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Elezioni – la “Rivoluzione Civile” di Ingroia fa tappa a Messina

 

 

E’ durata circa un’ora, ieri mattina, la visita di Antonio Ingroia a Messina. Il candidato premier di Rivoluzione Civile ha incontrato, in mattinata, la stampa ed i cittadini al Teatro Annibale Di Francia, dove ha tenuto mezzora di discorso, per poi “volare” spedito verso Siracusa, assieme al suo entourage per un’altra tappa del suo tour elettorale in vista delle prossime elezioni politiche.

L’intervento in sala del magistrato palermitano, adesso leader politico della compagine che fa capo a Rifondazione Comunista, Italia dei Valori, Comunisti Italiani e Verdi, è stato preceduto da quello di Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, che assieme a quello di Napoli, Luigi De Magistris, è uno dei suoi principali sostenitori.

Dopo Ingroia, sono intervenuti i candidati alla Camera Maurizio Torrealta, noto giornalista d’inchiesta, a suo tempo a fianco di Michele Santoro a “Samarcanda” ed attualmente caporedattore di Rainews 24, e Anna Falcone, avvocato calabrese da tempo impegnata in tante battaglie nella società civile.

Accolto da una sala gremita, sulle sempre emozionanti note di “Bella ciao”, Ingroia ha ricevuto il caloroso abbraccio dei suoi ammiratori messinesi, tra attivisti politici e semplici simpatizzanti.

I temi politici dell’incontro sono stati, ovviamente, tratti dal nutrito programma elettorale del neonato movimento, anche se, in tal senso, occorre far notare qualche elemento che deve far riflettere.

Messina, sul piano politico, sociale ed economico sta vivendo uno dei peggiori momenti della sua storia. I settori produttivi sono praticamente fermi, si registrano dati di disoccupazione impressionanti ed in tutta la città e la sua provincia la crisi si tocca con mano.

Adesso, è vero, senza alcun dubbio, che il programma di Ingroia contiene in sé tanti punti tendenti ai bisogni dei ceti medio bassi con tanta attenzione per il sociale ed il lavoro. Ma quando si fa tappa in città come Messina, della quale tutti ormai ne conoscono la storia e le realtà che la caratterizzano, non ci si può esimere dal trattare alcuni temi che riguardano le tante istanze cittadine e territoriali. In questi casi, si sa, può far bene anche un minimo cenno a chi spera ancora nella politica.

C’era, a dire il vero, sotto il palco, uno striscione “No al Ponte”, ed i movimenti cittadini a tal proposito stanno preparando la manifestazione del 16 Marzo prossimo, intrisa di significati che vanno ben oltre la “beffa” della megaopera, ma neppure una parola è stata spesa ddallo stesso Ingroia.

E’ in atto una grande battaglia contro l’elettrodotto di Terna in alcune località della costa tirrenica, che vede, tra l’altro i Verdi in prima linea, ma anche riguardo ciò, neppure un accenno. Dal 15 Dicembre scorso la cittadella fieristica è animata da iniziative che stanno cambiando il corso della storia della città, ma anche su questo nulla si è detto.

Idem per un argomento che da tre anni a Messina è come il pane quotidiano: la sicurezza del territorio dopo la tragedia del 2009.

Si notava, poi, l’assenza, nei “piani alti” della lista di candidati locali, e questo, si sa, fa la differenza, eccome. Ma l’argomento merita un’analisi a parte.

I programmi, tra l’altro sensati ed importanti come quelli di Rivoluzione Civile, si possono leggere su internet, ed ascoltarli da voci autorevoli come quelle di Ingroia e Orlando fa sicuramente un grande effetto, ma le persone che si confrontano con le tante realtà quotidiane della propria terra, avrebbero bisogno di attenzione da parte di chi si propone a rappresentarli.

Mancanza di “collante” e/o comunicazione tra la leadership del movimento e la base? Può darsi. Mancanza di esperienza politica e tempo limitato da parte di Ingroia? Ancora più probabile.

Sarà per un’altra volta, anche perché lo stimato ex P.M. antimafia ha promesso al candidato sindaco Renato Accorinti che verrà a trovarlo nel corso della sua campagna elettorale per le prossime amministrative del 26 e 27 Maggio. Ottima idea.

Ma andiamo a qualche passaggio degli interventi.

Orlando spiega come sia stato possibile, in così poco tempo, mettere insieme ben sette personaggi “uno più complicato dell’altro” come Ingroia, De Magistris, Di Pietro, Diliberto, Ferreo e Bonelli: “La realtà vera – dice Orlando – è che Rivoluzione Civile non nasce oggi, ma esisteva già, perché la sua nascita era iniziata nel terribile 2001, quando in Sicilia Cuffaro, e nel resto d’Italia Berlusconi, ci hanno fatto vergognare d’essere siciliani e italiani. Dal no al berlusconismo siamo così passati al no al montismo. In così poco tempo siamo quindi riusciti ad esprimere Rivoluzione Civile, che non è una proposta elettorale, bensì un progetto politico, perché all’indomani del 25 Febbraio nessuno di noi sarà più come prima, perché si tratta di un movimento che dice ai cittadini che è possibile mettere insieme la società civile e la buona politica”.

Il sindaco di Palermo, passa dunque a chiarire alcuni aspetti del movimento su cui si è detto tanto, distinguendo, a seconda dei casi, le proposte dal dissenso. “Diciamo sì all’Europa, ma no alle sue banche delle speculazioni finanziarie. Sì al lavoro e no al precariato e al reclutamento per cooptazione di casta. Sì all’impresa, ma no al pizzo della mafia e alle tangenti delle caste. Sì alla scuola, e per questo diciamo no ai tagli alla scuola pubblica ed a questa sua mortificazione. Siamo per la legalità e contro ogni forma di impunità ed i tagli in danno alle forze dell’ordine. Siamo per la legalità quando scopri che con la prescrizione breve ed il processo lungo nelle carceri ci stanno solo i disgraziati e coloro che non possono permettersi qualcuno che sappia compilare un modulo per il permesso di soggiorno o difendere le loro cause perché siano cittadini come noi”.

Passa, quindi, alle accuse ai concorrenti politici: “Il PD, dopo aver dato tanta fiducia a Monti, adesso scopre che il professore gioca in proprio una partita che ha concordato con D’Alema e con l’apparato burocratico dello stesso PD, perché il giorno dopo le elezioni, intendono andare insieme”. E spiega una delle ragioni del suo movimento, con un gioco di parole: “Avendo ad esempio Ingroia, siamo per la legalità del diritto, ma anche per la legalità dei diritti, perché troppe volte in questo Paese con Berlusconi e Monti i diritti sono stati mortificati col diritto, ossia con la legge”.

E come Paese straniero prende ad esempio la Germania, la quale, con le scelte che sono state fatte, dice “ha dimostrato che è possibile coniugare rigore, sviluppo economico ed equità sociale” ed indica Berlusconi prima e Monti poi, come responsabili dei risultati italiani che indicano tutto l’opposto.

“Con il berlusconismo ed il montismo – rincalza Orlando – il denaro è diventato il dio maggiore. L’importante è essere ricchi. In questo caso non c’è differenza tra una stalla di un mafioso di Corleone e un salotto finanziario di Milano”. Stigmatizza, quindi, chi danneggia la produzione ed il lavoro a vantaggio della produzione di denaro fine a se stessa e le “scellerate privatizzazioni di rapina che hanno consegnato nelle mani di pochi il patrimonio di tutti”. E conclude con un’analisi politica per cui la storia gli dà ampia ragione: “Secondo i conti fatti a suo tempo da qualcuno, Luigi De Magistris non sarebbe mai diventato sindaco di Napoli ed il sottoscritto non lo sarebbe diventato di Palermo. La verità è che c’è qualcuno che non capisce che al di là dei sondaggi fatti tra quattro amici, esiste un popolo italiano che vuole cambiare”.

A proposito di sondaggi, già salendo le scale che conducono alla sala, Antonio Ingroia ne aveva da dire: “Sono fatti per orientare l’opinione pubblica, non per informarla. I cittadini comunque sanno d’avere sempre a loro fianco Rivoluzione Civile”.

E dunque sul palco: “Altro che sondaggi. Sto girando l’Italia e sto incontrando tante persone perbene, oneste e indignate contro il sistema dei partiti e la classe politica che pensa ad ingrassare. Sento che questo popolo di italiani aumenta sempre di più, diventando sempre più partecipe ed appassionato”.

E parla di sé: “Ho fatto una scelta che mi è costata. Il mio lavoro mi piaceva – dice – e ho capito che era giunto il momento di impegnarsi. Occorreva fare una scelta di campo e schierarsi di fronte ad una politica che dimentica e mortifica i diritti dei cittadini, che tiene stretto il potere e non vuole dare nulla ai cittadini. Questi, adesso, vogliono cambiare pagina”.

Passa, quindi, a parlare di illegalità, campo che conosce meglio di chiunque altro: “Un magistrato serio come il presidente della Corte dei Conti, ha definito la corruzione come sistemica, cioè che si è fatta sistema dentro la nostra economia. Noi dobbiamo rompere questo sistema di mafie, di politiche, di caste, di cricche per dare ai cittadini uno strumento per affermare i loro diritti. Questo è il senso di Rivoluzione Civile. Dobbiamo entrare ed espugnare il fortino dei potenti. Questa crisi, che è finanziaria, politica, e soprattutto etico – morale, ha annientato l’anima del Paese”.

E fa un passo indietro, tornando a qualche mese fa: “Per questo ho capito che ci voleva una buona politica. Noi magistrati da soli non ce la possiamo fare…La magistratura non fa le rivoluzioni, quelle le fa la gente, i cittadini, con una nuova politica che venga dal basso.”

Come Orlando, anch’egli attacca gli avversari politici con i loro apparati, insistendo su un argomento già trattato: “Questa faccenda dei sondaggi è significativa. Li stanno manipolando per far credere che andare a votare è inutile perché i giochi sono già fatti. Non è un caso – prosegue – che Bersani e Berlusconi parlino la stessa lingua. Stanno dicendo la stessa cosa sul voto utile facendosi le campagne elettorali a vicenda”.

Fa, così, un appello ai presenti: “Non lasciatevi ingannare, la nostra arma più forte è l’onestà e la fiducia degli elettori consapevoli che le cose possano cambiare”.

Interessante, poi, l’analisi sulle possibilità di Berlusconi: “Benché Bersani, cercando di truccare le carte, lo presenti ancora come uno spettro per gli elettori, io non vedo alcun pericolo all’orizzonte. E’ politicamente finito”.

E indica il prossimo da cui guardarsi: “Il pericolo principale adesso si chiama Mario Monti, perché ha le mani pulite ma non libere. Egli è un uomo a servizio dell’alta finanza internazionale”.

Pertanto fa virare l’argomento verso la crisi economica, ponendosi delle domande e dandosi delle risposte: “Si dice che l’Italia sia un Paese impoverito e che bisogna stringere la cinghia producendo tasse, precariato e sacrifici. Ma siamo sicuri che è proprio così povero? O ci sono delle ricchezze nascoste che dimostrano come l’economia reale sia un’altra cosa rispetto a quella ufficiale? Io credo che sia corretta la seconda ipotesi”.

Provvede, allora, a fare un po’ il ragioniere, indicando dove recuperare i soldi: “120 miliardi di mancato gettito fiscale, più 60 dalla corruzione e 200 dalle mafie, fanno 400 miliardi di euro, che equivale ad un quinto dell’intero debito pubblico”.

E siamo alla proposta boom del suo programma: “Individuare e confiscare i patrimoni provenienti dalla corruzione e dall’evasione fiscale, così come si fa con quelli della mafia”.

Dopo aver accennato ad altri risparmi, tra cui le spese militari, ecco l’interessante seconda proposta per far ripartire l’economia: “Ogni anno la BCE eroga un prestito all’1 per cento che in Italia viene gestito interamente dal sistema bancario privato e trasformato in BOT. Soltanto una parte viene poi distribuito a disposizione delle famiglie al tasso del 9-10 per cento. A questo punto la nostra proposta è la creazione di un istituto pubblico di credito a medio e lungo termine che per legge deve intrattenere una quota significativa di questo fiume di denaro, con l’obbligo di rimetterlo immediatamente nel circuito finanziario ad un tasso del 2 per cento a disposizione delle imprese che ne abbiano i requisiti. Dovranno essere progetti imprenditoriali di rilancio dell’economia, a condizione che rispettino i diritti dei lavoratori, con un piano d’occupazione nel mezzogiorno e con l’impegno tassativo dell’azienda di non trasferire altrove l’attività produttiva”.

Chiude, quindi, lanciando ancora forti critiche a Monti: “Non credo che un esperto come lui non abbia mai pensato ad una cosa simile. Non può attuarla soltanto perché non è libero, ha le mani legate agli interessi dell’alta finanza.”

Ed ecco l’ultima, ad effetto: “Ha finanziato con 3 miliardi e novecento milioni di euro il Monte dei Paschi di Siena, togliendo i soldi di tasca agli italiani. Si è trattato, infatti, della somma esatta proveniente dalle entrate dell’IMU”.

Ma come se non bastasse, la medesima cifra coincide con un ulteriore caso: “E’ anche la stessa somma negata dal Governo ai terremotati dell’Emilia Romagna”.

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