Intervista realizzata da Giulia Quaranta Provenzano
Oggi la nostra libera collaboratrice Giulia Quaranta Provenzano ci propone un focus sul ballerino e insegnante di street jazz. È possibile visionare
Buongiorno Mauro, piacere! Lei è un ballerino e insegnante di street jazz, nonché coreografo, dunque le chiedo subito qual è stato il motore interiore del suo appassionato impegno. “Buongiorno Giulia e grazie per questa opportunità d’intervista con lei! Ho iniziato a muovere i primi passi nella danza all’età di cinque anni. Non appena i miei genitori si azzardavano ad accendere la radio, io mi scatenavo come un matto e così ben presto – me lo ricordo come se fosse ora – dissero <<Nostro figlio, da grande, farà il ballerino>>. Sembra assurdo, ma è andata esattamente in questa maniera. All’età di dieci anni, guardando il programma televisivo “Saranno Famosi”, capii che ballare sarebbe stata la mia strada. Mamma e papà mi portarono nella tipica scuola di danza di paese e lì iniziai a muovere i miei cosiddetti primi passi, in tale mondo, più seriamente… sino ad innamorarmene follemente e ancora oggi ne sono immensamente innamorato e di certo lo sarò per sempre”.
Com’era da bambino, mentre che tipo di persona le sembra di essere adesso? “Sono sempre stato un bambino molto vivace, allegro e con tanta voglia di imparare cose nuove… e ancora oggi lo sono. Non amo la monotonia, mi piace rendere la mia vita “colorata” e “impegnata”. Oltre ad essere una persona positiva e allegra, però sono anche un pizzico permaloso e molto perfettino (soprattutto nel lavoro). Amo aiutare chi si trova in difficoltà, cercando di spronare tutti a risolvere – se è possibile – i problemi. In ambito lavorativo, invece, desidero far crescere i miei allievi e trasmettere loro il più possibile”.
Se dovesse metaforicamente descrivere la sua vita finora, quale colore e quale brano assocerebbe rispettivamente a ciascuno dei periodi più significativi che ha attraversato in passato e a quello attuale? “Alla mia vita attribuirei il colore azzurro, perché sono una persona dolce e anche molto cristallina (sebbene io esponga i miei problemi solo a coloro che veramente hanno la mia fiducia e dei quali mi fido). Un brano che è collegato all’amore che ho per questa mia meravigliosa arte, la danza, e che – quando lo ascolto – mi dà una carica pazzesca – è “I was made for lovin’ you” dei Kiss”.
Nella formazione e nello sviluppo della sua personalità e a livello professionale, quanto e in che modo hanno inciso l’ambiente geografico e sociale (compreso quello famigliare) e l’epoca in cui vive? “Amo follemente viaggiare – cosa, questa, che sto facendo da parecchi anni – e ciò soprattutto quando mi sposto per lavoro. Non sono mai stato tantissimo tempo lontano da casa, ma massimo tre settimane… il viaggio che mi ha cambiato la vita è stato quello in cui mi sono recato a New York, ché il sogno che avevo nel cassetto si è avverato e ho realizzando a pieno tutto ciò che avevo in mente. Amo, sì, viaggiare tuttavia – allo stesso tempo – ritornare a casa e stare con la mia famiglia è qualcosa di meraviglioso per me. Sono molto affezionato ai miei genitori, che hanno sempre appoggiato le mie idee e che credono moltissimo in me. Ora viviamo in un’epoca in cui viaggiare é diventato assai costoso e bisogna calibrare bene ogni passo, nonché ragionare attentamente su cosa si può veramente fare di buono per se stessi”.
Quanto è importante, nella carriera di un ballerino, la fisicità e l’immagine nella sua accezione più ampia e omnicomprensiva possibile? E quali sono le imprescindibilità che, a suo avviso, non possono mancare in chi balla? “L’immagine, in un danzatore, è fondamentale ma avere la testa è un elemento imprescindibile. Chi danza può essere bello, bravo, avere un fisico pazzesco però se appunto non ha un’altrettanto bella testa non va lontano. L’estetica è certamente importante, sopratutto al giorno d’oggi, tuttavia in un ballerino ci sono pure altri valori da considerare come ad esempio avere qualità di movimento e un’energia che cattura l’attenzione altresì stando fermo… e, ovviamente, una buona tecnica non può mai mancare. Non bisogna poi essere banali, bensì è necessario risultare sempre interessanti”.
In base alla sua sensibilità e concezione artistica, il corpo di un ballerino è preferibile che sia una sorta di tela vergine o i tatuaggi, ad esempio, li percepisce come un possibile valore aggiunto al messaggio che verrà trasmesso? “In passato si preferivano i danzatori privi di tatuaggi, ma oggi anche se hanno qualche tatuaggio noto che non dispiace affatto. Io, personalmente, preferisco che un danzatore non abbia alcun tattoo però se ne ha uno/due non mi “disturba” (ché, nel caso fosse necessario alla coreografia, si possono comunque trovare delle soluzioni per nasconderli)… tatuaggi sì o tatuaggi no dipende, inoltre, sempre dal ruolo e dal contesto in cui un ballerino si trova a doversi esibire”.
I ricordi e la costanza, la pianificazione e la progettualità, la sperimentazione e l’osare, la razionalità e l’istinto quanto sono rilevanti nella sua artisticità? L’empatia, invece, quale ruolo gioca per chi svolge la sua medesima professione? “Tutto ciò che ho all’interno del mio bagaglio artistico e personale, ottenuto grazie alle esperienze che ho vissuto, è fondamentale perché ogni cosa in esso contenuta mi aiuta a rapportarmi con le diverse realtà che mi capita – di volta in volta – di dover affrontare. Per quanto riguarda l’empatia, nel mio lavoro, è fondamentale ma penso che lo sia anche in molti altri contesti differenti rispetto alla danza. Approcciarsi con persone che sono simili a sé è sempre bello e poterci collaborare equivale a fare bingo”.
Quale ritiene che sia il suo tratto distintivo e quali sono le sue peculiarità portanti nella veste di ballerino e in quella d’insegnante? “Ciò che mi contraddistingue è sempre stata la mia energia… e il mio carisma, di cui ne sono dotato in abbondanza, sia come ballerino che come insegnante”.
Quale significato attribuisce allo spettacolo, all’intrattenimento, ossia è del parere che esso debba essere in primis educativo o basta che sia piacevole alla vista/all’udito? “Dal mio punto di vista, è bene che vi sia sempre un messaggio educativo in quello che si inscena… pur cercando di mantenersi al passo con i tempi. Qualsiasi forma di spettacolo è diversa da tutte le altre ma in tutte quante, comunque, è doveroso saper cogliere l’insegnamento che vi è insito (anche se magari un qual certo spettacolo non ti è piaciuto). È cioè necessario, secondo me, imparare a non guardare sempre e solo l’eventuale lato negativo delle cose e a criticare ciò che potrebbe non aver funzionato – ché bisogna pensare a tutte le persone che hanno speso il loro tempo nella realizzazione di uno spettacolo, lavorando con impegno e amore per la riuscita dello show”.
Qual è il suo punto di vista inerentemente i social network e il loro utilizzo? Si è poi mai interrogato sul come mai, nella nostra odierna epoca, si sta assistendo sempre più a un proliferare di aspiranti influencer? “I social, a mio parere, dovrebbero essere usati sempre con intelligenza perché sono un’arma a doppio taglio. Molti influencer, a volte, non ci pensano che loro sono un esempio per molte persone eppure effettivamente lo sono e influenzano non poca gente… Sta a noi capire chi seguire e chi non seguire”.
Attualmente mi pare che si sia, un po’ diffusamente, innescata una smania esasperata di apparire e rendere pubblico quello che una volta era gelosamente custodito nel privato e come privato. Ebbene espressività, amore e seduzione in primis nel ballo – per quello che la riguarda – di cosa sono sinonimi e quali sono i capisaldi di una comunicazione che sia davvero tale, efficace? “Io sfrutto molto i social per lavoro, mentre difficilmente li uso per scopi extraprofessionali. Ora, pressoché tutti abbiamo Instagram, Facebook e TikTok in quanto chi non li ha risulta essere dissociato da ciò che ci circonda. Tante persone spiattellano proprio sui social qualsiasi cosa facciano ma, a mio dire, essi vanno utilizzati con cognizione di causa e non pubblicando contenuti inopportuni… ad ogni modo, comunque, ognuno è libero di fare ciò che vuole”.
Infine, prima di salutarci, ha piacere di condividere con noi quali sono i suoi prossimi progetti a stretto giro e non di meno a cosiddetta più lunga gettata? “Nei prossimi mesi, mi aspettano numerosi stages in giro per l’Italia e ne sono entusiasta. Non vedo difatti l’ora di conoscere nuove persone e di condividere con loro la mia energia e tutto ciò mi rende davvero felice. Per il resto, non saprei dire quali saranno i miei altri progetti futuri… vedrò che cosa mi riserverà il futuro”.
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