C’è una parola che ieri, nella sala di Palazzo dei Leoni a Messina, è risuonata più forte delle altre: diritto.
Il diritto dei cittadini a essere curati. Il diritto dei bambini a nascere e crescere sani. Il diritto delle famiglie a non doversi spostare per centinaia di chilometri per ricevere un intervento salvavita.
Il nuovo piano di riorganizzazione della rete ospedaliera siciliana ha il merito, almeno, di aver acceso i riflettori su un tema che troppo spesso finisce relegato a un freddo documento tecnico: la salute pubblica non è un numero su un foglio di calcolo.
Dietro ogni reparto “tagliato” o “accorpato” ci sono persone, storie, vite.
I sindaci del Messinese ieri hanno fatto ciò che un amministratore locale deve fare: dare voce alle paure e alle speranze delle proprie comunità.
E lo hanno fatto con argomenti solidi: la Cardiochirurgia Pediatrica di Taormina è un presidio di eccellenza che ha salvato centinaia di bambini e continua a farlo, meritando tutela e non incertezza.
Gli ospedali di Barcellona, Milazzo, Patti, Lipari, Sant’Agata e Mistretta sono già messi in ginocchio da carenze strutturali e di personale: ridurne ulteriormente le risorse non è razionalizzazione, è abbandono.
Il calo demografico della Sicilia è un dato reale e innegabile, ma non può giustificare scelte che colpiscono in modo così marcato i territori più fragili. Anzi: sono proprio questi territori che hanno bisogno di un impegno maggiore, per garantire a chi resta condizioni di vita dignitose.
Il confronto continuerà in Commissione Sanità all’ARS e, più avanti, a Roma. La politica ha ancora il tempo — e il dovere — di correggere la rotta, ascoltando davvero chi ogni giorno vive i problemi e le difficoltà sul territorio.
Perché ogni scelta in materia di sanità pubblica, soprattutto in una regione come la Sicilia, deve partire da una convinzione semplice ma fondamentale: la salute non è una voce di bilancio da ridurre. È un diritto universale da difendere, sempre.
il fatto
Taormina, Barcellona, Lipari, Milazzo, Patti, Mistretta e Sant’Agata al centro del dibattito sulla riorganizzazione della sanità: «Non si penalizzino i cittadini»
Si alza un coro di voci preoccupate dal territorio messinese contro il nuovo piano di riorganizzazione della rete ospedaliera siciliana. Ieri mattina, a Palazzo dei Leoni, sede della Città Metropolitana di Messina, ben 67 sindaci della provincia, collegati in presenza o da remoto, hanno partecipato alla conferenza indetta dal sindaco metropolitano Federico Basile per discutere la proposta presentata dall’assessora regionale alla Salute, Daniela Faraoni.
Il nuovo piano, che mira a recepire le linee guida del Decreto Balduzzi e a uniformare le strutture sanitarie alla nuova distribuzione demografica dell’isola — scesa del 10% negli ultimi dieci anni — intende razionalizzare presidi, servizi e strutture intermedie, secondo la Regione, per renderli «più efficienti ed equilibrati».
Ma i sindaci del Messinese hanno espresso forti dubbi sulla sostenibilità sociale dei tagli previsti, soprattutto in un’area geograficamente complessa e già provata da carenze croniche di personale e strutture.
Tra le preoccupazioni maggiori figura la sorte della Cardiochirurgia Pediatrica di Taormina, da anni considerata un’eccellenza del Mezzogiorno e punto di riferimento per interventi salvavita su neonati e bambini affetti da rare cardiopatie congenite. Secondo la nuova bozza, il reparto verrebbe amministrativamente ricondotto all’ospedale Papardo di Messina, ma i sindaci — sostenuti da associazioni di genitori e cittadini — chiedono che la sede fisica resti a Taormina, sottolineando l’esperienza, la competenza e i risultati conseguiti dall’équipe taorminese.
Dal comprensorio tirrenico arriva poi la segnalazione della situazione ormai insostenibile tra gli ospedali di Barcellona Pozzo di Gotto e Milazzo. La chiusura del pronto soccorso a Barcellona ha causato un sovraccarico drammatico sul nosocomio “Fogliani” di Milazzo, già al limite delle capacità operative. I sindaci hanno chiesto con forza il ripristino dei servizi di emergenza a Barcellona e il potenziamento della rete dell’urgenza, comprese le stroke unit per la gestione degli ictus.
Anche i presidi di Patti, Sant’Agata di Militello, Lipari e Mistretta potrebbero subire pesanti tagli, peggiorando ulteriormente la qualità delle cure. Qui la carenza di personale medico e infermieristico è già cronica e aggravata da strutture inadeguate, con un alto rischio di desertificazione sanitaria a danno delle comunità locali.
Al termine del confronto, l’assessora Faraoni ha dichiarato:
«Prendo nota delle osservazioni, ma ricordo che la riorganizzazione è strategica e ha come obiettivo un sistema sanitario più efficiente e sostenibile. Le proposte verranno valutate e, se necessario, integrate».
Il prossimo 23 luglio, il piano sarà discusso dalla Commissione Sanità dell’ARS, dove i contributi dei territori potranno ancora essere recepiti. Dopo l’iter regionale, il documento approderà ai Ministeri competenti per il via libera definitivo.
«Il confronto di oggi è stato fondamentale — ha commentato in chiusura il sindaco metropolitano Federico Basile — per valorizzare il ruolo dei territori nella definizione delle strategie sanitarie regionali. La partecipazione attiva dei sindaci è il primo passo verso una rete sanitaria che risponda realmente alle esigenze dei cittadini, garantendo equità e accessibilità. Bisogna trovare soluzioni condivise che mettano la salute al centro delle politiche pubbliche».
Il dibattito è solo agli inizi, ma i territori chiedono a gran voce di essere ascoltati per non veder sacrificati diritti fondamentali, come quello alla salute, sull’altare della razionalizzazione.
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