Nel grande fermento del dire e del parlare intorno al caso delle ordinanze d’acquisizione e demolizione delle costruzioni edilizie abusive, sopratutto quelle lungo l’arenile brolese, significativa la proposta “in punta di piedi” di Carmelo Ioppolo, il presidente dell’Associazione dei Commercianti e degli Imprenditori brolese, baluardo dell’antiracket e della legalità.
L’eventuale cambio di destinazione d’uso delle case entro i 150 metri dalla batigia e che queste siano adibite a piccole strutture ricettivo/turistiche.
Un parlare chiaro e concreto.
Mentre un legale, Giacomo Nicolucci, aggiunge: “per evitare la demolizione ci vuole una doppia delibera di cc., di interesse pubblico specifico di utilizzazione e di variante al prg”
La nota si legge su facebook, ed è inserita in un contesto di domande, puntualizzazioni e chiarimenti giuridici intorno alla vicenda delle case abusive e delle 130 ordinanze di sgombero, demolizioone e acquisizione al patrimonio comunale, che pur firmate, pur sulla bocca di tutti, ancora non sono state notificate agli interessati.
Ecco il punto di vista di Carmelo Ioppolo. Lui è una figura istituzionalmente riconosciuta, e come tale la identifichiamo, sino a prova del contrario.
“E’ chiaro che le regole vanno sempre rispettate, ed eventuali abusi devono essere sanati – scrive Ioppolo – ma ritengo che veramente debbano essere valutati caso per caso.
Spesso le regole cambiano negli anni, e quello che un tempo era illegale a volte diventa lecito.
Giusto per fare un esempio, sembra che adesso xper fare delle modifiche ordinarie alla tua abitazione non è più necessario chiedere concessione edilizia ed il relativo pagamento di alcuni oneri.
Per la fattispecie delle “costruzioni zona mare”, con, credo, contenziosi anche con il demanio, sappiamo che è di difficile interpretazione, considerando l’arretramento della battigia negli ultimi anni, a seguito erosione della spiaggia.
Per le stesse, ritengo ed ho sempre sostenuto, che se possibile, senza toccare il diritto di possesso dei proprietari, le stesse strutture possano rimanere, ovviamente adeguatamente sistemate, ma a condizione che con eventuale cambio di destinazione d’uso, siano adibite a piccole strutture ricettivo/turistiche, (bar, cioschetti, ristoranti e B&B).
Ovviamente il tutto dovrà essere soggetto a verifiche annuali”.
Nulla da dire.. un’ipotesi “rivoluzionaria”, anche se in passato all’Ars ci avevano già pensato, per poi tacciarla di anticostituzionalità.
Ma Ioppolo, già presidente dell’Acib, consapevole di ciò non demorde e conclude il suo pensiero con un “come ogni cosa l’idea è di cercare di trasformare un problema in opportunità..utopistico, ma nessuno ci vieta di sognare e provare a..”.
Ma torniamo al post iniziale, che parte dalla domanda in cerca di risposte formulata da Linda Marino, esponente del movimento politico-sociale Cambiamenti e commerciante brolese che poneva il questito:
Una volta acquisiti al patrimonio comunale questi immobili verranno demoliti o no?
E se la risposta è no quale sarà la loro destinazione, il Comune potrà venderli?
Faccio queste domande da profana s’intende ma questa “soluzione finale con trent’anni di ritardo” mi lascia perplessa e non poco”…
Pedra Delicado, personaggio non inventato, ma buono a celare un falso profilo su fb, di buon intuito e certamente di buona cultura e arguta sagacia, forse come il personaggio a cui si ispira, ci sorprende ancora divenendo anche buon amministratore e conoscitore dei meandri del diritto, così risponde:
“Io ritengo, ma forse mi sbaglio, che una volta acquisiti li possa vendere, se sanabili, magari agli stessi proprietari, ma le opere insanabili e mi riferisco a quelle che insistono in zone sottoposte a vincoli di inedificabilità assoluta, giusta per fare un esempio le case costruite entro la fascia dei 150 m dalla battigia, nn penso possano essere suscettibili di alienazione… quelle andranno necessariamente demolite, a meno che nelle more, ne dubito fortemente e qualora fosse possibile, nn intervenga una soluzione a livello “politico legislativo” regionale che, con riferimento all’esempio fatto, ridisciplinando la materia, si riduca magari la distanza, tenendo conto dell’epoca di realizzazione …si darebbe così la possibilità ai proprietari di sanare l’abuso con l’effetto nn unico di rimpinguare le casse comunali, ove risultassero invece già acquisite al patrimonio o acquisite in virtù degli emanandi provvedimenti di venderle agli stessi o ad altri.
E’ innegabile che dopo trent’anni… la cosa perplime parecchio chiunque…il piatto piange.
Risposta netta e precisa che coglie il plauso anche dell’ingegner Nino Ricciardello, oggi anche opinionista con il suo “cronache marziane” che evidenzia:
“La cara e brava Pedra ha detto pressochè tutto e c’è poco da aggiungere.
Certamente andrebbe fatta una disamina caso per caso – ed io non conosco in dettaglio nemmeno una pratica – ma per grandi linee si può sostenere che gli immobili raggiunti da provvedimento di acquisizione al patrimonio comunale a meno di qualcuno che nel tempo potrebbe aver scartato la possibilità di essere sanato, sono realisticamente beni che non erano suscettibili di sanatoria ne prima ne dopo l’adozione del PRG e che al culmine di tutti gli esperimenti gudiziali nei vari gradi ed ordini di giudizio, siano giunti al redde rationem.
Per gli immobili che non ricadono in zone di vincolo di inedificabilità assoluta, una volta acquisiti la possibilità che in qualche maniera possano, a titolo oneroso, tornare nella disponibilità – sottolineo disponibilità – degli ex proprietari c’è.
Gli immobili che ricadono in zone di vincolo assoluto a rigore dovrebbero (uso un condizionale ottimista) essere demoliti a cura del comune ed a spese degli ex proprietari.
Ripeto, va vista tipologia per tipologia se non caso per caso e mi permetto sommessamente di mettere sul piatto anche l’ipotesi che tali immobili – tutti o parte – una volta acquisiti al patrimonio comunale possano anche diventare aggredibili dai creditori dell’Ente (che a quanto pare sono numerosi ed agguerriti) in tal caso entrebbe in gioco anche la normativa sulle esecuzioni e sarebbe ancora tutta un’altra storia […] – e conclude – Comunque vada sarà un gran casino……”.
Mentre un legale, Giacomo Nicolucci, aggiunge – questa volta fuori dal coro ma sulla bacheca della stessa Marino – : “per evitare la demolizione ci vuole una doppia delibera di cc., di interesse pubblico specifico di utilizzazione e di variante al prg”
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