “bontemponi”, dovrebbero riflettere sul fatto che il diritto “sacrosanto” di esprimere la propria opinione non può mai trascendere nella lesione della dignità di un’altra Persona”.
Poi il suo scrivere porta “a pensare a come possa sentirsi in questo momento questa Donna, arrivata dalla vicina – e a volte così lontana – Africa, fronteggiando chissà quali difficoltà e maturando chissà quante delicate scelte personali. Dapprima l’ho immaginata triste, sconsolata, turbata. Poi, però, ho pensato che dentro di sé porta la prova inequivocabile – per chi ha Fede – della presenza e della potenza del Suo Dio. Forse la più grande che abbia mai avuto. Sicuramente, la più potente medicina. Così, l’ho immaginata con un sorriso, magari stanca, ma pronta al più grande dei Miracoli: la Vita.”
E quindi conclude per lei – se così fosse come rappresentato dai media, ad dispetto del suo ruolo nella comunità cattolica ” non significa essere perfetti né perdere la propria femminilità, né, soprattutto, aver perso il diritto di cambiare idea o di sbagliare. Cara Sorella, in questa nuova e diversa vita, che Dio La benedica”.
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