Cultura

DA LEGGERE – Mishima, l’ultimo spirito eroico

Una lettura che lascia un taglio profondo come la spada di un samurai

LA VITA È BREVE MA IO VOGLIO VIVERE PER SEMPRE: 100 ANNI DI YUKIO MISHIMA

14 gennaio 1925 – 14 gennaio 2025.

Yukio Mishima, una delle figure più iconiche e controverse del panorama letterario mondiale, avrebbe compiuto oggi 100 anni. Mishima, nato Kimitake Hiraoka, ha incarnato nella sua breve e intensa esistenza la dualità solare e lunare del Giappone: da una parte la modernità sfrenata, dall’altra il richiamo all’antica tradizione dei samurai. Ancora oggi, il suo nome resta il più tradotto tra gli autori nipponici in lingua italiana, a testimonianza dell’intramontabile fascino che esercita anche a un secolo dalla sua nascita.

Un genio multiforme

La carriera letteraria di Mishima è stata un viaggio poliedrico attraverso i più disparati generi: romanzi, saggi, racconti, poesie e persino testi politici. Opere come “Confessioni di una maschera” e “Il padiglione d’oro” hanno segnato profondamente la narrativa giapponese, esplorando i temi dell’identità, della bellezza e della decadenza con una sensibilità unica.

Mishima non è stato solo uno scrittore, ma un pensatore radicale che ha saputo affrontare i conflitti interiori di un Giappone sospeso tra modernità e tradizione.

La vita di Yukio Mishima, culminata tragicamente con il seppuku il 25 novembre 1970, è stata la realizzazione stessa della sua filosofia. Il suo gesto estremo, avvenuto dopo un disperato appello al Giappone per un ritorno ai valori tradizionali, è stato interpretato come l’ultimo atto di un uomo che aveva fatto della sua vita un’opera d’arte.

Mishima, infatti, credeva che il corpo e lo spirito dovessero essere coltivati in egual misura: il rigore della disciplina marziale si rifletteva nella meticolosità della sua scrittura.

L’illuminazione a Delfi

Un momento cruciale nella vita di Mishima fu il suo viaggio in Grecia, il 27 aprile 1952. A Delfi, luogo sacro della mitologia ellenica, il giovane autore trovò l’ispirazione che avrebbe cambiato per sempre il suo approccio alla vita e alla letteratura. Quel viaggio segnò l’inizio di un percorso spirituale che lo portò a fondere le radici culturali giapponesi con un profondo amore per il classicismo occidentale.

Tutto per il Giappone, niente al di fuori del Giappone

Mishima, descritto dal filosofo italiano Adriano Romualdi come “il primo fascista giapponese”, ha saputo incarnare una visione radicale e romantica del nazionalismo.

Il suo motto, “tutto per il Giappone, niente al di fuori del Giappone”, è stato il filo conduttore di un pensiero che univa tradizione e modernità, spirito e azione. La sua estetica rigorosa e il suo profondo patriottismo lo resero una figura divisiva ma indimenticabile, capace di lasciare un’impronta indelebile nella cultura del Sol Levante.

Oggi, a 100 anni dalla sua nascita, Mishima continua a essere un punto di riferimento per chi cerca nelle parole il coraggio di affrontare la complessità dell’esistenza. Le sue opere, con la loro capacità di tagliare l’anima come una spada affilata, invitano il lettore a un confronto profondo con i propri valori, con le proprie paure e con il senso ultimo della vita.

La sua vita e la sua morte restano un monito: vivere intensamente, lasciare un segno, anche a costo di bruciare come una fiamma che non conosce limiti.

Yukio Mishima non c’è più, ma il suo spirito vive ancora nelle sue pagine e nel cuore di chi continua a leggerle.

Per chi desidera approfondire la mistica vita e le opere dello scrittore del Sol Levante, sono disponibili edizioni speciali delle sue opere e studi critici che ne analizzano il genio e il tormento.

Leggere Mishima significa immergersi in un viaggio senza ritorno, dove la bellezza e il dolore si intrecciano in modo indissolubile, lasciando un taglio profondo nell’anima del lettore.

per approfondire consulta il catalogo

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Di Yukio Mishima si ricorda soprattutto lo spettacolare e cruento atto finale della sua vita, quel seppuku con cui lo scrittore volle gridare al Giappone di non dimenticare la sua anima. Il suicidio rituale tuttavia è solo il coronamento di un’esistenza vissuta all’insegna dell’eccesso, della sperimentazione, della ricerca di sé.

Federico Goglio ci porta alla ricerca del Mishima più intimo, oltre l’immaginetta oleografica.

 

abbiamo pubblicato su mishima

 

Redazione Scomunicando.it

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