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David Gilmour – Rattle That Lock

Il margine rarefatto di queste nuove dieci canzoni, scivolano nella rarefatta bellezza della copertina, fino ad incarnarsi, visceralmente, nei suoni mai sprovvisti di sensazioni, umori….

Lo stato d’animo predisposto all’ascolto, riesce a turbare la percettibilità del tempo, interiorizzando del tutto la miscellanea maestra di David Gilmour, che ci accompagna in un viaggio composto, mai esoso o trasbordante, ma il composto alchemico di musica e parole che viaggiano fin dentro al cuore pulsante della musica, quella fatta con amore, quella che suscita sempre un guitto, un frangente che riaccende un marchio mai effimero, uno status capace di integrarsi agevolmente, nelle pieghe perfette di ogni muscolo vibrante.

Lo stile, sin dalle prime note, e solo un preludio, un assolo che rimanda al marchio floydiano di Gilmour, che agevolmente scivola nelle viscere del suo nuovo lavoro, Rattle That Lock, senza mai ripetersi, ma occupando un posto centrale di rinnovamento musicale, linfa improntata ad un architettura che non ricalca mai i lavori precedenti.

Qui, la musica affonda radici verso il jazz, avvalendosi di tematiche che attingono al Paradise Lost di John Milton, dove nell’edizione box molto curata, offre ben due libri rilegati, uno dell’opera stessa, e un altro di collage fotografiche di David.

Il chitarrista inglese, riesce ad assemblare intuito a un concetto storico in quest’opera musicale, caldi echi ben strutturati che raccontano la vita, la malattia, la morte – talvolta con note biografiche, senza scadere mai nel pessimismo.

Emozioni, pathos, voglia di ricordare, in A boat Lies waiting, il canto del cigno dedicato all’amico Richard Wright.

La musica di Gilmour si irradia verso le più alte vette mozzafiato, varcando nuovi confini, dettando regole basilari di un professionista che ancora una volta, riesce ad assemblare atmosfere ben allineate tra di loro, momenti strumentali, fughe sonore che irrompono adeguandosi alla percezione attuale delle cose, con radici folk, echi blues e swing, tutti moderati da arrangiamenti che rasentano la genialità.

Un viaggio qualitativo, un viaggio oltre lo stereotipo affresco del nostro tempo, un modo come un altro, per scrivere un altro pezzo di storia in musica.

Salvatore Piconese

Redazione Scomunicando.it

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