Basso non aveva la possibilità di inquinare le prove. Ogni atto, oggetto dell’inchiesta a suo carico, era stato sequestrato e comunque documentato dagli investigatori.
Per Basso non c’era il pericolo di fuga nè poteva reiterare il reato (se questo c’era).
Per il Gup del Tribunale di Messina – è chiaro – non vi erano esigenze cautelari tali da disporne l’arresto ai domiciliari.
Eppure nessuno si è posto la domanda su cosa fare, nel rispetto della legalità, di Enzo Basso nelle sue lunghe 178 giornate, trascorse da recluso in casa a fumar sigarette, reo di essere coinvolto in una inchiesta sulla gestione economico-finanziaria della società editrice di “Centonove” che lui si dice pronto a smonatre pezzo per pezzo, teorema su teorema, fattura su fattura.
Una storia anche questa tutta da vedere, da rileggere, da vagliare e valutare perchè l’abbaglio giuridico è dietro l’angolo.
Se ne discuterà durante la prossima prima udienza al Tribunale di Messina, il 19 luglio.
Qui lui ed altri andranno in giudizio per un’ipotesi di bancarotta fraudolenta, falso in bilancio e frode fiscale, se non avverrà qualche colpo di scena, legato anche all’affaire della “firma falsa”. Quella apposta sul verbale dell’interrogatorio di garanzia, che prima, al suo avvio era solo quello verso una persona informata sui fatti, ma invitata a presentarsi con il suo legale.
Avvocato che prima c’era, poi, in quanto l’interrogatorio non era stato programmato, andò via, mentre il giornalista, continua a essere interrogato ormai senza la presenza del suo legale.
Alla fine dell’interrogatorio in calce al verbale vi sarebbe apposta la firma di Basso. Lui la disconosce. E questa sarebbe falsa, come certificato da un perito.
Di certa un verbale non può essere parzialmente nullo.
Strano caso sotto mille aspetti quello di Enzo Basso, zeppo di anomalie, pieno di odori di quella Messina che sapeva bacchettare dalla pagine del suo giornale. Una città che nei suoi piani alti e ovattati, non dimentica, che ama vendicarsi, che sa come eliminare chi è scomodo e non allineato.
Chissà cosa “Centonove” avrebbe scrittoi di questa campagna elettorale, quelle per le future amministrative, o della precedente per le Regionali, o sui protagonisti delle Politiche.
Forse anche lì sta la chiave di lettura del voler azzittire un foglio, che prima di diventare, nella mente di Basso uno star up innovativa, era un esempio di libertà d’espressione. magari non condividibile.
Una linea editoria non per forza si deve condividere. Ma era una voce diversa, alternativa, forte e chiara, – tra le poche – in una città spesso troppo dormiente e assopita.
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