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DANILO REA – Fantastico omaggio a De Andrè

a Milazzo, sabato scorso, un formidabile artista in grado di esaltare, tra pianoforte e jazz, il pubblico nell’evocativo tributo a Fabrizio De Andrè per ricordarne la scomparsa.

Era un’occasione da non mancare, quella del concerto di Danilo Rea a Milazzo, poiché coincidente con un momento di straordinaria forma ed ispirazione artistica del pianista nato a Vicenza ma romano a tutti gli effetti.

Il 2010 sarà un anno per lui indimenticabile, che lo consegna alla storia della musica italiana ed internazionale, grazie ad una maturazione artistica raggiunta dopo tante sfide vinte e tanti successi di critica e di pubblico raggiunti sia in gruppo che da solista, come l’operazione che sta proponendo adesso in giro per l’Italia e che gli sta regalando infinite soddisfazioni: l’omaggio a Fabrizio De Andrè.

Un album, pubblicato a metà dell’anno appena trascorso, per l’etichetta tedesca ACT, dal titolo, “A tribute to Fabrizio De Andrè”, è tra i primissimi nella speciale classifica Top Jazz 2010, dove lo stesso artista occupa  il  primo posto tra  i pianisti. Risultato più che meritato, che non sorprende chi segue Rea sin dai primi anni della sua carriera nella quale si è cimentato a fianco di artisti di mezzo mondo, e formato gruppi storici, tra cui i Lingomania e i Doctor 3.

Presentando il concerto, sul palco del Teatro Trifiletti di Milazzo, l’artista ha detto di aver accolto, allora, con preoccupazione, la proposta di Dori Ghezzi riguardo questo progetto, nel quale l’improvvisazione sull’autore genovese sarebbe stata determinante. Chiunque avesse, in un certo senso, dato credito a quanto “modestamente” affermato da Danilo Rea – pianista jazz dalle conclamate qualità improvvisative – ha ottenuto, attraverso la sua grandiosa esibizione, la risposta più adeguata: dita che corrono sulla tastiera come saette che sanno alla perfezione quando e dove posarsi; mani che scaricano tutta l’energia creativa di un genio che più di chiunque altro, in questo momento, sprigiona meraviglie.

Un’ora e mezza di concerto che rende indimenticabile l’ultima tappa del ciclo di eventi “FantasticaMente Sicilia”, sotto la direzione artistica di Salvo Presti, inserito nel cartellone de “Il Circuito del Mito”, organizzato dall’Assessorato alla  Cultura della Regione Siciliana.

Esibizione che, avvenendo ad appena tre giorni dalla ricorrenza del dodicesimo anno  della scomparsa di “Faber”, ha assunto un particolare valore e lanciato un forte messaggio evocativo. Proprio per questo, l’inizio del concerto è stato anticipato dalla proiezione di alcuni tratti di un breve documentario sull’artista.

A fare compagnia al pianista c’è stato, con i suoi fiati, nel primo e nell’ultimo brano, Mario Arcari, amico storico di De Andrè, con il quale ha collaborato sin dal 1983, effettuando alcune tournée, tra le quali “Anime salve”, datata 1996/97, effettuata al termine dell’ultimo lavoro inciso in studio dal poeta – musicista genovese, e pertanto indimenticabile.

Il concerto è iniziato con il duo che ha proposto la “Canzone dell’amore perduto”, avvio romantico, quindi, di una serata che sarà ricordata per le infinite varietà espressive che hanno formato una scaletta nella quale il pubblico che gremiva il teatro ha fatto a gara per “rincorrere” i titoli dei brani, spesso innestati in altri, camuffati, o semplicemente accennati, seguendo assonanze di straordinaria fattura, create appositamente attraverso geniali virtuosismi. Come avvenuto, ad esempio, nel secondo brano, “Il pescatore”, dove il pezzo, ad un certo punto è “scivolato” in “Besame mucho”, a significare che De Andrè sarebbe stato in “compagnia” di altri storici autori, anche stranieri. “Via del campo”, che ha  aperto un medley di venti minuti, è stata fatta “sposare”, tra l’altro, con famosissimi classici, come “My favorite things” e “Over the rainbow”, dove la tenera voce di una giovanissima Judy Garland, seppur per un lieve sprazzo, sembrava attraversare lo strumento di Rea.

A seguire “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers”, proposta in una vivace chiave jazz, ha fatto coppia, addirittura, con “Cam Caminì”, ma, a differenza della precedente, in maniera così fugace da non far neppur lontanamente “comparire” Mary Poppins. Bellissima, in quanto particolarmente raffinata, è stata l’interpretazione di “Valzer per un amore”, contaminata da un insieme di passaggi che hanno reso originale lo stile di Rea.

Il secondo raggruppamento di pezzi è stato così concluso con qualche accenno di opera, un’improvvisazione su Duck Ellington e “Tico tico”, brano eseguito magistralmente, tratto da “Piano solo” del 2000.

Tranne qualche eccezione, è stato, invece, interamente tratto dal repertorio del cantautore genovese l’ultimo medley, dove “La canzone di Marinella”, compresa nella “Ballata dell’amore cieco o della vanità”- musicata enfatizzando la componente swing del pezzo originale – “Girotondo” e “Amore che vieni amore che vai”, è stata soltanto intercalata da “Fiori di neve”, capolavoro del pianista,  tratto da “Introverso” inciso nel 1997.

Immancabile, ovviamente, “Bocca di rosa”, ultimo brano suonato prima del rientro, con l’accompagnamento di Arcari al  flauto: un fantastico “gioco” tra amici – artisti di rango,  che con la loro intesa, espressa con raffinatissimi artifici stilistici, tra ritmi popolari e adagi, hanno entusiasmato il pubblico.

Al rientro Danilo Rea propone dei pezzi pregiati del suo repertorio, tre brani in sequenza, di genere completamente differente: “He comes the sun”, ovviamente targato Beatles, “Intermezzo”, da “La cavalleria rusticana” di Mascagni, e per ultimo “Senza fine”, di Gino Paoli, artista con il  quale si è  esibito l’ultima volta, questa estate, a Messina.

E i numerosi ammiratori di Fabrizio De Andrè e Danilo Rea, accorsi a Milazzo da ogni parte della provincia, avrebbero voluto che la splendida serata al “Trifiletti” fosse proprio “senza fine”, entusiasti del connubio di questi due straordinari personaggi, dei quali il secondo ha raccolto l’inestimabile patrimonio artistico e spirituale del primo, traducendo in versi e riletture musicali una poesia elevata al di sopra del tempo e dei confini.

testo e foto di Corrado Speziale

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