Ribollono nei grandi pentoloni, già da ore posti sopra la fiamma dei fornelloni, la “Cuccia” e “i Scruciddi”. Pronti, alle 19,00, per essere impiattati, tra goliardica ironia e voglia di comunità.
Saranno, come tradizione, tredici donne del luogo a cucinare, amalgamando i tredici legumi di una pietanza legata al culto della Santa del 13 dicembre, alla famiglia, all’amicizia.
Ma ci sarà anche da gustare “i scurcidda” di maiale, ovvaimente accompagnati dal vino novello.
In caso di avverse condizioni meteo la “festa” si svolgerà in un luogo coperto.
L’appuntamento quindi è fissato per le ore 19,00 nello slargo della piazzetta della contrada.
Grande partecipazione dei residenti della frazione, ma nei fatti, è giusto dirlo, la manifestazione trova la sua forza nel polo organizzativo diretto da Davide, del bar Patasnack.
La manifestazione sta già gettando per essere riproposta l’anno prossimo.
Aspettando di gustare il tutto, c’è un mito da sfatare subito.
Quella di San Lucia non è la notte più lunga che ci sia, nonostante la rima venga benissimo.
Non è la notte più lunga dell’anno e di conseguenza il giorno più breve.
Prima dell’introduzione del calendario gregoriano, nel 1500, era vicina al solstizio d’inverno, ma con il nuovo calendario c’è una differenza di poco più di una settimana. Bisogna aspettare il 21 per la notte con la maggiore durata dell’anno, la notte del solstizio d’inverno.
Ed andando alla Cuccia.
Questa è una pietanza siciliana, ma preparata anche in altre zone d’ Italia, che può essere sia dolce che salata, preparata il 13 dicembre in occasione di Santa Lucia.
La tradizione sicula prevede che la cuccia, una volta preparata venga distribuita anche ai familiari, agli amici ed ai vicini, questo per rispettare la tradizione ed il culto legato a S. Lucia.
Si narra infatti che molti secoli fa, in Sicilia ci sia stata una lunga carestia, poi come per miracolo, un 13 dicembre, una nave poi arrivò nel porto carica di grano, il quale fu subito distribuito alla gente affamata, la quale, sfinita non lo macinò per trasformarlo in farina ma lo cucinò direttamente.
Da quel giorno si prepara la cuccia, che prende il nome dal dialetto che indicherebbe una cosa piccola, il chicco appunto.
Se allora anche voi – no salendo a Lacco – intendete prepararla, vediamo insieme come fare la cuccia:
Sia che vogliate farla dolce che salata, si comincia sempre lasciando a bagno il grano duro per 2 o 3 giorni prima.
Poi per la versione salata, il giorno prima lascerete in ammollo anche un pugno degli altri legumi () e chi vuole può anche aggiungere foglie di alloro, e la buccia di un’ arancia.
Ricoprite poi con acqua lasciate cuocere per almeno 2 ore.
Quando poi il grano sarà tenero, lo si condirà con del vino cotto prima di mangiarla.
Per la versione dolce invece, dopo l’ ammollo, si cuoce il grano per 2 ore e lo si lascia in ammollo nel liquido di cottura per un altro giorno intero, poi dopo averlo scolato, potremo aggiungere il latte, lo zucchero, il cacao, la cannella ed infine il cioccolato fondente, poi si porta tutto sul fuoco e si lascia cuocere fino al completo scioglimento del cioccolato.
Gli altri Piatti tipici del giorno di Santa Lucia sono le panelle, timballi di riso, gattò di patate e quelle che sono le protagoniste assolute, le buonissime arancine e, come sempre, dall’evento religioso, si finisce ad una grande abbuffata…
Un antico motto palermitano però ricorda: “Santa Lucia, vulissi pani, pani unn’ aiu e accussi mi staiu” (trad. Santa Lucia, vorrei pane, pane non ho e così mi sto): nonostante le bontà della tradizione culinaria siciliana, la festività dovrebbe essere celebrata sopratutto spiritualmente; come solenne ricordo del miracolo di Santa Lucia infatti, la Chiesa invita al digiuno e all’astensione dal consumare, per tutta la giornata, pane e pasta.