– di Corrado Speziale –
L’attrice, sul palco del Teatro Annibale di Francia, è stata protagonista del secondo evento in cartellone per i 40 anni di Nutrimenti Terrestri. Crisòtemi, Hikikomori ad Argo, interpretata e diretta da Alessandra Fazzino, dal testo di Francesco Randazzo, si è rivelata un’opera forte, introspettiva, densa di complessi e drammatici stati d’animo, vissuti in solitudine, che accompagnano la quotidianità di ieri e di oggi. Crisòtemi, la figlia minore e inferiore, reietta, dimenticata di Agamennone, nella riscrittura del classico, attraverso l’eccellente scena con il monologo – dialogo offerto da Alessandra Fazzino, offre un Hikikomori quale personaggio sia antico che contemporaneo, che riflette in profondità sulla condizione umana. L’attrice è straordinaria nelle trasformazioni in scena, grazie alle sue qualità tecniche e artistiche.
Se isolarsi è una colpa, necessita farsene una ragione. Vagare nel profondo conduce a mettere a nudo la condizione umana, portarsela dentro, elaborarla. Attirare a sé i carichi che inevitabilmente provengono dalla cattiveria altrui, dalla disumanità di un mondo che smarrisce il senso e i valori della vita. Crisòtemi cerca di governare il caos dentro sé stessa, scegliendo la via della solitudine che la porta ad essere eremita e riflessiva, introspettiva, irrequieta, ribelle. “Non mi piace il mondo, non mi piaccio io, non voglio essere costretta a stare con voi…”, condizione in cui esplora la sua fragilità, rifuggendo l’odio. Dal suo angolo di mondo chiude tutte le porte possibili a chi alla luce della sua storia la provoca e la giudica, tentando di farla precipitare negli inferi di un’esistenza che non le appartiene, di cui è pienamente consapevole. E rievoca il suo essere trasparente: “Ero sabbia sparsa al vento dell’indifferenza…”. La donna sta chiusa, appartata, accompagnata da tormenti e inquietudini, reazioni di chi è particolarmente sensibile al cospetto dei mali che circondano e affliggono la sua esistenza. Dunque, quanto Crisòtemi sia fragile o forte, statica o agile, coraggiosa o vile, sta nella mente e nel cuore di ciascuno valutarlo. Per questo, Crisòtemi, Hikikomori ad Argo, nell’ottima riscrittura del classico per mano di Francesco Randazzo, in scena a Messina venerdì scorso al Teatro Annibale di Francia per Nutrimenti Terrestri, con la regia e la magistrale interpretazione di Alessandra Fazzino, è un esempio evidente di teatro contemporaneo che rende immortale e universale quanto di meglio i classici insegnino e rappresentino. Con Alessandra Fazzino/Crisòtemi va in scena la donna, figlia, sorella, dentro una “fortificazione” e al tempo stesso, fragilità dell’essere, che si offre a molteplici valutazioni e tipi di lettura. Sia il soggetto di Randazzo che la regia e l’interpretazione di Fazzino, inchiodano alla poltroncina un pubblico “partecipante”, pronto ad immedesimarsi in un messaggio chiaro, portato da una personalità complessa ma coinvolgente: Alessandra “si fa in quattro”, nel vero senso del termine, per personaggi, passione e fatica. Esce e rientra in Crisòtemi con rara abilità performativa, intrecciando in scena il linguaggio e le espressioni del corpo con il monologo-dialogo attraverso la voce e la gestualità, come meglio non si potrebbe. Apprendiamo dalla sua ricca scheda, “danzatrice, attrice, regista, coreografa siciliana e docente di tecniche del movimento…” e ne prendiamo atto da testimoni e osservatori privilegiati.
Crisòtemi, Hikikomori della contemporaneità, piuttosto di accettare sfide in cui non si riconosce, preferisce dare anima alle piccole cose: la carota, alter-ego con cui dialoga, da rispettare come nutrimento, al tempo stesso seme per un’umanità da rigenerare. Si indigna per aver subito in modo spregevole la distruzione di una pianta di basilico: “Sedava la mia anima e imbalsamava le mie paure”. Dunque, “Gli uomini sono vili, squallidi e malvagi…” Messaggi da considerare assolutamente contemporanei…ancorché, se vogliamo, new age e da “rivoluzionari di casa”, ma dall’animo profondo, senza banalità né stereotipi. Tant’è: a tu per tu con lo spettatore attento, la scena fa intercettare, con le dovute proporzioni, Agamennone e Clitennestra, Elettra, Ifigenìa e Oreste, congiunti diametralmente opposti a Crisòtemi, in un quadro contemporaneo, come genitori e figli di una società oltremodo sofferente, dove esplodono realtà drammatiche e violente, in cui “il male si nasconde ovunque, è sempre in agguato”. Tuttavia, si tratta di un mondo che “affonda nell’ignoranza ma verrà salvato dagli ignorati”. Cosicché, la nostra Crisòtemi, da Hikikomori, senza alcuna commiserazione, assorbendo i mali della sua famiglia, di Argo e di un mondo senza tempo, preserva un fuoco che le arde dentro con cui accende la speranza, scongiurando Hikikomori di domani, quali vittime di un mondo senz’anima.
“I bambini sono il segno unico e luminoso di un’unica rivoluzione possibile. Io sono l’origine di tutti loro…”, è il messaggio che Crisòtemi lancia da Argo, inneggiando all’eterno ciclo della vita, verso ogni angolo del mondo.
Con la produzione di Maurizio Puglisi per Nutrimenti Terrestri, l’opera in scena, inserita nella rassegna “Il miglior tempo della nostra vita…” per i 40 anni della compagnia, si è avvalsa di un pregevole supporto tecnico da parte di uno staff d’eccellenza.
Prossimi spettacoli in cartellone, sempre al Teatro “Annibale”, il 17 e 24 novembre.